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Latte: nuove opportunità e responsabilità per la cooperazione nel dopo quote

Previsto un aumento della produzione, che nel 2023 potrebbe raggiungere i 150 milioni di tonnellate. «Occorre aumentare la competitività dell’intera filiera puntando alla valorizzazione delle eccellenze italiane»

L’abolizione delle quote latte, prevista per il 1° aprile 2015, molto probabilmente consentirà un’espansione della produzione di latte che nel 2023 potrebbe raggiungere i 150 milioni di tonnellate nell’Unione Europea. Come conseguenza di questo trend anche la produzione di formaggi dovrebbe registrare un sensibile incremento sfiorando gli 11 milioni di tonnellate, di cui 1 destinato all’esportazione. Tali dinamiche permetteranno di stabilizzare, nel lungo periodo, il prezzo del latte alla stalla nella Ue al di là di leggere oscillazioni sempre possibili. Questo lo scenario generale delineato da Brigitte Misonne, Responsabile Ufficio Politiche e Analisi di Mercato della Commissione Europea, in occasione del convegno “Quali certezze per il settore lattiero caseario dopo le quote latte. Le sfide per la cooperazione” organizzato a Bologna dall’Alleanza delle Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, convegno al quale hanno preso parte diversi presidenti del settore lattiero-caseario di Fedagri- Confcoop Piacenza ed il neo presidente regionale di Confcooperative, il piacentino Francesco Milza.

Misonne ha anche illustrato le opportunità che scaturiscono dalla nuova normativa comunitaria: i regolamenti riguardanti il “Pacchetto latte” prevedono, tra l’altro, il potere di negoziazione rafforzato dei produttori di latte (per l’Italia fino al 33% della produzione nazionale per ogni OP), la possibilità per lo Stato membro di rendere obbligatori i contratti scritti tra produttori e acquirenti di latte, la realizzazione dell’interprofessione, la trasparenza e il monitoraggio della produzione e dei mercati, la regolazione dell’offerta. Contemporaneamente, la nuova PAC sancisce la possibilità di adottare reti di sicurezza rafforzata (come ad esempio aiuti all’ammasso privato di burro, latte scremato in polvere e formaggi DOP/IGP o acquisti di burro e latte scremato in polvere sotto forma di intervento pubblico) e misure di crisi (prevenzione delle turbative del mercato, possibilità di autorizzare le OP, le AOP e le interprofessioni a prendere misure concrete per stabilizzare il settore).

“Di fronte a queste nuove opportunità – ha dichiarato Tommaso Mario Abrate, presidente Settore Lattiero Caseario Fedagri/Confcooperative – è necessario ragionare in termini di competitività di filiera per superare conflitti controproducenti che rischiano di indebolire l’agroalimentare italiano a favore di filiere più coordinate ed integrate di altri Paesi europei. “Al tempo stesso – ha aggiunto Abrate – la cooperazione deve impegnarsi per mantenere la produzione nel paese per il latte alimentare di qualità e i formaggi DOP, far crescere la collaborazione fra cooperative per creare Organizzazioni di Produttori virtuose con dimensioni adeguate per essere competitive sui mercati internazionali, garantire un’equa ridistribuzione del valore aggiunto tra i diversi protagonisti della filiera”. Di opportunità per il movimento cooperativo ha parlato anche Giuseppe Alai, presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano che ha ricordato come l’entrata in vigore del “Pacchetto latte” affidi ai produttori la guida e il coordinamento della filiera attraverso i piani produttivi quale strumento fondamentale per un efficace approccio al mercato. Secondo Alai poi non bisogna perdere questa occasione per migliorare ulteriormente il livello di efficienza così da garantire reddito e prospettive ai soci produttori.

Il presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano Cesare Baldrighi ha sottolineato che al di là dell’evoluzione dei sistemi produttivi europei l’obiettivo del consorzio sarà offrire maggiori garanzie per una prospettiva produttiva agli allevatori delle aree vocate, sostenendo quanto più possibile la trasformazione del latte in Grana Padano, promuovendone contemporaneamente la conoscenza e la commercializzazione nei mercati internazionali vecchi e nuovi.

Ricordando che il 90% del latte ottenuto in Emilia Romagna è destinato alla produzione di formaggi DOP, l’Assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni ha evidenziato che le leve competitive del sistema organizzato sono il governo della produzione attraverso la programmazione e l’innalzamento dei livelli qualitativi e distintivi delle produzioni DOP. “In questa direzione – ha affermato Rabboni – la Regione, attraverso lo strumento di controllo Agrinet, ha favorito il costante miglioramento della qualità del latte supportato dal contributo accoppiato previsto dall’articolo 68 dell’Health Check”.

Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ha sottolineato che il processo di riforma della politica agricola comunitaria rappresenta una straordinaria opportunità per la filiera nazionale del latte. La scelta dei criteri di distribuzione dei nuovi aiuti accoppiati inciderà notevolmente sulla sostenibilità economica dei settori (tra cui la zootecnia) particolarmente “esposti” al passaggio del nuovo sistema. “La fase post-quote produttive – ha concluso De Castro – dovrà essere gestita al meglio per evitare un ulteriore momento di profonda incertezza per un settore già duramente colpito dagli effetti della crisi economico finanziaria". 

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