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Liberalizzazione diritti vigneti: primo passo indietro dell’ue

Primo passo indietro sulla liberalizzazione dei diritti di impianto vigneti. Il Gruppo ad alto livello Ue, incaricato di analizzare la questione, ha terminato il suo lavoro con la redazione di una relazione. Coldiretti: "ancora molti i punti che necessitano di chiarimenti"

Primo passo indietro sulla liberalizzazione dei diritti di impianto vigneti. Il Gruppo ad alto livello Ue, incaricato di analizzare la questione, ha terminato il suo lavoro con la redazione di una relazione. Innanzitutto è emerso un consenso sulla necessità assoluta di mantenere un dispositivo di gestione degli impianti di vigneti all'interno dell’Unione europea per tutte le categorie di vini (DOC, IGT senza IG), dopo la fine dell’attuale regime fissato per il 2015.

Il Gruppo di alto livello ha studiato varie opzioni per il futuro e proposto un sistema di autorizzazione di nuovi impianti applicabile a tutti i vini, che dovrebbe essere gestito dagli Stati membri tenendo conto delle raccomandazioni delle organizzazioni professionali rappresentative riconosciute. Tutti i nuovi impianti dei vigneti saranno sottoposti alle modalità di autorizzazione. Queste ultime saranno gratuite, non alienabili e valide per un periodo limitato di 3 anni. Questo sistema sarà dotato di una clausola di salvaguardia o tetto massimo stabilito a livello comunitario, che consiste nella fissazione di una percentuale annua di nuovi impianti autorizzati. Gli Stati membri avranno la possibilità di prevedere una percentuale inferiore a livello nazionale, regionale o per una categoria di vino determinata, a determinate condizioni. Il nuovo sistema si applicherà per un periodo potenziale di 6 anni, con una clausola di revisione. Infine, saranno previste delle disposizioni transitorie. Queste conclusioni saranno presentate al Consiglio e al Parlamento europeo, ed alimenteranno il dibattito in corso nel quadro della riforma della Politica agricola comune.

“È evidente - sottolinea il responsabile del servizio vitivinicolo di Coldiretti Piacenza Dario Panelli - che, rispetto alla prevista liberalizzazione degli impianti, il risultato raggiunto oggi è sicuramente positivo, come richiesto da Coldiretti. Purtroppo però ci sono ancora molti punti che necessitano di importanti delucidazioni. Il documento fornito dalla Commissione non è sufficientemente chiaro sul concetto di ammissibilità delle richieste di impianto, che dovrà essere legato a criteri minimi generali fissati a livello Ue. Se così non fosse, il nuovo sistema nasconderebbe di fatto una liberalizzazione nell’ambito della percentuale di incremento".

"E’ estremamente importante quindi che il nuovo sistema preveda una clausola di salvaguardia fissata a livello Ue ad una percentuale molto bassa e sicuramente inferiore a quella proposta dalla Commissione (2%). Inoltre - conclude Panelli - bisognerà specificare meglio la portata delle misure transitorie che necessariamente dovranno accompagnare il passaggio al nuovo sistema con particolare riguardo ai diritti in portafoglio detenuti dai produttori. Su questi aspetti bisognerà quindi lavorare per costruire un sistema che possa effettivamente consentire una maggiore flessibilità e capacità di adattamento al mercato, ma senza incorrere nel rischio di una “deregulation” che finirebbe per modificare il volto della vitivinicoltura piacentina”.

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