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Economia

Latte, l'accordo lombardo rassicura, ma non soddisfa

Le organizzazioni professionali lombarde hanno sottoscritto con Italatte l'accordo per la cessione del prezzo del latte. Filippo Gasparini (Confagri Piacenza): «Parigi punta sulle op locali, è la linea migliore»

Le Organizzazioni professionali lombarde hanno sottoscritto con Italatte, società del Gruppo Lactalis Italia, l’accordo per la cessione del prezzo del latte che, per i prossimi quattro mesi, sarà di 38 centesimi al litro (36 per le consegne di aprile-maggio, ma con un prezzo medio per i primi nove mesi dell’anno di 38,46 centesimi al litro). In Lombardia si produce il 40% del latte italiano. L’accordo, pertanto, non potrà che giocare per i prossimi mesi un ruolo di riferimento e di stabilizzazione delle quotazioni.

Sull’opportunità della scelta è scettica, e non è certo una novità, Confagricoltura Piacenza che tuttavia condivide le considerazioni espresse a livello nazionale. In uno scenario economico caratterizzato da volatilità, instabilità e senza un prezzo di riferimento - osserva Confagricoltura - una parte del mondo produttivo aveva bisogno di un segnale preciso. Si auspica che il miglioramento della situazione commerciale possa favorire l’avvio di rinnovati rapporti con Lactalis, leader italiano nei formaggi freschi.

«In queste ultime settimane – commenta Filippo Gasparini, Presidente della Sezione Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza – abbiamo assistito ad una ripresa della domanda di latte.  Non si parlava certo d’accordi nei mesi scorsi quando la collocazione era più difficoltosa. Il mercato, domanda e offerta dei quantitativi prodotti, anche a fronte della volatilità dei prezzi è comunque piuttosto rigido e reagisce, esasperando le variazioni produttive in termini di prezzo. E’ vero che nei mesi scorsi si è prodotto latte in più, ma la quota nazionale non è comunque stata superata, eppure sembrava che dovessimo fronteggiare un enorme eccesso d’offerta. In quel periodo le associazioni di produttori hanno giocato un ruolo importante nella collocazione del prodotto in eccesso. Ora, a fronte dei primi caldi, cala la produzione ed il mercato torna tonico.  In questo frangente anche i grandi gruppi si dimostrano più accondiscendenti. L’accordo di per sé non è male anche se forse, senza di esso – sottolinea Gasparini - chi già è in grado di aggregare l’offerta oggi potrebbe spuntare qualche centesimo in più. Ma la questione va vista in prospettiva.  Varato il “pacchetto latte” a livello europeo, stiamo rischiando di declinarlo all’italiana, mentre merita una riflessione l’approccio dei giovani agricoltori francesi, che pienamente condivido e delle istituzioni d’oltralpe, evidenziato anche dalle pagine di Agrisole».

Il governo francese ha, infatti, varato un decreto ministeriale alla fine d’aprile che fissa i requisiti per il riconoscimento delle Organizzazioni di produttori di latte bovino: almeno 200 soci e 60 milioni di litri di latte, soglie che si riducono a 25 allevatori e sette milioni di litri se la materia prima è destinata a produzioni che si fregiano di marchi di qualità.  L’associazione dei giovani agricoltori francesi, per prima, ma è poi stata seguita da diverse altre, ha invitato ad aderire alle Op dei rispettivi bacini produttivi indipendentemente dalle organizzazioni professionali agricole di appartenenza. Obiettivo: avere una sola Op per ogni industria di trasformazione. «Negoziare il prezzo del latte è una questione economica, non sindacale – conclude Gasparini – per questo i risultati migliori si otterranno se sosterremo la forza economica dei produttori attraverso l’aggregazione. E’ nell’agevolare e veicolare questo processo che il sindacato riveste un ruolo prioritario».

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