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Martedì, 16 Aprile 2024
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Redazione

La vera emergenza politica in Italia è... la politica

Esperti hanno messo in luce il nesso causale che gli indicatori del livello di corruzione di un Paese esercitano sull'assenza di crescita, la dimensione fuori controllo del debito pubblico, la presenza di aree di povertà e sottosviluppo

Ormai siamo un Paese abituato alle emergenze. La prima grande emergenza è, ovviamente, la crisi in cui ci stiamo dibattendo da anni. Iniziata nel 2007 in America con la crisi dei “subprime”, causata, non dimentichiamolo, dalla “deregulation” finanziaria di impostazione ultraliberista e degenerata in crisi economica e recessione, poi in crisi del debito pubblico. Ed è proprio per l’esigenza imprescindibile di controllo del debito pubblico che il nostro Paese sta attraversando una fase di terribili sacrifici e tagli.

Come è noto, a mettere in atto le politiche economiche di controllo del debito pubblico è stato chiamato un Governo tecnico. Già questo fatto costituisce un’implicita ammissione di incapacità della classe politica, che, per la seconda volta in vent’anni (dopo il Governo Ciampi del 1992) è stata costretta a cercare all’esterno le risorse umane necessarie per affrontare le emergenze economiche.  Ma qui sta la difficoltà del “caso Italia”. Il problema della corruzione e dell’incapacità della politica di darsi regole credibili è uno dei problemi principe. Come ho avuto modo di affermare in tempi non sospetti in altri articoli (prima dello scatenarsi del caso della Regione Lazio per il centrodestra e, prima ancora, del caso Lusi per il centrosinistra), la corruzione ha un costo molto forte anche in termini di mancata crescita economica, di efficienza del settore pubblico di vessazioni imposte agli imprenditori e agli operatori che dovrebbero creare posti di lavoro: in altre parole, la corruzione è un forte ostacolo allo sviluppo economico.

Un importante saggio in lingua italiana, pubblicato ormai da diversi anni, ma tuttora drammaticamente attuale, è “La corruzione costa” (2005, editrice “Vita e Pensiero”) di Marco Arnone (un amico e brillante economista prematuramente scomparso lo scorso settembre) e Ileni Iliopulos, che mostra, con una grande ricchezza di dati internazionali e di analisi statistiche, quanto sia forte il nesso causale che gli indicatori del livello di corruzione di un Paese esercitano sull’assenza di crescita, la dimensione fuori controllo del debito pubblico, la presenza di aree di povertà e sottosviluppo. La corruzione è anche strettamente legata all’incapacità dei due maggiori partiti politici di “aprirsi” all’inserimento di “persone normali” (volutamente non uso l’espressione trita e ritrita di “società civile”) nei posti guida.

Questo si traduce in incompiutezza della democrazia, ossia incapacità dei due principali partiti di esercitare il ruolo di rappresentanza (anche nelle scelte economiche) delle forze sociali presenti nel Paese.  Una delle vere emergenze del nostro Paese è l’esigenza di norme forti contro la corruzione, che restituiscano alla magistratura almeno i poteri che hanno i magistrati statunitensi e britannici nel combattere il malaffare. Il problema è che a dover votare le norme contro la corruzione della politica sono gli stessi rappresentanti della politica… Uscire dall’impasse sarebbe anche possibile. Ma occorrerebbero degli statisti di grande spessore e rigore morale. Non molto facili da trovare di questi tempi…

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