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Economia

Piazza Duomo, lancio del tocco sul sagrato per i neolaureati della Cattolica

Mauro Balordi: «Un evento con cui vogliamo rimarcare l'importanza del traguardo raggiunto dai nostri laureati»

Si è tenuta il 25 aprile, dalle 9.30, presso il Duomo di Piacenza, la Festa di Laurea 2014 dell’Università Cattolica. “Un evento con cui vogliamo rimarcare l’importanza del traguardo raggiunto dai nostri laureati – sottolinea Mauro Balordi, direttore della sede di Piacenza e Cremona della Cattolica - e la fiducia che, con l’impegno e la determinazione, questo traguardo possa rappresentare un importante punto di partenza per ambiziosi obiettivi futuri, professionali e personali”.

E' stata così pensata e realizzata una festa in stile anglosassone con i laureati in toga e tocco, con la consegna dei diplomi di laurea da parte dei presidi di Facoltà e con la comunità universitaria, fatta di docenti, ricercatori e personale amministrativo, che si è stretta insieme ai famigliari intorno ai ragazzi, per celebrare una tappa importante del loro percorso formativo e professionale.

Lancio del tocco in piazza Duomo per i neolaureati ©ilPiacenza

Dopo l’accoglienza all’ingresso del Duomo e la consegna della toga, alle 9.30 è stata celebrata la messa presieduta dal vescovo Gianni Ambrosio; alle 10.30, si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi di laurea con l'intervento di Stefano Bertuzzi, Ph.D.,M.P.H. Executive Director,American Society for Cell Biology e laureato della facoltà di Agraria piacentina.

Alla fine, sul sagrato della cattedrale, grande momento conclusivo con il tradizionale lancio del tocco.

Ecco il discorso che ha tenuto Stefano Bertuzzi durante la celebrazione
«Congratulazioni a tutti voi, laureati dell’Universita’ Cattolica del 2014! E congratulazioni anche ai genitori, alle famiglie ed ai vostri amici che sono stati determinanti nell’aiutarvi a raggiungere questa tappa importante! Vi parlo da genitore, ricordando con emozione il senso di gioia e di orgoglio il momento della nascita dei miei figli, proprio come se fosse ieri. Sono sicuro che I vostri genitori provano la stessa cosa oggi, dopo piu’ di vent’anni dalla vostra nascita.

Cosi’, se mi permettete, vorrei che vi uniste a me per un grande applauso ai nostri genitori che sono qui presenti, anche a quelli che non hanno potuto partecipare, o che oggi ci guardano orgogliosi dal cielo. Se lo meritano questo applauso! E’ un grande onore per me essere qui oggi all’Universita’ Cattolica, l’universita’ dove anch’io mi sono laureato. 

Vorrei ringraziare il Direttore di Sede, dr. Mauro Balordi ed i presidi delle varie facolta’—il prof. Morelli, la prof.ssa Fellegara, il prof. Albanese, ed il prof. Lenoci. Certemente 24 anni fa quando stavo seduto in aula magna per la mia laurea non avrei mai immaginato un giorno di stare in piedi qui! 

Vorrei lasciarvi quattro messaggi che spero possano esservi utili.

Il primo messaggio e’ che oggi e’ un inizio, e non una fine. Potrebbe sembrare che dopo tanti anni di scuola, avete raggiunto un traguardo. Avete sicuramente raggiunto una tappa importante; la trepidazione per gli esami, le ore interminabili di studio sembrano essere un ricordo. Ma se ci pensate bene, questo e’ un inizio, non una fine.

Se c’e’ una cosa sola che spero vi ricordiate dopo il mio discorso, e’ il fatto che quello che vi ha fatto arrivare fin qui, non vi portera’ fin la’. Ora e’ il momento di attivare tutte le vostre sinapsi per dare forma al vostro futuro. Non c’e’ un libro di testo da seguire. Avete opportunita’ immense davanti a voi -e certo anche grandi sfide in questo periodo difficile, soprattutto per l’Europa- ma le opportunita’ credo sorpassino di gran lunga le sfide.

Viviamo in un mondo molto complesso, molto piu’ complesso di quello nel quale i vostri genitori o i genitori dei vostri genitori sono cresciuti. I cambiamenti sono diffusi e sempre piu’ frequenti, e questo e’ vero per ogni regione del mondo e certamente e’ vero anche per l’Italia. Siccome sono un ricercatore biomedico, tendo a misurare il cambiamento in base alla ricerca e all’innovazione.  

Vent’anni fa, quando ho lasciato l’Italia, una diagnosi per HIV/AIDS era l’equivaelnte di una sentenza di morte.  Oggi, nonostante non abbiamo ancora una cura, grazie alle scoperte scientifiche,  le persone infette dal virus dell’HIV vivono una vita normale, ed e’ piu’ probabile che muoiano anziane per cause non collegate alla patologia.  Negli USA le terapie anti-retrovirali salavano ogni anno 30,000 persone.  Il progresso nella ricerca ci permette di salvare oltre un milione di persone all’anno dalla morte per malattie cardiovascolari ed oltre 20,000 per l’ictus cerebrale. E’ un progresso tremendo! Ma resta ancora tanto da fare. 

Chi ha reso tutto questo possible?  Studenti, dottorandi, post-docs, persone come voi! Si, laboratori di tutto il mondo brulicano di persone giovani come voi che mettono il loro talento, le loro energie illimitate a disposizione per risolvere problemi molto complicati, come quelli a cui ho accennato. Ed ho accennato solo ai successi nella ricerca biomedica, ma successi simili si osservano in molte aree della ricerca, nell’arte, nelle science sociali dove i problemi della societa’ ci attaccano da diverse parti.

Dunque a che cosa pensavo ventiquattro anni fa quando mi trovavo dove siete voi oggi?  Avevo grandi sogni, una buona preparazione che l’Universita’ mi aveva dato, pochi contatti nel mondo scientifico (praticamente nessuno); ma nonostante questo, dopo pochi mesi dalla laurea, ho avuto la possibilita’ di seguire il mio sogno e tuffarmi a capofitto nel mondo della ricerca ai National Institutes of Health, il piu’ grande centro di ricerca del mondo, grazie ad un professore della facolta’ di Agraria, qui della Cattolica, che fu fondamentale per il mio futuro—il prof. Vittorio Bottazzi, al tempo direttore dell’Istituto di Microbiologia. 

Io e mia moglie ci eravamo appena sposati, non avevamo soldi in tasca, e non avevamo certezze. Partimmo per gli Stati Uniti con una miserissima borsa di studio e tutto quello che ci potevamo permettere era un dignitoso scantinato nella periferia di Washington, DC—una di quelle situazioni in cui gurdi fuori dalla finestra, passa una persona, e vedi una gamba.  Era davvero difficile arrivare a fine mese, e spesso la decisione era tra pagare il pranzo o pagare l’affitto. 

Non c’erano certezze, ma sapevo che avevo una grande opportunita’ davanti a me. Sono partito con l’idea che sarei tornato dopo sei mesi. Sono passati piu’ di vent’anni da allora, e sono ancora negli Stati Uniti. Io e mia moglie abbiamo detto bye-bye allo scantinato, abbiamo fatto grandi esperienze che mai ci saremmo immaginati, incluso diventare genitori di due meravigliosi bambini, Davide e Celeste. 

Non vi dico che dovete lasciare l’Italia ed andare negli Stati Uniti, proprio no, non e’ questo il messaggio, vi dico solo che per me e’ stato cosi’, per me e’ stata questa un’opportunita’ che ho deciso di giocarmi e vi esorto a guardare attentamente a quali siano le vostre opportunita’.

Da parte mia continuo ad avere lo stesso senso di passione per le sfide come quelle che ho affrontato quando sono partito per gli Stati Uniti tanti anni fa’. Non sapevo cosa mi aspettava, ma sapevo che volevo mettercela tutta, volevo cambiare il mondo. 

Sono certo che voi avete sogni come i miei—volete fare qualcosa di significativo, qualcosa che possa avere un impatto. Per cui lasciatemelo dire—seguite i vostri sogni. Questo e’ un nuovo inizio. Rischiate. Non fatevi sfuggire opportunita’ anche se non ci sono garanzie. Il rischio piu’ grande e’ quello di non rischiare!

Chi avrebbe immaginato che un giorno avrei lavorato gomito a gomito con il Direttore dei National Institutes of Health, l’equivalente di un Ministro della Ricerca in Europa,  formulando le politiche strategiche per il finanziamento della ricerca scientifica per tutti gli Stati Uniti al walzer di 40 miliardi di dollari all’anno? 

Chi avrebbe immaginato che dopo pochi anni mi sarei trovato a percorrere i solenni corridoi della Casa Bianca per dirigere un progetto del Presidente degli Stati Uniti? O che un giorno avrei incontrato capi di stato e ministri per consigliare riforme restrutturali della ricerca biomedica nei loro paesi?

E’ stata –ed e’ tutt’ora- un’esperienza meravigliosa, ma soprattutto un’esperienza che mi ha fatto conoscere il rispetto per le persone intorno a me. Lavori tantissimo e sei costantemente insieme a persone che sono molto piu’ intelligenti di te, che sono piu’ veloci di te, che sono meglio di te; spesso pensi di non riuscire a tenere il passo. 

Il segreto che ho imparato e’ quello di circondarsi di persone che possano ispirarti, che possano essere dei modelli per te, che conoscano piu’ cose di te. 

Pensate a queste persone come ai vostri allenatori –I “mister” della vostra carriera. Anche I migliori atleti hanno allenatori—dovete trovare l’allenatore per la vostra vita.  E queste persone sono quelle che non hanno paura di dirvi che state sbagliando, che dovete cambiare per fare meglio—sono quelle le persone che vi aiuteranno di piu’.

Dunque, come dicevo all’inizio, quello che vi ha fatto arrivare fin qui, non vi portera’ fin la’. Cio’ che e’ vero oggi, pensando alla vostra carriera, non sara’ vero tra 25 anni, tutto cambia, come ad esempio la scienza e la tecnologia, insieme alle persone, alle idee, agli strumenti finanziari, e soprattutto alle aspettative che la societa’ ha su di voi. Dovete iniziare a chiedervi quale sara’ il vostro ruolo in tutto questo cambiamento.

Badate bene, questo non e’ solo qualcosa che riguarda il vostro successo personale.  Abbiamo fatto grandi progressi nella scienza e nella societa’, ma abbiamo di fronte a noi problemi che lasciano a bocca aperta.  

Pensate ai problemi che affliggono l’umanita’ oggi. Pensate al problema del cambiamento climatico e del surriscaldamento dell’atmosfera.  Quello che stiamo facendo oggi non ci portera’ fin la’; c’e’ bisogno di voi, si’ di voi, di voi qui in cattedrale oggi, di persone che possano affrontare I grandi problemi di fronte a noi. C’e’ bisogno di giovani educatori, economisti, e scienziati per sviluppare approcci trasformativi per risolvere questi enormi problemi.

Pensate alla poverta’ davanti ai nostri occhi, alle ondate di persone che vengono sbattute fuori dalle loro terre, pensate al mondo che sempre piu’ viene diviso tra quelli che hanno e quelli che non hanno.  Oggi circa la meta’ delle persone al mondo (cioe’ piu’ di tre miliardi) vive con meno di due dollari e mezzo al giorno; 

milioni muoiono malnutriti o vivono vite che non sono complete perche’ in paesi in via di sviluppo non riusciamo a curare malattie che sarebbero perfettamente curabili nelle nostre citta’. Circa un miliardo di persone sono entrate nel terzo millennio senza saper leggere un libro o saper scrivere il proprio nome. Non fatevi ingannare dalle statistiche e dalle percentuali, oggi ci sono al mondo piu’ poveri di quanti ce ne fossero 50 anni fa!  Una tragedia. 

Pensate ai problemi dell’alimentazione, dell’acqua, che oggi rendono la vita difficile a milioni di persone ed a molti di piu’ in futuro. Oltre un miliardo di persone non ha facile accesso all’acqua potabile, ed oltre due miliardi e mezzo di persone bevono acqua che non e’ potabile.

Quello che ci ha fatto arrivare fin qui, non ci portera’ fin la’—dovete pensare diversamente, portare il vostro contributo al mondo. Guardate ad oggi come ad un nuovo inizio, un inizio che aspetta i laureati della Cattolica del 2014.  Non abbiate timore di pensare in grande, non accontentatevi di progetti piccolini, pensate alla societa’ che vi circonda, pensate al futuro, aiutate a dare forma al futuro!

Il secondo messaggio che vorrei lasciarvi oggi e’ quello di imparare ad ascoltare. Nella complessita’ del mondo che ho brevente cercato di descrivere, non potete permettervi il lusso di capire solo cio’ che e’ tattico, strumentale, prossimo a voi stessi, o alle vostre attivita’ di oggi.  Dovete capire che cosa accade nel mondo, osservare attentamente l’evoluzione della tecnologia, delle idee.  Il cambiamento vi bussera’ di sorpresa alle spalle, se non tenete la testa alta e le orecchie ben aperte.  

Il mondo non diventa piu’ semplice da capire.  Quello che sta accadendo in Crimea, in Ucraina, la globalizzazione che sta trasformando i popoli nel mondo in meglio ed a volte in peggio—queste non sono cose semplici, che non possono essere comprese ed analizzate velocemente, con giudizi semplicistici.  

Bisogna saper ascolatre, bisogna sforzarsi di capire; non potete permettervi il lusso di parlare solamente, o di ignorare quello che succede piu’ in la’ del vostro condominio o del vostro ufficio. Per questo vi consiglio di rimanere collegati all’Universita’, il nome stesso allude all’universalita’ della conoscenza, sfruttate le rette che avete pagato fino ad ora, e usate l’educazione post-laurea che la Cattolica vi offre, per esempio l’Associazione Necchi, o quant’altro—vi aiuteranno ad ascoltare, a capire meglio.

E qui mi collego subito al terzo messaggio, che e’ direttamente collegato al saper ascoltare.  Se non ascoltate, se non vi sforzate di capire, se non studiate, sarete limitati nel contribuire a fare la differenza, a cambiare il mondo.  Il continuo studio –ricordate? Oggi e’ un inizio, non una fine- l’ascolto, l’imparare, vi dara’ in modo naturale, la capacita’ di essere sicuri di voi stessi e dunque di poter assumervervi rischi.  

E questo e’ il mio terzo messaggio.  Se vi assumete rischi, potrete esplorare nuovi percorsi, potrete vivere l’ebbrezza che si sperimenta quando si vive al confine di cio’ che e’ noto e cio’ che non lo e’ anocra; sia questo nella scienza, negli affari, o nella societa’ in generale.  E’ la capacita’ di ascoltare e di capire cio’ che e’ stato detto, ma anche il significato e le implicazioni per cio’ che NON e’ stato detto che fa la differenza; questo vi permettera’ di superare la paura del cambiamento, e piuttosto diventare voi stessi agenti di cambiamento e di innovazione.

Dunque oggi dovete iniziare una nuova vita d’azione, che abbatte le barriere, superando la paura del cambiamento, che e’ innato in ognuno di noi ma che troppe volte imprigiona la genialita’ che e’ pure innata in ognuno di noi.  

Quando avete un’idea nuova, chiedetevi Perche’ no? invece di chiederevi semplicemente Perche? E se la vostra idea fallisce, benissimo, considerate il fallimento una medaglia d’onore perche’ avete provato qualcosa di nuovo; siate persistenti e resilienti, raccogliete i vostri pezzi, il vostro orgoglio andato a ramengo, e provate di nuovo, con la vostra prossima intuizione.

Attraverso le vie tortuose della mia vita ho imparato il valore di assumersi rischi e di non essere spaventato dal dissentire o dal procedere in modo in cui molti altri non erano d’accordo o mi consideravano semplicemente fuori di testa.  Come scrisse Kahil Gibran nel famoso libro “Il Profeta” l'oggi non è che il ricordo di ieri, e il domani il sogno di oggi.

Dunque, il mio terzo messaggio e’ quello della sfida di saper sognare i sogni piu’ grandi, perche’ una grande vita non puo’ essere sistemata in un sogno piccolo.

Il quarto ed ultimo messaggio che vorrei lasciarvi oggi e’ che oggi iniziate un nuovo inizio con un grande debito.  E non e’ un debito finanziario (magari per qualcuno di voi, anche), e neppure un debito verso i vostri genitori o le vostre famiglie.  

Quello che voglio dirvi e’ che siete in debito verso voi stessi per aver raggiunto questa meta oggi, e siete in debito con il mondo intero che vi ha messo in una posizione privilegiata.   

Da oggi in poi sarete definiti non piu’ da che cosa ricevete, piuttosto da quello che riuscite a dare.  Vi esorto ad essere sempre riconoscenti per quello che avete fatto e per quello che avete ricevuto e a restituire molto di piu’. 

So bene che i laureati della Cattolica sono tra i migliori, ma anche in queste circostanze ricordatevi che tutto quello che riuscirete a fare nella vita sara’ anche dovuto ad un grande elemento di fortuna.  

Il fatto che avete incontrato qualcuno, o che vi siete trovati in un certo posto ad un certo momento.  E dovete riconoscere questo importante elemento di fortuna e dovete rendere grazie per questo.  Importanti ricerche in psicologia indicano che le persone che sono capaci di essere grate, sono persone piu’ felici.  

Questa e’ una cosa molto importante per me.  Per me, come immigrato negli Stati Uniti -un paese che ha dato tantissimo a me ed alla mia famiglia-  un modo per rendere grazie e’ stato quello di adottare una bimba americana.  

Mia moglie ed io, per un’adozione, abbiamo decisio di non guardare lontano, in un paese in via di sviluppo, come spesso accade—invece  abbiamo guardato molto vicino, nella nostra citta’ di Washington.  Abbiamo adottato una bellissima bimba, Celeste, nata solo una manciata di isolati piu’ in la’ della nostra bella villetta in un quartiere posh di Washington; ma nata in una situazione molto difficile, che sembrava piuttosto migliaia di miglia lontana, in un mondo parallelo.  

Siamo ovviamente felici di aver adottato Celeste come persona nella nostra famiglia, ma anche di aver reso grazie ad un paese intero che a sua volta ha adottato la nostra itnera famiglia.

Dunque, oggi comincia tutto per voi. Ma non lasciate nulla indietro. Al contrario, datevi da fare, dimeticate le fatiche e la stanchezza –ci sara’ tempo anche per quello, ma dopo- 

per ora non dimenticate mai da dove siete venuti, il vostro debito, e dimostrate la gratitudine che avrete accumulato per quello che riuscirete a fare nella vostra professione, nella vostra famiglia, nella vostra vita.  

Rimanete leali alla vostra curiosita’ intellettuale, alla vostra integrita’ morale, alla vostra compassione, ed al desiderio infuocato di costruire un mondo migliore per tutti. Laureati della Cattolica del 2014, non riesco a trattenere la curiosita’ di vedere le cose meravigliose che riuscirete a costruire»

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