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Gilda Parma e Piacenza

La richiesta a parlamentari e candidati: «Non votare il decreto-legge Pnrr2»

«Contro le norme in questione - scrive il sindacato - gli insegnanti hanno scioperato in massa, partecipazione che dovrebbe far riflettere le parti politiche che, anche a Parma e Piacenza, chiedono il voto a migliaia di docenti e alle loro famiglie»

«Non votare il decreto-legge Pnrr2». A chiederlo a parlamentari e candidati la Gilda degli insegnanti di Parma e Piacenza. «I parlamentari che in questi giorni sono impegnati sul nostro territorio nelle iniziative tese a raccogliere voti per i loro partiti sono pubblicamente invitati a non votare il decreto-legge 36/20, anche se ciò dovesse essere difforme dalle indicazioni dei loro capi, a meno che il testo non venga positivamente emendato nelle parti che riguardano i docenti. Ai candidati consiglieri rivolgiamo l’invito a sensibilizzare i responsabili dei loro partiti affinché correggano il decreto che dovrà essere approvato, pena la decadenza, entro il 29 giugno. «Contro le norme in questione - prosegue la nota - gli insegnanti italiani hanno scioperato in massa il 30 maggio, partecipazione che dovrebbe far riflettere le parti politiche che, anche a Parma e Piacenza, chiedono il voto a migliaia di docenti e alle loro famiglie. La Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, tramite il proprio coordinatore Salvatore Pizzo, ricorda che si tratta di un provvedimento inaccettabile nel metodo e nel merito, umilia la categoria, il Ministero dell’Istruzione e il Parlamento che viene esautorato delle sue funzioni istituzionali. Non c’è stata alcuna discussione, alcun confronto né con i sindacati rappresentativi, né in sede parlamentare, le norme relative alla scuola sono finite nel minestrone del Pnrr».

«Questo metodo - sottolineano - deve indurre a una riflessione, perché non è concepibile che si calpestino così le regole della vita politica nel nostro Paese. Si vuole ulteriormente appesantire la procedura di reclutamento degli insegnanti: oltre alla laurea magistrale della durata di 5 anni, per ottenere l’abilitazione il legislatore prevede l’acquisizione di 60 Cfu, che impegnano un altro anno, a cui si aggiunge l’anno di prova rafforzato. Inoltre, si aumentano le incombenze dei docenti senza retribuirle e imponendo una formazione di Stato affidata a persone che non sono insegnanti, in contrasto con la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione, ciò a fronte di aumenti stipendiali risibili non uguali per tutti, decisi discrezionalmente a livello locale e per giunta riservati solo ad alcuni. I partiti coinvolti se vogliono il voto dei docenti devono meritarlo!»

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