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Economia

Nasce il Consorzio agrario Terre Padane: «Un diverso valore al prodotto dei soci»

La presentazione a Palazzo Gotico alla presenza delle autorità cittadine e del presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo

"L’Italian Sounding”, ovvero l’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti che richiamano al nostro paese vale ormai ben 60 miliardi e si concentra, guarda caso, proprio nel settore agro-alimentare sinonimo di qualità e sicurezza alimentare che è soprattutto una delle forme più eclatanti di concorrenza sleale e truffa nei confronti dei consumatori. “Una cifra- ha evidenziato il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo- che consentirebbe, se recuperata anche solo in parte, di mettere a posto costi e bilanci italiani, una lotta senza quartiere verso cui Coldiretti è impegnata da anni”, un fenomeno purtroppo diffuso in tutto il mondo come evidenziato anche da Jimmy Ghione, inviato di Striscia la Notizia (con un ingresso alla Wanda Osiris nel salone di Palazzo Gotico) che ha ribadito di “farsi portavoce tramite la popolare trasmissione di cui è uno dei protagonisti, del malcontento degli italiani che non riescono a vendere il loro prodotto perché nel mondo devono affrontare la concorrenza dei prodotti taroccati. La battaglia di Striscia ovviamente andrà avanti perché è necessaria; si sono succeduti ministri che hanno promesso di risolvere il problema, ma ad oggi non è successo nulla. Continueremo a stare vicino a chi non riesce esportare perché deve fronteggiare i falsi, non tanto in Italia dove esistrono rigorosi controlli , ma soprattutto all’estero dove il problema è fortemente radicato.

"Così - ha aggiunto - come Coldiretti lanciamo un grido di allarme perché il prodotto taroccato, nella cultura o pseudocultura eno-gastronomica, sta diventando originale all’estero perché vi si stanno abituando i consumatori stranieri. Nel momenti in cui arriva quello originale, viene avvertito come strano. Assistiamo così a un fenomeno incredibile, per cui il prodotto originale diventa tarocco e quello taroccato è l’originale".

Nasce "Terrepadane", il nuovo consorzio agrario di Piacenza - ©Mulazzi/IlPiacenza

Suggestiva manifestazione a Palazzo Gotico per la presentazione del nuovo “Consorzio agrario terrepadane” che nel logo richiama la data di fondazione, il 1900, una realtà scaturita dall’unione di Piacenza e Milano con un fatturato di oltre 148 milioni di euro (come già abbiamo riferito ieri in occasione dell’approvazione del bilancio ndr) e quest’anno registrerà un aumento di fatturato del 22 per cento, raggiungendo il traguardo di 180 milioni, passando da 60 a 104 dipendenti, “un traguardo- ha ribadito il Presidente Marco Crotti- che ci onora soprattutto perché porta un reale valore aggiunto alla produzione dei nostri soci”.

Il presidente provinciale di Coldiretti Luigi Bisi ha ringraziato il sistema istituzionale di Piacenza per l'accoglienza ricevuta. Ed ha con orgoglio ricordato di aver fatto parte di una Giunta che, in un momento di grande difficoltà, decise di invertire le sorti del Consorzio agrario consentendone una vera e propria rinascita. Un passato, secondo il direttore generale Dante Pattini- “che non va mai dimenticato, un’esperienza di cui fare tesoro per il nostro futuro”.

Dopo il saluto del sindaco Paolo Dosi (ha ricordato che la sala che ci ospita oggi è quella che storicamente rappresenta la comunità piacentina e l’agricoltura con il suo valore unificante), ha preso la parola (alla presenza di tutte le autorità, i rappresentanti di enti, istituzioni, istituti di credito, associazioni di prodotto e di categoria) il direttore generale del Cap di Piacenza (da oggi terre padane), Dante Pattini che ne ha ripercorso brevemente la gloriosa storia dalla fondazione, cementata dal coraggio e dall’imprenditorialità dei suoi protagonisti che possono essere emblematizzati nel direttore Stradiotti che lo resse per oltre 30 anni nella fase più delicata, dalla guerra alla ricostruzione. “Un passato glorioso, con momenti di grande sofferenza di cui fare tesoro e un avvenire che punta soprattutto sulle nuove tecnologie, con il supporto di personale sempre più qualificato, giovane, formato in stretta sinergia con Università Cattolica ed istituto agrario”.

“L’agricoltura è cambiata e così la società- ha detto il presidente Marco Crotti- e noi dobbiamo adeguarci ai mutamenti, con un Cap più impresa e meno ente, con una vision ed un nome “aperto”, che accoglie, per dare spazio alla crescita, per valorizzare sempre più il prodotto dei nostri soci”.

“Il vero scopo dei Consorzi agrari d’Italia- ha detto il presidente Mauro Tonello- è quello di garantire la massima qualità e salubrità dei prodotti per i consumatori, attraverso una fondamentale aggregazione. La nostra regione ne è un esempio emblematico”.

Il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo ha salutato il rilancio del Consorzio agrario piacentino come un evento importante "all’insegna di una filiera agricola tutta italiana. Il progetto su cui Coldiretti sta investendo energie e risorse, è una risposta vera alle imprese agricole piccole e grandi, che trovano nei Consorzi un alleato storico e fondamentale per sviluppare una “massa critica” senza snaturare un elemento di storia e tradizione che fa dell’impresa agricola familiare, una garanzia di qualità del prodotto, sicurezza alimentare e tutela dei territori.

L’agro-alimentare è un settore strategico - ha sostenuto - e molti vogliono fare business sul cibo, senza pagare il valore aggiunto del territorio che il cibo rappresenta. Per difendere il made in Italy - ha detto-occorre sviluppare una forte operazione di trasparenza su tutta la filiera attraverso l’etichettatura, un fine che, pur tra mille difficoltà, comincia a trovare ascoltatori in Europa. Sta per entrare in vigore un nuovo regolamento che ci darà qualche possibilità in più per giocarci tutte le carte in Italia, in Europa e nel mondo per garantire la tutela delle nostre produzioni e la loro crescita in quantitativi e valore. E sugli accordi commerciali non dobbiamo subire, ma imporci”.

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