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Economia

Cgil: «Modello di sviluppo incentrato sulla logistica non produce un vantaggio competitivo»

I dati dell'11esimo osservatorio economia e lavoro 2020 presentati dal sindacato

Nel pomeriggio di giovedì 26 novembre sono stati presentati i dati dell’11esimo Osservatorio su economia e lavoro di Piacenza, curato da Ires, Cgil e firmato dal ricercatore Davide Dazzi, accompagnato nella videoconferenza da Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil e da Ivo Bussacchini, segretario organizzativo della Camera del Lavoro. Un’analisi pre e post Covid-19, composta da quattro categorie: demografia, tessuto produttivo, mercato del lavoro e ambiente.

«Anche in questo anno terribile e pieno di problematiche abbiamo ritenuto importante dare voce a questo studio, per dibattere ed approfondire i dati esaminati per fotografare l’economia del nostro territorio», ha affermato Zilocchi. 

Nel periodo marzo-giugno 2020, a Piacenza si registrano 2.481 decessi, a fronte della media di 1.148 (2015- 2019) per un totale di +109,4%. Dal 1 gennaio 2020, la popolazione piacentina è pari a 287.791 unità, con la città che si attesta seconda in regione per età media con 46,9 anni.

I residenti stranieri continuano a crescere anche nel 2020, con un +2,2% a fronte del +2% in  Emilia-Romagna. Il tasso di stranieri sul totale della  popolazione piacentina è pari al 14,8%: nel 2020 a Piacenza è di cittadinanza straniera 1 bambino su 3 (0-4 anni), 1 su 4 tra i 15-34enni e di 1 su 20 tra gli over 55.

L'IMPATTO ECONOMICO

La caduta del valore aggiunto stimato a Piacenza (-10,9%), a seguito del Covid-19, è seconda  solo a Rimini. I dati indicano un peggioramento della caduta del valore aggiunto sul 2020 mentre  un miglioramento delle speranze di un rimbalzo positivo. L’export continua a mostrare segnali decisamente positivi, seppur in rallentamento, anche nel 2019 (+13%, a fronte del +4%  a livello regionale). Nel 2020, Piacenza registra la contrazione tendenziale delle esportazioni molto contenuta. Si evince comunque come il tessuto produttivo fosse in contrazione in forma strutturale già prima del Covid-19: tra il 201 e il 2019 si sono infatti perse circa 3mila imprese a Piacenza, di cui il 47% artigiane.

Il modello di sviluppo incentrato  sulla logistica non produce un  «vantaggio competitivo»: per il mercato del lavoro, a Piacenza nel 2019 gli occupati sono 129mila: +0,7% sul 2018 a  fronte del +1,4% in Regione. Il tasso di disoccupazione è pari a  5,7% e l’incidenza dell’occupazione  femminile cresce di circa 2 punti percentuali (dal 42% al 43,9%). Nel 2019, a crescere a Piacenza è soprattutto l’occupazione dipendente nell’industria.

Nel 2019, la retribuzione media a Piacenza è stata di 22.411 euro lorde annue a fronte dei 23.757 euro in Emilia Romagna. Le donne vivono un differenziale retributivo di oltre il 30%.

Rispetto alla regione, a Piacenza la retribuzione è: 

- Più bassa di -5,7% in totale - Più bassa del -4,8% se si  confrontano solo le donne.

- Più bassa del -8,3% se si considerano solo gli uomini.

Il lavoro vede una crescita senza occupati: nel 2021, si stima un recupero  pari al +4,8% a Piacenza della  quantità di lavoro, ma una stabilità occupazionale  (-0,3% a Piacenza e +0,2% in Er). Ad ottobre 2020 si contano oltre  8,5 mila lavoratori equivalenti in  Cig a «zero ore»: più del doppio di quanto rilevato nel 2010. Sebbene anche il 2019 mostri  segni di rallentamento, il punto di  caduta dei flussi è aprile 2020  (-1.541 posizioni di lavoro). Nel periodo marzo-maggio si  sono perse -2.825 posizioni di lavoro: 

- totalmente a carico del tempo  determinato,  

- concentrata nel commercio,  alberghi e ristoranti (-568) e altre  attività dei servizi (-1.527) 

A maggio le attivazioni crescono  più nella industria in senso  stretto (+83%) che nei servizi  (+57%). Le partite Iva cadono del -27,4% tra gennaio-giugno (-23,9% in ER).

Per quanta riguarda l’ambiente, il consumo di suolo a Piacenza appare più contenuto (7,7%) rispetto alla media regionale (8,9%). Gli indici Bes di “qualità ambientale” consegnano una condizione di relativa debolezza soprattutto per la qualità dell’aria. Migliora la posizione della città se si considera il consumo di  risorse e soprattutto la produzione di energia da fonti rinnovabili (il 42,3% a Piacenza a fronte del 19,5% di media regionale). 

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