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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Ok a etichetta "made in Italy" su latte e derivati: «Più trasparenza per il consumatore»

Storico via libera dell’Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari perché sono scaduti senza obiezioni i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti. L'entrata in vigore è fissata 60 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e quindi auspicabilmente dal primo gennaio 2017 come è stato previsto per un testo analogo in Francia.

E’ quanto annuncia Coldiretti Piacenza all’indomani dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio dove sono state presentate in anteprima le confezioni di latte Uht, burro e mozzarella con le nuove etichette per aiutare i consumatori a scegliere.

“Si tratta di un importante segnale di cambiamento a livello comunitario - commenta Marco Crotti, presidente di Coldiretti Piacenza - avvenuto sotto la spinta dell’alleanza con i vicini d’oltralpe che hanno adottato un provvedimento analogo. Su latte e derivati come burro, yogurt dovranno dunque essere indicati il paese di mungitura, quello dove è avvenuto il condizionamento come per esempio il procedimento di scrematura ed infine quello di trasformazione.”

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato e trasformato nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta - precisa la Coldiretti - con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte: nome del paese”. Se invece le operazioni indicate avvengono nei territori di più paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi UE” per l’operazione di trasformazione. Infine se le operazioni avvengono nel territorio di più paesi situati al di fuori dell’Unione Europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di trasformazione.

“Con questo provvedimento diciamo finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy, conclude Crotti; saremo messi nelle condizioni di scegliere in modo consapevole il vero prodotto italiano che garantisce livelli di sicurezza e qualità superiori grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa. Questa scelta ci consentirà di salvare e valorizzare il lavoro delle stalle italiane creando esternalità positive anche nei settori che gravitano intorno al comparto lattiero caseario e al contempo ci consente di essere più forti nella lotta all’agropirateria internazionale sui mercati esteri dove i formaggi Made in Italy hanno fatturato ben 2,3 miliardi (+5%) nel 2015.”

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