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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Pomodoro da industria, raggiunto l’accordo quadro per il Nord Italia

Il prezzo di riferimento è di 108,5 euro a tonnellata

Dopo una lunga ed intensa trattativa con la parte agricola, è stato raggiunto l'accordo quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel bacino Nord Italia. Lo annuncia l'Anicav (Associazione Industriali conserve alimentari vegetali) ,in una nota, precisando che l'Accordo prevede la conferma dell'impianto contrattuale del 2021 per la parte normativa, con un prezzo di riferimento che, con un incremento di oltre il 18%, il più elevato di sempre, fa registrare un aumento di circa il 40% in soli quattro anni. Il prezzo di riferimento di 108,5 euro a tonnellata.

«È prevalso il senso di responsabilità. - commenta Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav - Nonostante il periodo non semplice per l'industria, abbiamo riconosciuto, non senza difficoltà, un significativo aumento del prezzo medio rispetto alla scorsa campagna per venire incontro alle criticità espresse dalla parte agricola. Si tratta, naturalmente - sottolinea - senza precedenti, legato alla straordinarietà del momento che stiamo vivendo caratterizzato dalle vicende belliche che stanno causando aumenti in campo energetico, dal particolare andamento dell'inflazione nonchè da una importante siccità nel nostro bacino produttivo».

BERTINELLI (COLDIRETTI): «INTESA IN RITARDO MA GARANTISCE I PRODUTTORI PERCHÉ DÀ CERTEZZE»

«Un accordo che, malgrado il grave ritardo con il quale è arrivato e il fatto che non copra del tutto i costi di produzione, dà almeno la certezza di un prezzo di riferimento alle aziende agricole, costrette ad affrontare rincari vertiginosi per tutte le operazioni colturali e con la preoccupazione di una difficile gestione delle risorse idriche per il perdurare del clima siccitoso». Questo il commento del presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli. «Stiamo attraversando – prosegue Bertinelli – un periodo economico e sociale che non ha precedenti, con un aumento senza eguali dei costi di produzione». Anche per questo nuovo contratto – conclude Coldiretti – occorre che la filiera continui con una seria “programmazione produttiva”, con un preciso controllo delle superfici seminate e delle quantità prodotte. «Siamo convinti della necessità di un progetto che guardi non solo alla quantità, ma soprattutto alla distintività del prodotto perché va riconosciuto l’impegno degli agricoltori nel costante miglioramento della qualità del prodotto.  Per questo è fondamentale una cabina di regia –  conclude Bertinelli – un approccio nuovo, sfruttando appieno le opportunità dei Distretti del Cibo, mettendo insieme imprese, cittadini, associazioni e istituzioni per ottenere una migliore collaborazione sulle azioni comuni,  finalizzate a organizzare, sostenere, promuovere e valorizzare l’intera filiera che produce e trasforma un prodotto di altissima qualità in un territorio ben definito».

GASPARINI (CONFAGRICOLTURA): «LA BASE DI PARTENZA DELLA TRATTATIVA ERA INACCETTABILE, BENE L’ACCORDO»

«Il prezzo in valore assoluto è indubbiamente migliorativo, soprattutto in considerazione del punto di partenza della trattativa.  È in valore assoluto il prezzo giusto? Considerando il rischio imprenditoriale che ha assunto la coltivazione del pomodoro, le risorse di cui abbisogna la coltura e considerando gli aumenti negli altri mercati, quanto accordato non è sicuramente adeguato. Ci sarebbe voluto più coraggio e soprattutto, è convinzione di Confagricoltura Piacenza che si debba uscire dalla logica di determinazione dei prezzi sulla base della mera copertura dei costi, proprio per la professionalità richiesta ai produttori e la scarsità di risorse in termini di acqua e di terra.  Gli agricoltori meritano che il comparto riposizioni il prezzo su una linea di guadagno e di riconoscimento del valore aggiunto» – commenta così Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, l’accordo quadro per la campagna del pomodoro da industria 2022 del Nord Italia, che ha visto la sottoscrizione stamani con la determinazione di un prezzo di riferimento di 108,5 euro a tonnellata.

«Il dato da analizzare – sottolinea Gasparini - è la diminuzione degli investimenti e la riduzione delle superfici dedicate del 15-20%: segnale di un rischio di disaffezione alla coltura a causa un sistema dei prezzi inadeguato già dalle campagne scorse. Questo fenomeno è stato inoltre accentuato da una base di partenza della trattativa tarata su quotazioni inizialmente inaccettabili, via via migliorate con un allungamento della trattativa stessa, che a questo punto non poteva non protrarsi nel tempo, proprio per smontare quella base di partenza. Fatto salvo che crediamo ancora che il prezzo, in rialzo, sia comunque indicativo del mercato – conclude il presidente di Confagricoltura Piacenza - auspichiamo che si rafforzi la strada di un’interprofessione matura e, per parte agricola, si rafforzi l’unità del mondo delle Op, sia in termini di organizzazione dell’offerta che in termini di potere contrattuale».

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