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Pensioni future a rischio? «Meglio affidarsi a quelle integrative»

Cna Piacenza ha organizzato una riunione a cui hanno preso parte Giancarlo Gerosa e Laura Dieci di Banca Generali e il presidente di Cna Giovanni Rivaroli che ha ribadito l’interesse sull’argomento anche per gli imprenditori e la necessità di affidarsi a professionisti

Le pensioni future sono a rischio. L'età pensionabile è destinata ad aumentare sempre di più e l’assegno a dimezzarsi. Ecco perché è opportuno prendere in considerazione l’ipotesi di affidarsi a fondi pensione gestiti da banche o assicurazioni che possano adeguatamente integrare quella maturata negli anni, insomma prevenire con nuovi strumenti ancora poco conosciuti in Italia, ma che sono largamente utilizzati in altri paesi europei.

Per trattare di questi argomenti si è svolta presso Cna Piacenza una riunione cui hanno preso parte Giancarlo Gerosa e Laura Dieci di Banca Generali presentati dal presidente di Cna Giovanni Rivaroli che ha ribadito l’interesse sull’argomento anche per gli imprenditori e la necessità di affidarsi a professionisti. Nel 2018 gli italiani che hanno oltre 64 anni sono circa 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione: il numero degli ultra sessantenni è aumentato di molto, basti pensare che nel 1951 rappresentavano soltanto l’8,2% della popolazione. Il trend dell'invecchiamento della popolazione è in crescita: nel 2050 ci saranno circa 20 milioni di italiani con più di 64 anni.

Dati - ha detto Gerosa - su cui riflettere ed ha ricordato l’invio delle famose buste arancione dall’Inps che prospettano un deciso innalzamento dell’età pensionabile ed una sostanziosa riduzione degli assegni, valutati tra l’altro in base al Pil con proiezioni non rispondenti ai dati reali e con un debito pubblico in crescita esponenziale ed un bilancio Inps che rende sempre meno sostenibile il sintema.

Una popolazione più anziana significa più costi per la sanità e più fondi che il governo dovrà trovare le politiche di sostengo alle persone non autosufficienti. Inoltre il sistema pensionistico attuale si può autosostenere solo grazie ai due stabilizzatori automatici dei costi che l'Inps ritiene "irrinunciabili": ovvero il legame tra l'età pensionabile all'aspettativa di vita e la revisione biennale dei coefficienti di trasformazione dei contributi versati in pensione.

Dunque per non avere problemi di un'esplosione dei costi del sistema pensionistico, l'età di pensionamento è destinata ad aumentare e, pur modificando alcuni parametri della legge Monti-Fornero, nel 2050 si andrà in pensione a 69 anni e 9 mesi per maschi e femmine. Occorre dunque - ha chiarito Gerosa - prevenire con nuovi strumenti, ovvero piani di accumulo, gestioni separate, piani individualizzati, fondi pensione aperti, insomma alternative che le banche come Generali possono proporre e che vanno fatti conoscere perché in Italia sono ancora poco utilizzati contrariamente al resto d’Europa.

Laura Dieci ha esaminato i diversificati motivi per cui gli italiani non investono (o poco) sulle pensioni integrative: qualcuno pensa all’eredità (ma oggi avere immobili è più un peso che un vantaggio…), altri dicono che ci penseranno dopo, altri ancora pensano che la pensione pubblica sarà sufficiente, tanto per citarne alcuni.

E’ insomma necessario- ha ribadito- compensare quella pubblica per poter mantenere un tenore di vita adeguato, con uno strumento integrativo che è poco conosciuto, ma pure c’è e non solo perché è deducibile, ma anche per non dover poi dipendere dai figli;è quindi è necessario pensarci per tempo. Non sono costosi, anzi in Italia lo sono meno che in altri paesi, tutti possono aderire in tante formule, con pochi vincoli e molti vantaggi, come la flessibilità dei pagamenti, la deducibilità fiscale, niente imposta di bollo, con disposizione di beneficiari, impignorabili. I vincoli sono l’anticipazione per precisi eventi e la liquidità solo al momento della pensione. Le conclusioni sono stare affidate al direttore Cna Enrica Gambazza.

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