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Economia

«La salute del suolo, fondamentale per tutelare la biodiversità e tutto l’ambiente»

La Giornata mondiale del suolo celebrata oggi è stata decisa dalla Fao per ricordare l'importanza della diversità dei suoli per i sistemi agroalimentari

La Giornata mondiale del suolo celebrata oggi è stata decisa dalla Fao per ricordare l'importanza della diversità dei suoli per i sistemi agroalimentari. Il tema di quest'anno è "Manteniamo il suolo vivo, proteggiamo la biodiversità del suolo" per sensibilizzare sull'importanza della diversità degli organismi presenti nel suolo per la maggior parte dei servizi eco- sistemici terrestri.
I suoli sono indispensabili per la vita sulla terra quindi proteggerli è fondamentale per garantire il futuro dei sistemi agroalimentari; se è vero che si registra nel mondo una crescente consapevolezza del valore della biodiversità per la sicurezza alimentare e la nutrizione, in particolare per quella di superficie, ovvero piante ed animali, non si può dire altrettanto per la biodiversità che si trova sotto i nostri piedi, vale a dire la biodiversità del suolo. Per questo- secondo la Fao-la ricorrenza è un'occasione per sottolineare questo aspetto, dando una soluzione naturale a molti dei problemi che l'umanità deve affrontare e mettendo in luce le iniziative che mirano a preservare e proteggere questo bene. 

Il suolo è infatti un elemento essenziale degli ecosistemi: una sua qualsiasi alterazione può ripercuotersi non solo sulla sua capacità produttiva, ma anche sulla qualità dell’acqua che beviamo e dei prodotti agricoli di cui ci nutriamo. Per questo crescono le sfide nella gestione del suolo, con l'obiettivo di contrastare la perdita di biodiversità, ridurre il consumo di suolo, aumentare la consapevolezza della necessità di impegnarsi per migliorare la salute del suolo.

Ovvio che una ricorrenza del genere non poteva non coinvolgere la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica di Piacenza impegnata da sempre in prima linea per la conoscenza scientifica del nostro eco-sistema e per il progresso sostenibile della nostra agricoltura. Lo ha fatto con tre seminari dedicati, il primo con il prof. Edoardo Puglisi, professore associato di Microbiologia Agraria, dal titolo “La biodiversità del suolo: un fantastilione di motivi per conoscerla e tutelarla”; il secondo con il prof. Luigi Lucini, professore associato di Chimica Agraria, con la presentazione dal titolo. «La rizosfera ed i processi di essudazione radicale»; infine la professoressa Lucrezia Lamastra, professore associato di Chimica Agraria ha chiuso gli interventi con “Tutti giù per terra! Come misurare l’impatto dell’agricoltura sul suolo”.

«Spesso- ha detto Puglisi- si pensa al suolo come ad un substrato inerte dove le colture agrarie crescono grazie ad opportuni dosaggi di fertilizzanti e prodotti per la difesa delle piante. La realtà è molto distante: il suolo è infatti l’ambiente che ospita in assoluto il più alto numero di microorganismi. In un singolo grammo di suolo si trovano infatti miliardi di cellule di batteri e funghi, appartenenti a milioni di specie differenti. Questa ricchezza biologica non si trova chiaramente lì per caso, ma contribuisce alla larga parte dei servizi produttivi ecosistemi e sociali che il suolo svolge. La povertà del terreno, la deficienza di micronutrienti è legata al suolo. I microrganismi decompongono le sostanze, fissano l’azoto atmosferico. Il suolo è minacciato dalla cementificazione, dalla desertificazione, dall’erosione,  dalle cattive pratiche agricole».

«Oggi- ha ricordato Puglisi- abbiamo a disposizione i biostimolanti che aiutano le piante a nutrirsi e combattono i patogeni e quindi riducono l’uso di fitofarmaci. Rendono la pianta anche meno suscettibile agli insetti, una sorta di “vaccinazione” che stimola la produzione di sostanze che li allontano».

I microrganismi dunque sono fondamentali per la fertilità. «Lo dimostrano le prove condotte su numerose colture, come il mais, per esempio. Insomma questi minuscoli abitanti della terra possano aiutarci a sviluppare un’agricoltura più sostenibile ed a minore impatto ambientale».

Lucini ha spiegato che la rizosfera è quella porzione di suolo, a ridosso dell’apparato radicale, direttamente influenzata dall’attività delle radici della pianta. In quest’area la pianta attivamente rilascia (essuda) molecole chimiche, con lo scopo di migliorare l’efficienza d’uso dell’acqua, la disponibilità dei nutrienti e/o per attrarre microrganismi coi quali instaurare una simbiosi. Nella rizosfera i processi biologici e biochimici sono differenti dal resto del suolo, le molecole presenti sono fortemente influenzate dall’interazione pianta-suolo-microrganismi, e la stabilità degli aggregati del suolo è caratteristica. 

Queste peculiarità creano un ambiente definito nel quale la diversità microbica e la crescita della pianta trovano un equilibrio fondamentale per entrambi. Conoscere questi processi aiuta a produrre in modo sostenibile, a mitigare gli stress della pianta ed è un aiuto a fronteggiare i cambiamenti climatici. Insomma con il suolo mangiamo, visto che il 95% del cibo arriva dalla terra e dal suolo abbiamo anche una miglior qualità dell’aria”.

Infine la professoressa Lamastra: «La sostenibilità agro-ambientale può essere valutata attraverso diversi metodi caratterizzati da diversa precisione e applicabilità. Il Life Cycle Assessment (LCA, analisi del ciclo di vita) è un metodo che permette di valutare gli effetti ambientali di un qualsiasi processo produttivo “dalla culla alla tomba”, ossia a partire dalla produzione delle materie prime utilizzate sino all’utilizzo finale del prodotto,  esprimendoli attraverso diverse categorie di impatto. Alcune di queste categorie di impatto permettono di valutare gli effetti del sistema agricolo e dei suoi prodotti anche in termini di impatto sulla risorsa suolo».

Ha ricordato che oggi ci sono quasi otto miliardi di abitanti sulla terra da nutrire; «Dobbiamo quindi essere attentissimi all’uso delle risorse implementando quelle rinnovabili e puntando alla sostenibilità. Nonostante ciò in Italia vengono cementificati 14 ettari al giorno! Bisogna ripensare all’uso delle risorse e ad una mirata tutela del nostro suolo fertile».

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