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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

«Occupazione dei giovani? Una vera catastrofe generazionale»

L'intervento dell'ex Ministro del Lavoro Tiziano Treu alla Cattolica di Piacenza: «E' essenziale per una corretta formazione compiere esperienze di lavoro quando si studia»

“L’occupazione dei giovani? Una vera e propria catastrofe generazionale ed è per questo che occorre ritornare a politiche del lavoro perché fino ad ora ci siamo occupati troppo di regole”. Così l’ex Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Tiziano Treu, attualmente docente di Diritto del lavoro dell’Università Cattolica, ha focalizzato l’attuale situazione del mercato del lavoro, intervenendo all’incontro organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche della Cattolica di Piacenza sul tema “Innovazione normativa e competitività del Paese” Per l’occasione è stato ricordato il pensiero del prof. Luigi Mengoni, Docente di diritto civile e del lavoro e per lunghi anni Preside della Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, la cui famiglia ha donato un fondo alla biblioteca dell’Università. Si tratta di circa 2.500 volumi che raccolgono la gran parte della produzione monografica del trentennio 1960-1990, con particolare attenzione al diritto del lavoro e al diritto civile.

L’appuntamento, a cui era presente anche il Sindaco di Piacenza Paolo Dosi, è stato infatti l’occasione per esaminare, a più di dieci anni dalla scomparsa, il ruolo che il prof. Mengoni ha avuto come studioso e come giudice costituzionale e, più in generale, la funzione che la magistratura e l’università sono chiamati rivestire nella società attuale, al fine di assicurare un’azione politica, giudiziaria ed amministrativa improntata a giustizia ed efficienza. Oltre all’intervento di Treu, presentato dal prof. Chizzoniti e dal prof. Ferrante, il prof. Mario Napoli, docente di diritto del lavoro della Cattolica, ha trattato della “vocazione sistematica del prof. Mengoni e la ‘scuola milanese’ del diritto del lavoro”.

“E’ essenziale per una corretta formazione- ha ricordato Treu- compiere esperienze di lavoro quando si studia; Mengoni ha saputo trasfondere nel suo insegnamento metodo, forza analitica e sistematica, ma pure cura dei dettagli. Il diritto del lavoro? E’ una materia incandescente; gli studiosi influiscono molto sui legislatori, un influsso utile fino a qualche anno fa, mentre oggi ne sono dubbioso.

L’Italia- ha spiegato Treu- è appesantita da tradizioni non vitali ed irrispettosa di valori tradizionali. Bisogna adattarci ad un contesto cambiato, ridurre il numero delle leggi e dei contenziosi. Bisogna cercare la certezza del diritto perché permette di orientarsi, ma noi possiamo raggiungere solo il verosimile, ovvero ciò che è soggetto a verifica. Il mercato del lavoro è cambiato completamente in questi ultimi 15 anni; disastrosa la dispersione di questi ultimi quattro. Negli ultimi tempi abbiamo quasi cessato di riflettere e legiferato in modo “alluvionale”.

Deve essere mantenuta ferma- ha ribadito Treu- la differenza tra lavoro subordinato ed autonomo; il legislatore, invece di chiarire i criteri di distinzione, ha innestato un numero crescenti di tipologie e sottotipologie, cercando una falsa sicurezza in questa moltiplicazione. Così si è peggiorata la vita delle persone e del sistema che è poco efficiente, mentre bisogna contemperare le esigenze del lavoro con quelle della sua tutela.

Il lavoro è sempre per le persone; questo deve essere il punto di riferimento: che sia dignitoso, che dia prospettive e che sia ricco di conoscenze perché il lavoro del futuro richiede un’educazione terziaria. Oggi è difficile poter trovare una buona sintesi di fronte all’internazionalizzazione del lavoro; per questo bisogna trovare una base comune di tutele Siamo di fronte ad un’Europa “matrigna” che dà solo messaggi di austerità e rigore e genera scoppi di populismo; ci si deve interrogare su tutto questo. Di fronte ad una catastrofe generazionale dobbiamo tornare a occuparci di politiche del lavoro e di produttività, ripensare al ruolo dell’impresa con una sua responsabilità sociale.

Non dobbiamo cadere nella tentazione di considerarla sempre ostile, ma il rapporto va vivificato da uno spirito collaborativo, non con una collaborazione “alla tedesca”, troppo rigida. I poteri si devono bilanciare e collaborare; il pluralismo deve essere basato sulla responsabilità e lo Stato deve guidare interessi contrapposti. La sfiducia (il riferimento è ai “Grillini” ndr), vuole solo distruggere la società organizzata. Gli Stati sono ancora importanti, altrimenti alle guerre fisiche, sostituiremo quelle economiche. Il capitalismo deve ricordare che l’organizzazione del lavoro è un tema culturale, con al centro l’uomo; gli sbocchi non sono solo economici, ma sottendere precisi valori basati su uno spirito critico e riflessivo”.

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