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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Ogm, Confagricoltura Piacenza: «Basta ostracismi»

Il presidente Enrico Chiesa: «Si decida per il futuro del settore, non secondo altre logiche»

Il 13 marzo è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale UE la direttiva 2015/412 che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio. La possibilità di scelta lasciata al singolo Stato membro si deve basare su criteri che vadano al di là di quelli relativi alla salute pubblica od all'ambiente, già oggetto di valutazione scientifica da parte dell'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare). I criteri possono riguardare però esigenze socio-economiche, di politica agricola, di coesistenza, oppure di politica ambientale (in questo caso, tuttavia, con valutazioni che vadano oltre il concetto di rischio ambientale, che rimane di competenza dell'EFSA). Un aggiornamento importante anche per quanto riguarda le autorizzazioni all'importazione di mangimi ed alimenti Ogm. Da molti mesi la Commissione ha "congelato" l'autorizzazione di una serie di 13 prodotti (nonostante il parere positivo dell'EFSA, ed in mancanza di una chiara posizione da parte degli Stati membri). Ora sembra che entro aprile la situazione si possa sbloccare e che tali prodotti saranno autorizzati. Contestualmente, inoltre, la Commissione presenterà una proposta di modifica del sistema di autorizzazione alle importazioni, che potrebbe andare nel senso della rinazionalizzazione anche in questo caso, anche se ad oggi è difficile immaginarne il contenuto in quanto la stessa Commissione sta valutando diverse opzioni che saranno decise nelle prossime settimane.

“Chiediamo che le decisioni che verranno assunte in merito all’utilizzo degli Ogm siano razionali” – sottolinea Enrico Chiesa presidente di Confagricoltura Piacenza. Sull’argomento da anni si consuma una battaglia ideologica che non fa che portare danni al nostro settore. “Rinunciare agli Ogm, oggi, è come chiedere di tornare al Medioevo e al contempo negare la realtà dei fatti – rimarca Chiesa -. Innanzitutto, una buona parte dell’agricoltura, quella più libera e competitiva, vorrebbe poter sceglie a quale tipo di coltivazioni dedicarsi e non si sente minimamente rappresentata da chi invoca il proibizionismo. Come Confagricoltura abbiamo sempre preteso un approccio razionale: nel momento in cui la comunità scientifica scrive e ne certifica la sicurezza, gli aspetti relativi alla salute pubblica e quelli ambientali sono salvaguardati. Allora rinunciare agli Ogm dovrebbe essere sostenuto da altre motivazioni. Quelle di tipo economico?  Bene, se è così, sostenere che rinunciare agli Ogm è garantire il futuro alla nostra agricoltura – rincara Chiesa – è una follia che oggi pagano soprattutto le imprese, costrette ad importare mangimi (contenenti Ogm)  a caro prezzo e  a sostenere gli alti costi produttivi di mais e soia non Ogm alla base dell’alimentazione degli allevamenti. Nei conti delle aziende, l’ostracismo ha il solo effetto di rendere insostenibile e fuori mercato il costo di produzione di latte, carni bovine e suine primo anello della filiera delle nostre produzioni d’eccellenza. E con questo cade anche l’argomentazione della tutela del nostro made in Italy. Un’associazione di agricoltori che voglia tutelare gli interessi di chi rappresenta  conclude Chiesa - non può chiedere la messa al bando degli Ogm. Se lo facesse sarebbe perché, con tutta probabilità, rappresenterebbe altro.

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