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«La Pac riconosca che non c'è presidio del territorio senza attività agricola»

Gasparini (Confagricoltura Piacenza): «No alla rinazionalizzazione e basta con le norme che uccidono le imprese agricole»

Confagricoltura Piacenza plaude alla riuscita a Strasburgo dell’evento, del 3 ottobre, dell’Alleanza delle Regioni Agricole costituitasi per dire no alla rinazionalizzazione della Pac, ai i tagli del budget della politica agricola e per rivendicare il ruolo delle Regioni nella definizione e gestione di misure vicine alle esigenze locali dei territori. Molti parlamentari hanno partecipato all’evento, organizzato insieme agli Onorevoli Paolo De Castro, Michel Dantin e Clara Aguilera, garantendo il supporto alle posizioni espresse dalle 11 Regioni che hanno dato vita all’Alleanza trasversale ai Paesi ed agli orientamenti politici, che si sta già allargando ad altre. “Ringraziamo l’Assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli – commenta Filippo Gasparini – perché porta in Europa le esigenze del territorio. La proposta della Commissione prevede una sensibile riduzione delle risorse per l’agricoltura, un taglio a prezzi correnti di circa il 4% sul primo pilastro (premio unico Pac) e di circa il 15% sul secondo pilastro (Psr), che ci vede fermamente contrari, come peraltro abbiamo evidenziato a tutti i livelli. Ci preoccupa poi l’ipotesi di rinazionalizzazione, così come posta, perché porterebbe ad applicazioni difformi nei vari Paesi membri con un impatto per noi particolarmente negativo. Prima di tutto, perché siamo sempre stati rigorosi a interpretare nel modo a noi più sfavorevole le direttive comunitarie complicandoci con norme applicative particolarmente rigide, in secondo luogo, perché, per come è impostato lo Stato italiano, le competenze in agricoltura sono demandate alle Regioni e questo nuovo assetto non farebbe che introdurre ulteriori discrepanze nell’interpretazione e nell’applicazione da parte di quest’ultime”. Confagricoltura Piacenza sottoscrive quanto più volte espresso anche da Confagricoltura Nazionale e ritiene condivisibile che tra le priorità ci siano la semplificazione, meno burocrazia e più incentivi per affrontare le sfide emergenti.  “In questa fase in cui alla Commissione vengono chieste le modifiche ai testi regolamentari – sottolinea Gasparini -  torniamo inoltre a ribadire che l’agricoltura non può più tollerare misure che strizzano l’occhio all’ambientalismo e non tengono in dovuto conto l’ambiente. Sarò più chiaro: non sono sostenibili costi di misure ambientali e di benessere animale di nulla efficacia e annoverate come obblighi cogenti. Siamo contrari al fatto che si continui ad alzare l’asticella degli obblighi ambientali e di benessere animale, che per le aziende sono costi certi, senza che il mercato e la politica siano disponibili a riconoscerli con un surplus, oltretutto anche in considerazione del fatto che non sussistono evidenze scientifiche dell’impatto negativo apportato dalla nostra agricoltura e dai nostri allevamenti  mentre, per contro, ciò che produciamo è sano e sostenibile, come i necessari controlli attestano, e le nostre eccellenze sono invidiate e apprezzate da tutto il mondo”.  Secondo le proposte in fase di discussione gli Stati membri potranno adottare un sostegno volontario per il clima e l’ambiente (regimi ecologici) tramite un pagamento annuale per ettaro agli agricoltori che si impegnano volontariamente a osservare determinate pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Gli Stati membri definiranno le condizioni di accesso ai “regimi ecologici” nei loro piani strategici sulla Pac; in altre parole, saranno gli Stati Membri a definire l’elenco delle pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Gli impegni assunti dai beneficiari dovranno andare al di là delle norme obbligatorie stabilite per la condizionalità, nonché altri pertinenti requisiti obbligatori stabiliti dalle autorità nazionali. “Non ci sarà più il greening rivelatosi strumento inefficace, se ci avessero ascoltato avrebbero evitato questa costosa sperimentazione – ricorda Gasparini – peccato che diversi adempimenti annoverati nel greening e oggi agganciati a sistemi di primalità, rischiano di divenire cogenti. Sussiste poi il rischio che ciascun Paese determini quali pratiche rientrano nelle misure agroambientali. Le cronache recenti riportano come esempio di sostenibilità ambientale un allevamento costruito sul mare in Olanda, altamente intensivo e autosufficiente. Una concezione che tutto sommato può anche trovarci d’accordo, ma che stride con l’approccio tipicamente nord Europeo a favore dei pascoli e dell’agricoltura estensiva fino a ieri indicata quale esempio dalle lobby ambientaliste. Insomma – conclude Gasparini – la sensazione è che con questo approccio si aumenti l’aleatorietà delle decisioni a tutto discapito dell’agricoltura moderna, tecnologica e produttiva, oltretutto agevolando distorsioni di mercato tra i Paesi membri. Per contro, non vogliamo una Pac europea pennellata di ambientalismo vecchio stile che ci ponga fuori competizione rispetto alle altre agricolture evolute del pianeta. Venendo a noi, in un Paese in cui mancano le risorse per manutenere le infrastrutture bisogna tornare ai fondamentali per poter guardare al futuro. La perdita di competitività – rimarca Gasparini – di questi onerosi obblighi, mina la sostenibilità, termine che presuppone la sostenibilità economica, delle aziende agricole. Se le aziende agricole chiudono l’ambiente viene lasciato a se stesso e viene meno il presidio del territorio, senza considerare i danni economici per tutta la filiera agroalimentare che vengono così provocati minando le fondamenta di un sistema agricolo che, oltretutto, è sano e virtuoso”.

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