«Forse anche tra voi c'è un Elon Musk, ma fa fatica a trovare talenti. Ecco perché»

«Adesso facciamo tutti un esperimento: prendete il vostro cellulare, sbloccatelo e passatelo alla persona di fianco a voi. Ma temo che ci sarà qualche attacco di cuore». Marco Montemagno ha catalizzato con il suo modo di fare chiaro e informale la platea che lo ha accolto in occasione dell'inaugurazione della "Casa delle risorse umane", il polo di formazione hi-tech piacentino di Forpin, il centro di formazione professionale di Confindustria. Montemagno, da tutti conosciuto come "Monty", non ha bisogno di presentazioni: star del web - o più precisamente dei social network - chiamarlo influencer sarebbe davvero riduttivo. Da oltre 20 anni si occupa professionalmente di tecnologia e impresa, ma è negli ultimi anni, con l'esplosione dei social network, che ha trovato la vera strada del successo che lo ha portato, ad oggi, ad avere oltre tre milioni e mezzo di follower su tutte le sue piattaforme digitali. Un successo, quello di Monty, del tutto meritato viste non solo le sue competenze e la sua capacità di analisi del mondo digital business e anche del coaching, ma anche e soprattutto per la sua capacità di divulgare in modo chiaro e confidenziale, riuscendo a farsi capire davvero da chiunque. Quindi un ospite illustre e competente: nessuno meglio di lui poteva aprire il dibattito tra esperti "Attrarre talenti: non cercarli, fatti trovare". Sul palco di Forpin hanno quindi preso la parola importanti leader del mondo delle risorse umane aziendali italiane per un confronto: Laura Rocchitelli, presidente Rold SpA; Eisa Cattaneo, direttore Risorse Umane Alessi SpA; Raffaella Caprioglio, presidente Umana SpA; Federico Ott, consulente esperto di Risorse Umane.

Chi segue Montemagno sa bene che ama alla follia Elon Musk e la sua storia. Infatti il fondatore di Tesla è stato più volte citato come esempio durante il discorso dal palco. «Un primo aspetto - ha detto Montemagno - riguarda la visione: ci sono imprenditori e aziende che hanno queste idee innovative, come quella di Elon Musk che afferma "Porterò l'umanità su Marte" oppure "L'auto elettrica: cambiamo la mobilità, risolviamo il tema del climate change". Poi c'è l'aspetto del brand: magari c'è anche qui tra voi un fenomeno uguale, che ha un'azienda ma non è noto come Elon Musk, e fa più fatica a trovare talenti. La domanda deve essere: perché uno vuole lavorare con me? Perché qualcuno mi conosce, sa quali sono i miei valori, se vede i miei video o ha quella sensazione usando questo aggeggio qua (il telefono cellulare, ndr) che sta a un metro di distanza da me per 24 ore al giorno: l'unico strumento che teniamo a meno di un metro di distanza da noi, per 24 giorni. Nemmeno mia moglie trascorre così tanto tempo vicino a me».

«Un brand aziendale ha bisogno di passare dove c'è l'attenzione delle persone: e dove sia l'attenzione della gente lo sappiamo tutti perfettamente» ha detto l'ospite mostrando il suo smartphone. «Mi colpisce una cosa quando parlo con un imprenditore di lavoro o con un'azienda: gli dico: guarda che su questo strumento i social hanno un impatto pazzesco. La reazione è "sì, ma io faccio i 6x3 (i manifesti tradizionali, ndr) faccio i volantini". Oppure quando arrivò la mail, "ma io tanto ho già il fax". Poi però quando invece si parla della loro vita personale, il telefonino è anche per loro l'oggetto più importante della loro esistenza».

Montemagno ha sottolineato anche che rispetto alla potenza della Tv - «Che mantiene comunque una certa distanza tra il pubblico e il protagonista» - lo smartphone e i social avvicinano molto di più il protagonista al suo pubblico, «il rapporto è molto più intimo».

«Vent'anni fa, quando parlavo di queste cose, mi guardavano con sospetto. Oggi, che sono dall'altra parte della barricata e faccio l'imprenditore anch'io come voi, e devo far quadrare i conti, mi rendo conto della forza e della potenza di questo strumento».