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Agricoltura

«La politica dia risposte immediate o le aziende chiudono»

La valutazione decisa e pure amareggiata sull’annata agraria da poco conclusa del presidente della Cia, Fabio Girometta

«L’annata agraria si è chiusa positivamente, nonostante tutto, ma se si desidera che le aziende non smettano di produrre, occorre, anzi è necessario che la politica e le istituzioni diano con sollecitudine risposte precise. Fatti, non parole e sterili dichiarazioni d’intenti. E mi riferisco principalmente ai problemi collegati all’approvvigionamento idrico, alla necessità di avere subito invasi e riserve a disposizione. In caso contrario produzioni di pregio, come il pomodoro da industria, subiranno una drastica riduzione perché quest’anno di fatto i costi hanno pareggiato, se non superato, i ricavi. E questo per degli imprenditori che creano lavoro e reddito non è tollerabile». Una valutazione decisa e pure amareggiata, sull’annata agraria da poco conclusa, quella del presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Piacenza Fabio Girometta.

«La situazione – ribadisce - non è più sostenibile. Questo aggettivo utilizzato ormai a volte anche a sproposito per ogni situazione, analisi o prospettive di mercato, evidentemente non si applica, in prospettiva, al reddito degli imprenditori agricoli alle prese con costi produttivi lievitati oltre ogni previsione. E non mi riferisco solo al problema dell’acqua, ma anche al costo del carburante, strettamente collegato all’irrigazione ed al lavoro nei campi. Se siamo sopravvissuti ad una siccità epocale, lo dobbiamo sia all’avanzata tecnologia utilizzata, che pur ha dei costi, come a strutture che sono state realizzate (per fortuna) 100 anni fa e che sono ancora fondamentali. E queste dighe sono state costruite su corsi d’acqua minori!».

«Le bollette dovute al Consorzio di Bonifica per i prelievi sono triplicati, così come per coloro che hanno dovuto attingere con le pompe ai pozzi. Per di più se oggi a metà novembre è caduto il 50% in meno di pioggia, proviamo un po’ ad ipotizzare che ne sarà di fiumi come il Trebbia o il Po quando dovremmo cominciare di nuovo ad irrigare! Per questo sostengo, come del resto tutto il nostro settore in modo univoco, che le soluzioni vanno date subito; immediatamente bisogna prendere decisioni per gli invasi, con studi di fattibilità ed avviamento dei lavori. Le dichiarazioni di intenti non servono più, ne abbiamo ascoltate già troppe, ne possiamo continuare ad essere bloccati da un vetero e sterile ambientalismo che dice aprioristicamente di no ad ogni innovazione».

«Quello stesso vano e acritico diniego a ogni forma di contenimento dell’acqua, vale pure per la fauna selvatica, un vero e proprio dramma per collina e montagna, con le coltivazioni continuamente danneggiate in territori dove lo spopolamento è in costante aumento; e poi si pretenderebbe che le popolazioni non abbandonino queste zone, dove oltre a mancare le indispensabili strutture sociali, è divenuto sempre più problematico coltivare».

«Certo taluni settori - prosegue Girometta - hanno avuto riscontri più favorevoli come quello zootecnico con prezzi sostenuti per latte e formaggio ma anche qui i costi dei mangimi e dell’energia hanno eroso non di poco gli utili, abbastanza bene il settore vitivinicolo con produzioni limitate, ma di buona qualità; il mercato appare  favorevole per chi vinifica e vende direttamente, meno per chi si limita a produrre».

«Insomma - conclude Girometta - servono subito sgravi fiscali (e duraturi) per il costo del carburante, ovvero sulle accise, per non essere penalizzati con la concorrenza straniera così come sono impellenti azioni rapide per i problemi idrici, pena la perdita di un patrimonio di qualità dell’agroalimentare che tutto il mondo ci invidia. Inevitabilmente gli agricoltori per sopravvivere dovranno tagliare al massimo i costi, “dirottando” i piani di programmazione aziendale su coltivazioni di minor pregio e costo, ma oggi paradossalmente più remunerative, proprio perché necessitano di minori investimenti».

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