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Pomodoro, Confagricoltura: «Senza accordo muore un settore»

Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza: «Il tavolo dei produttori in programma è un forte segnale della volontà, da parte agricola, di non compromettere un'intera filiera che per anni è stata fonte di valore aggiunto per un'intera economia territoriale e non solo»

«Il tavolo dei produttori in programma per lunedì 22 febbraio è un forte segnale della volontà, da parte agricola, di non compromettere un’intera filiera che per anni è stata fonte di valore aggiunto per un'intera economia territoriale e non solo». Questo il commento di Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza, all'incontro fissato per il 22 febbraio a Parma. 

Le organizzazioni professionali e le organizzazioni di produttori si incontreranno con l'obiettivo di concordare una strategia comune, dopo che le trattative con la parte industriale si erano arenate nei giorni scorsi. «I produttori sono ben consapevoli del momento e gli agricoltori, in questo clima di totale incertezza, non sono certo tentati di eccedere nell'opzionare superfici a pomodoro, considerando gli elevati e inderogabili costi di produzione a cui sono anticipatamente esposti. Seve che la filiera nel suo complesso trovi un equilibrio – prosegue Chiesa – l'incontro in programma è il primo passo per riaprire il dialogo anche con la parte industriale. A nessuno gioverebbe un settore del pomodoro che si sgretola in balia dell’aggressiva concorrenza dei Paesi competitor che possono contare su strategie produttive basate essenzialmente solo sul prezzo».

«Del resto – conclude Chiesa – se non si giungerà ad un accordo quadro che possa quantomeno delineare una prospettiva di campagna, le scelte produttive dovranno, necessariamente, essere riorientate, se non in toto in buona parte e a quel punto a risentirne sarebbe un intero comparto e il suo indotto».

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