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Economia

«Ogni vino esprime l’unicità di un territorio: Piacenza sfrutti le sue potenzialità»

Lamberto Frescobaldi, una delle aziende vitivinicole leader nel mondo, è stato ospite di Confindustria Piacenza nell’ambito della serie di incontri programmati per dare la possibilità agli imprenditori piacentini di un confronto con personalità di spicco nei diversi settori economici

«Il vino è la bellezza di ogni parte d’Italia, con una bella storia attorno ad ogni  bicchiere; il vino ha aperto la strada alle peculiarità territoriali: dal pistacchio di Bronte, al pomodoro Pachino, tanto per fare un esempio; per assaggiare un vino, bisogna essere infedeli, perché se ti piace il vino, bisogna assaggiare un prodotto sempre diverso, percepire un’emozione, perché si tratta di un prodotto coinvolgente che esprime un territorio, anche limitato. Per questo Piacenza sfrutti le sue tante peculiarità ed affronti il mercato senza paure, perché gli insuccessi aiutano a crescere».

Parola di Lamberto Frescobaldi (presidente Marchesi Frescobaldi), una delle aziende vitivinicole leader nel mondo, espressione di una delle Regioni, la Toscana, che è un punto di riferimento per avere saputo imporre il suo territorio ed attrarre tanti investimenti stranieri. «Il volano- ha ricordato Frescobaldi- è stata l’emigrazione ed i ristoranti aperti negli altri paesi».

Frescobaldi (oltre settecento anni di storia fiorentina), è stato ospite di Confindustria Piacenza nell’ambito della serie di incontri programmati per dare la possibilità agli imprenditori piacentini di un confronto con personalità di spicco nei diversi settori economici. Un appuntamento che, per un territorio come il nostro, ricco di importanti realtà vitivinicole, è stato occasione di confronto e di uno scambio di esperienze con i viticoltori locali, presenti numerosi per l’occasione e fare in modo che anche ai vini piacentini si possa imprimere lo stesso trend di crescita dei vini toscani, seguendo il percorso della sostenibilità.

Su questo tema (l’incontro è stato coordinato da Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini. Presente il presidente dell’associazione Alberto Rota, il direttore Cesare Betti e la vice Attilia Jesini) Frescobaldi è stato chiaro: «L’ambiente è fatto dall’uomo; quando manca c’è l’abbandono; ha sempre plasmato il terreno; bisogna toccare bene, invece di non toccare mai! Noi siamo stati tra i primi ad andare in giro per il mondo a spiegare le nostre colline ed abbiamo ottenuto risultati lusinghieri. Gli stranieri che sono arrivati in Toscana hanno chiesto tecnici ed esperti, più che contadini locali ed hanno saputo esprimere vini che ci hanno quasi costretto a migliorare; il nostro è stato “un distretto” che si è unito (anche se i Toscani sono notoriamente divisi su tutto e localisti oltranzisti), “un club” che ha fatto nascere buoni vini da tavola. Così nelle vostre colline piacentine dovete fare qualcosa di unico, legato al territorio che li esprime, comunicando l’unicità del prodotto.Dobbiamo essere buoni interpreti del territorio, senza aver paura di comunicarlo attraverso il nostro prodotto. Ai consumatori sempre più esigenti e esperti il vino deve saper trasmettere un’emozione. Quando si degusta un vino bisogna provare un’emozione; invece di produrre vini omologati, dobbiamo essere buoni interpreti del territorio».

Frescobaldi ha ripercorso la sua carriera di imprenditore del vino, menzionando la sua passione per l’agricoltura, i suoi studi fino alla laurea in agraria e la specializzazione in enologia in California all’Università di Davis ed il suo forte impegno nell’Accademia dei Georgofili per migliorare la qualità di vita dei territorio. Al centro una famiglia coesa, unita (la figlia lavora per la Moet Chandon…), che negli anni ha ampliato sempre il proprio businnes con acquisti mirati, tante tenute di prestigio in Toscana, ognuna che esprime vini straordinari, dal Chianti classico, all’Ornellaia, al celeberrimo Masseto, al Morellino, al Brunello, tante per citarne alcuni, ognuno espressione  del territorio, anima del vino!

«Lo scandalo del metanolo è stata un’opportunità. Abbiamo saputo dare soddisfazione economica a chi produce e poi abbiamo rivalutato la qualità delle uve rosse di cui la Toscana è luogo elettivo. Ma ci siamo scoperti un po’ deboli sui bianchi ed allora l’acquisizione di alcune aziende in Friuli; ciascuna cantina è indipendente perché esprime il territorio che è l’anima del vino; vini mai banali, da bere con gli amici, con qualcuno che ti vuole bene, sempre da condividere; il vino è la bellezza di ogni parte d’Italia, con una bella storia attorno al bicchiere».

Tante narrazioni: «In Maremma abbiamo cominciato a fare vini muscolosi, strutturati per sfruttare la siccità del luogo; però non andavano e così abbiamo mutato in vini più delicati, Rosè, con Sirah e Vermentino, perché è dagli errori che si impara e viene il successo. Ci sono 700 persone che lavorano in Frscobaldi e dobbiamo dare sicurezza alle nostre famiglie. La 31° generazione deve andare avanti con rispetto, oggi per domani. Mi piace chi ha voglia di mettersi in gioco tutti i giorni. Un limite del mondo agricolo è che non sa andare a bilancio che deve essere fatto in modo chiaro e bene. Per questo cerchiamo di restare uniti, è la nostra forza che ha dato stabilità anche finanziaria. I guadagni sono stati reinvestiti in azienda per anni. Ogni territorio ha poi bisogno di una “lepre”, di un faro: il nostro è stato l’emigrazione che ha veicolato i nostri vini».

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