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Agricoltura

«Per il pomodoro annata più che discreta ma crescono molto i costi»

Assemblea di bilancio Ainpo, occasione non solo per fare il punto della situazione del comparto, ma pure per prefigurare le scelte per il prossimo futuro

La produzione è andata abbastanza bene, nonostante la pesante siccità ma i costi produttivi sono lievitati in itinere, erodendo molto di quanto previsto dall’accordo-quadro con l’industria di trasformazione che, ad onor del vero, ha dovuto anch’essa subire aumenti notevoli per packaging ed energia. Per questo, per il 2023, con le contrattazioni appena iniziate, sarà fondamentale coprire integralmente i costi di produzione, porre attenzione alle scelte colturali e alla situazione delle aziende: in particolare preoccupa il ricambio generazionale, anche se a Piacenza sono subentrati (o affiancano) già molti giovani.

Assemblea di bilancio Ainpo (organizzazione produttori pomodoro da industria) alla sala “G. Bertonazzi” al Palazzo dell’Agricoltura, occasione non solo per fare il punto della situazione del comparto, ma pure per prefigurare le scelte per il prossimo futuro, anche alla luce della nuova Pac di cui ha tracciato un quadro esaustivo Paolo Sckokai direttore del Dipartimento di Economia Agroalimentare dell'Università Cattolica di Piacenza.

Dopo il saluto del presidente Ainpo Filippo Arata e l’illustrazione di alcuni dati produttivi da parte del tecnico Claudio Salotti, ha preso la parola il direttore di Ainpo (e vicepresidente dell’OI Nord Italia pomodoro da industria) Luigi Sidoli che ha evidenziato i principali dati produttivi del 2022 caratterizzati da una produzione mondiale inferiore di un milione rispetto ai consumi, 2 milioni in meno rispetto l’anno precedente, il 15 % in meno nella Ue, con il 30% in meno in Spagna, 15 in Portogallo e 10 in Italia, il 2% in meno nel Nord Italia. Il dato italiano si inserisce in quindi in una situazione di riduzione generale a livello europeo e mondiale (-4,9%). Fa eccezione la Cina che, con 6,2 milioni di tonnellate, ha fatto registrare un incremento del 29,2% dopo la flessione del 2021.

Dopo anni dunque, si è consegnato meno di quanto contrattato e sono diminuite le superfici, mentre le rese sono state a Piacenza di 880 quintali ad ettaro, con una media di 96,17 (su 100) dell’indice di pagamento, ovvero il prezzo di 108,5 euro a tonnellata. «Ainpo - ha rimarcato Sidoli - è stata un punto di riferimento per i propri soci grazie ad un solidale lavoro di squadra tra tecnici ed amministrativi. Ora ha ribadito siamo pronti ad impegnarci per il nuovo contratto, tenendo conto di tre fattori: costi di produzione (da coprire integralmente), attenzione alle scelte colturali ed alla situazione delle aziende, va pure osservato che le quotazioni di mercato sono molto favorevoli, ma occorre anche considerare che i costi produttivi della trasformazione sono lievitati non solo per gli agricoltori (fertilizzanti, energia ed irrigazione), ma pure per l’industria (packaging, energia etc). Nella trattativa vanno da subito messi sul piatto i maggiori costi (7800 euro e non i 6400 ipotizzati), tenendo presente che nel 2023 aumenteranno di 2.200 euro ad ettaro. Da qui bisogna partire, come dalle scelte produttive alternative, ma - ha concluso Sidoli - sento di poter essere moderatamente ottimista».

Paolo Sckokai  ha ricordato che la peculiarità della nuova Pac è “il farm to fork”, ovvero il piano decennale messo a punto dalla Commissione Europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente e riguarda tutta la filiera agro-alimentare. «Il PSN (piano sviluppo nazionale) è stato approvato il 2 dicembre, il bilancio Ue per il settore è di 34 miliardi, leggermente inferiore al precedente, con il 50% ai pagamenti diretti, il 45% ai Regionali ed il 5% ai settoriali». Ha parlato poi del sostegno ridistributivo, tra i pagamenti di base, la novità è la condizionalità rinforzata, basata cioè su vincoli tra cui l’obbligo di rotazione ed il 4% delle superfici a riposo, per il 2023 è prevista però una deroga. Inoltre monitoraggio degli inquinamenti di fosfati e uso sostenibile dei pesticidi, con controllo delle attrezzature. C’è conferma per il pagamento accoppiato, ma a condizione di far parte di una O.P., di avere un contratto con l’industria ed utilizzare materiale di propagazione certificato, tutte prerogative già consolidate di tutto il comparto piacentino».

«L’eco-schema 4 è stato esteso dalle foraggere azoto-fissatrici, anche alle colture di rinnovo e quindi al pomodoro per il quale c’è, anche in questo caso, obbligo di rotazione, lotta integrata o bio, interramento dei residui per le aziende senza stalle. Un valore che integra quello del Psr, con una riduzione del 6% rispetto al precedente e che penalizza soprattutto le grandi aziende». Stefano Cavanna direttore di Condifesa Piacenza (che proprio recentemente ha festeggiato 50 anni di attività), ha parlato poi di Agricat (Fondo di Mutualizzazione Nazionale per gli Eventi Catastrofali) «un nuovo strumento come che partirà con la nuova programmazione Pac 2023-2027. Punta a intervenire per coprire danni da gelo e brina, alluvione e siccità, vista anche l'offerta non sufficiente, per alcune aree e colture, di polizze assicurative. Con il nuovo Fondo 700mila imprese saranno coperte, quelle che beneficiano dei pagamenti diretti Pac. Ogni agricoltore che a maggio 2023 presenterà la domanda unica per la Pac prenderà atto che una quota pari al 3% dei pagamenti diretti che dovrebbe ricevere sarà prelevata per contribuire al Fondo AgriCat. In cambio di cosa? Di una copertura di Stato per i rischi catastrofali. Resta fermo però tutto quello che già era previsto in fatto di gestione del rischio, quindi polizze agevolate, fondi, fondi mutualità danni e reddito, il sistema riassicurativo pubblico e privato».

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