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Mafia, corruzione e sottosviluppo economico

Qualche riflessione in tema di mafia e corruzione sembra opportuna, poiché la mafia resta sempre e comunque un tragico problema nazionale. E non solo di ordine pubblico, dato che la mafia, oltre ad essere sinonimo di morte e devastazione, causa anche sottosviluppo economico e degrado sociale.

Anche se l’odioso eccidio di Brindisi non dovesse avere una matrice mafiosa (ma attendiamo, ovviamente, gli sviluppi delle indagini), qualche riflessione in tema di mafia e corruzione sembra opportuna, poiché la mafia resta sempre e comunque un tragico problema nazionale. E non solo di ordine pubblico, dato che la mafia, oltre ad essere sinonimo di morte e devastazione, causa anche sottosviluppo economico e degrado sociale.

Il tema degli effetti distruttivi della criminalità organizzata (e, più in generale, della corruzione) sull’economia non è nuovo ed è stato trattato in modo rigoroso e dettagliato da molti studiosi internazionali, con conclusioni unanimi: la mafia devasta irrimediabilmente il tessuto economico di una nazione. Un importante saggio in lingua italiana, pubblicato ormai da diversi anni, ma tuttora drammaticamente attuale, è “La corruzione costa” (2005, editrice “Vita e Pensiero”) di Marco Arnone e Ileni Iliopulos, che mostra, con una grande ricchezza di dati internazionali e di analisi statistiche, quanto sia forte il nesso causale che gli indicatori del livello di corruzione di un Paese esercitano sull’assenza di crescita, la dimensione fuori controllo del debito pubblico, la presenza di aree di povertà e sottosviluppo.

Un Paese con una presenza diffusa della criminalità organizzata che minaccia l’attività economica, imprenditoriale e i diritti di proprietà degli investitori, mai e poi mai potrà attrarre in modo diffuso e persistente flussi di investimento dall’estero. Fatta eccezione per quelli dei narcotrafficanti… A cui sarebbe bene rinunciare senza il minimo equivoco. 

Per questi motivi, in passato, mi è capitato di scrivere su vari organi di stampa che trovavo ridicole le affermazioni del ministro Fornero, secondo cui la modifica dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori (peraltro non chiesta da Confindustria prima che fosse sollevata dallo stesso ministro Fornero) era una priorità necessaria per attirare investimenti dall’estero…

Purtroppo le priorità sono ben altre, in un Paese in cui non sono tutelati né l’ordine pubblico né i diritti di proprietà dalle minacce mafiose. La lotta alla criminalità organizzata deve quindi essere una priorità assoluta e, affinché questo avvenga, con la forza e il consenso diffuso necessari presso l’opinione pubblica, occorrono alcuni presupposti. In primo luogo, la lotta alla criminalità organizzata deve appartenere a tutti; nessuna parte politica deve erigersi a unica depositaria della lotta contro di essa: in questo modo i comportamenti criminali di persone o esponenti politici collusi con la mafia saranno ricondotti alla persona o alle persone che li hanno commessi, senza criminalizzare un intero movimento politico, culturale e di pensiero.

Questo significa tuttavia che sono molto gravi, imperdonabili e inaccettabili i comportamenti di omessa denuncia di chi, trovandosi nelle istituzioni, individui comportamenti ambigui di sospetta collusione da parte di colleghi di partito. Occorre inoltre ridare alle forze dell’ordine e ai magistrati inquirenti i poteri di indagine che sono stati loro sottratti con inconcepibili norme “ad personam”.

Ad esempio, è noto a tutti che molti dei boss mafiosi sono stati assicurati alla giustizia negli USA e in Italia (prima dell’approvazione di norme “ad personam”) grazie ad intercettazioni telefoniche, sempre regolarmente autorizzate dagli inquirenti, ma spesso non legate a specifiche inchieste di mafia. E’ inspiegabile perché le norme sulla tracciabilità degli assegni furono, ad un certo punto, abolite.

Rudy Giuliani, l’ex magistrato che per lunghi anni guidò New York, era certamente una personalità di idee conservatrici e che, nel nostro Paese, sarebbero state definite di centrodestra… Eppure mai e poi mai avrebbe avvallato certe norme “ad personam” che hanno ridotto il potere degli inquirenti sui crimini economici… La questione non è marginale. Perché un Paese i cui anziani non arrivano a fine mese e i cui giovani hanno davanti a sé solo precariato non può permettersi di avere al proprio interno un cancro come la mafia.

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