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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

«Per anni ignorati agricoltura e turismo Ricchezze che farebbero ripartire il Paese»

Oscar Farinetti, patron di Eataly ospite di Confindustria Piacenza, promette: alla fine del 2013 aprirò anche a Piacenza. Ho scelto qui e non Parma perché c'era Reggi

«Entro tre anni propongo di triplicare il fatturato dell’agroalimentare, che oggi vale 30 miliardi. E si può fare. Pensate che nel mondo, i prodotti “italian sounding” (cioè quelli artefatti e chiamati parmesan, pomodori e altro) valgono 90 miliardi. Se recuperiamo metà di questa produzione avremo quasi 100 miliardi di esportazione».

E’ un fiume in piena Oscar Farinetti, creatore di Eataly (che aprirà anche a Piacenza), ospite del presidente di Confindustria, Emilio Bolzoni, nell’ambito di “Conversazione con …”, serie di incontri con gli imprenditori innovativi e di successo. Lotta alla burocrazia, ai politici mediocri che vivono negli apparati, aiuto all’impresa che innova e che esporta, rivalutazione di agroalimentare e turismo, risorse che potrebbero sorreggere il Paese. Dopo aver inventato Unieuro e reso famoso lo slogan “l’ottimismo è il profumo della vita”, pronunciato da Tonino Guerra, Farinetti ha reinventato l’agroalimentare in Italia.

PIACENZA. Eataly avrebbe dovuto aprire pochi giorni fa, ma, colpa anche della crisi, l’appuntamento è slittato. «Ma fra settembre e dicembre del prossimo anno è sicuro che apriremo a Piacenza”. Parola di Farinetti.  «Eataly - ha spiegato il patron del contenitore che valorizza le eccellenze italiane servendole con una filosofia nuova - come sapete è sempre legato a un tema: a Firenze, il Rinascimento; a Milano, la musica rock e pop; a Piacenza lo dedicheremo alla provincia italiana. Vogliamo raccontare le diversità che ci sono. Piacenza sarà il simbolo di una provincia virtuosa che cura l’agroalimentare con grande impegno».

POLITICI MEDIOCRI. Un impegno che, però, viene messo in crisi dalla politica e dai cattivi amministratori di questo Paese. Farinetti non è tenero, ma sempre ottimista. «Il momento non è vissuto bene dagli imprenditori che non vivono bene la politica da qualche anno. Noi imprenditori dobbiamo difenderci dalla politica, che significa spesso apparato, burocrazia - creazione di politici mediocri - è ciò da cui difendersi e contro cui lavorare. Nel mondo ci sono Paesi che agevolano l’impresa. Il nostro non lo sta facendo. Va un po’ meglio per chi esporta, ma serve la diplomazia, gli italiani che ci aiutino, gli istituti che funzionino (Ice, Enit). Se cambiano i politici, faremo meglio».

Farinetti si considera anche un politico (grande l’aiuto dato a Renzi nella stesura del programma economico, ma non solo). «Farò politica, continuerò come so fare. Assumere 610 giovani a Roma è fare politica. Riqualificando un immobile dimenticato, l’air terminal all’Ostiense, uno scandalo nazionale, aperto solo per i mondiali di calcio nel ’90 per 37 giorni e poi abbandonato per 20 anni».

RENZI. E il patron di Eataly non dimentica Renzi «che è vivo e sta bene. E ricordate “Atene capta, roma cepit” (riadattamento del famoso “Graecia capta ferum victorem cepit”, cioè la Grecia conquistata dai romani, conquistò i dominatori con le lettere e le arti). Ciò che Renzi ha detto segnerà i progressisti italiani. Sapevamo che non poteva vincere con il 90 per cento dell’apparato contro. Ma ha 37 anni e tanta strada da fare».

PARMA STRONCATA. Infine, una stoccata a Parma, spiegando la decisione di aprire a Piacenza. «Sono andato a Parma e c’era un sindaco, vengo a Piacenza e trovo Reggi. Secondo voi chi ho scelto? Non me ne frega niente. Eataly si fa dove c’è attrazione. E poi Piacenza non ha tanto meno di Parma, ha prodotti straordinari. Parma ha fatto un po’ più “coccodè” negli anni, ora cominci anche Piacenza». Chissà cosa ne pensano quelli che difendevano l’accorpamento con i cugini ducali dal naso incipriato. In platea, poi, intervistato dal direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto, Farinetti non ha mancato di menare altri fendenti. Partendo dall’adagio che “vivere senza ottimismo non ha senso.

CAMBIAMO LA CIVILTA’. Oggi è in atto un cambiamento di civiltà. Abbiamo avuto quelle fondate sulla religione, sulle guerre e sul consumo». La tecnologia spinge gli uomini fuori dal lavoro, senza occupazione, rimpiazzandoli con i robot «ma i robot non consumano così come i prodotti chimici nei campi non fanno il buon cibo». E allora si cambi civiltà. Gli italiani sono lo 0,83 per cento degli abitanti mondiali, ma vengono guardati da tutti. «Abbiamo - ha detto Farinetti - il 75 per cento delle bellezze artistiche mondiali, una biodiversità alimentare unica, paesaggi da sogno. Dobbiamo imparare a esportare ke nostre merci e importare turisti». Spietati i numeri indicati da Farinetti: Roma ha 10 milioni di turisti, Londra 18 e New York 40. E non hanno certo più bellezze di noi. Purtroppo, in Italia sono sempre stati considerati di serie B i ministeri dell’Agricoltura e del Turismo. Per non parlare dei porti e delle ferrovie. Basti dire che il solo porto di Amburgo movimenta merci quanto tutti i porti italiani. E l’Italia è  per tre quarti sull’acqua.  E qui termina Farinetti.

Ma ai nostri governanti è interessato per decenni aprire uffici, riempirli di impiegati pubblici, avere una concezione statalista di ogni attività umana, sovraccaricare i cittadini e le imprese di certificati inutili, tassare l’inverosimile e riempire di privilegi le classi dominanti (politici, incapaci, in primis). Amburgo è lontana.

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