«Non è logico insediare tutte queste aziende logistiche nel bel mezzo della pianura padana»
“Perché continuano a costruire, e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba” cantava Celentano, ed è più che mai attuale, in una città come Piacenza che si candida a diventare – se non lo è già – il centro logistico più grande d’Italia. Quando sono passato in via Gluck a Milano, l’unica area verde rimasta era quella di un parchetto, frequentato tra l’altro da spacciatori. Tra una ventina d’anni, se si andrà avanti così, anche nel piacentino rischieremo di ritrovarci senza terreni agricoli, sostituiti da capannoni. Mentre Amazon trasmette spot sulle tv nazionali in cui pretende di essere un’azienda ecologica (chi non lo è di questi tempi?) e attenta alle condizioni dei lavoratori, chi conosce la realtà di Castel San Giovanni è consapevole del maggior inquinamento e delle difficoltà dei dipendenti. Bene ha fatto il sindaco di Calendasco a rifiutare l’insediamento di nuove aziende di logistica sul proprio territorio, anche se questo vuol dire rinunciare a cospicue entrate per un piccolo comune. Zangrandi ha però ritenuto che i terreni agricoli restino, i capannoni possono anche svuotarsi e rimanere inutilizzati, tra qualche anno, quando il trasporto merci potrebbe essere maggiormente su rotaia. “La logistica crea occupazione”, dicono quelli favorevoli a nuovi insediamenti di questo tipo. È vero che in un primo momento dà lavoro a tante persone, ma visti i progressi (?) tecnologici in atto, non possiamo sapere quando questi magazzinieri verranno totalmente soppiantati dalle macchine: già adesso il loro lavoro consiste nel rincorrere le macchine, non il contrario. Invece di avere un orario di lavoro ridotto, grazie alla maggiore efficienza tecnologica, i lavoratori sono obbligati ad una maggiore velocità ed efficienza. Oggi sentirsi dire che “non si è abbastanza produttivi” significa che non si sta lavorando esattamente come un robot. I magazzinieri di Amazon devono stare entro un certo numero di pacchi trasportati entro un’ora, altrimenti vengono segnalati. Il controllo continuo dei dipendenti è simile a quello del Grande Fratello orwelliano. Per quanto riguarda l’inquinamento, la pianura padana è, come noto, una delle aree più inquinate al mondo. L’aria non circola al di fuori, stretta fra le montagne. Gli effetti sulla salute di questa condizione geografica portano ad un aumento delle malattie respiratorie. È quindi logico insediare tutte queste aziende logistiche proprio nel bel mezzo della pianura padana? Chi risponderà degli effetti sulla salute delle persone? Non dimentichiamo che a Piacenza l’autostrada passa praticamente nel cuore della città. Qualche tempo fa si discuteva della creazione di una “barriera alberata” ai bordi della stessa per assorbire grosse quantità di Co2, che ne è stato di questa proposta? Per carità di patria non menzioniamo la costruzione del nuovo ospedale in un’area agricola, e la quantità abnorme di supermercati presenti in città. Come diceva qualcuno, “la situazione è grave ma non è seria”.
Mauro Tirelli