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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Pomodoro, gli industriali a Copador: risolvete i problemi o la filiera è a rischio

L'associazione delle aziende e Confapi propongono ai soci della coop l'acquisto del loro prodotto allo stesso prezzo degli altri e l'apertura di un tavolo di dialogo. La proposta è di 78 euro la tonnellata

“Sui prezzi del pomodoro da industria stanno avvenendo cose inusuali a causa di problemi interni a una cooperativa. La trattativa in corso si è arenata. Siamo stupefatti perché così si rischia di mandare in frantumi la logica di filiera del pomodoro nel Nord Italia, una filiera che aveva trovato un punto di equilibrio fra agricoltori e industriali, all’interno del Distretto del pomodoro”. L’allarme è stato lanciato oggi, 15 marzo, a Parma da Francesco Mutti, presidente di Aipa (Associazione italiana industrie alimentari) e da Confapi, che associa alcune imprese del settore. Gli industriali, oltre all’allarme, hanno avanzato anche alcune proposte per risolvere una situazione che potrebbe precipitare a pochi giorni dalla semina. Il settore raggruppa in totale 23 aziende, con un indotto di decine di migliaia di occupati, e un fatturato di oltre 500 milioni di euro l’anno. Gli industriali hanno anche detto di garantire alla filiera il prezzo di 78 euro la tonnellata (nel 2012 era di 84). “Con la crisi in atto – ha affermato Antonio Casana, della Solana, azienda del Lodigiano – la Spagna ha abbassato i prezzi in un range tra i 2 e i 5 euro. Per il 2013, in Spagna, il prezzo franco arrivo è di 74-75 euro. In Portogallo, franco partenza, si parla di 72 euro/tonnellata”. In California il prezzo è di 61 euro la tonnellata.

“Il problema interno a Copador, grande cooperativa parmense con 300mila tonnellate di pomodoro trasformato ogni anno, configura elementi lontani dalle nostre idee - ha spiegato Dario Squeri, presidente di Steriltom, azienda piacentina - con logiche che esulano dal mercato”. Le industrie propongono così di ritirare tutto il prodotto delle Organizzazione di prodotto (OP); di estendere l’acquisto anche ai soci della cooperativa Copador, alle stesse condizioni economiche degli altri, se la situazione dovesse degenerare; e infine propongono un tavolo come interlocutori per ricercare una soluzione positiva.

Mutti, a nome degli altri associati, ha anche chiesto che “non si verifichino ingerenze. Temiamo che, faticando a trovarsi un rapporto tra i soci e la coop, potrebbe venire a mancare una quantità importante del prodotto. Il pericolo è che i soci che non sono stati pagati non conferiscano più il prodotto alla cooperativa”. In sintesi, gli industriali temono che si promettano prezzi più alti e poi non si paghi nei termini. In una nota, Aiipa e Confapi hanno sottolineato  che “come anche nella campagna di trasformazione 2012 le aziende private di trasformazione abbiano regolarmente onorato il pagamento della totalità del pomodoro ritirato, nei termini previsti”. E un ulteriore gesto di distensione delle industrie è dimostrato dal fatto che, due settimane fa, le aziende abbiano aderito alla proposta “presentata dalle OP di modifica delle norme di qualità, nel senso di una maggiore semplificazione e trasparenza”. Secondo Mutti, “non si possono stravolgere gli equilibri di una filiera che ha trovato il modo di dialogare”.  Oggil, il settore di trasformazione italiano è il secondo al mondo “e non vorremmo precipitare al 18° - ha esemplificato Mutti – con il tracollo del fatturato e la perdita di migliaia di posti di lavoro”. Nella sede della Stazione sperimentale di Parma, erano presenti anche Guido Conforti (Aiipa) e Gabriele Zanelli, di Confapi industria Emilia Romagna, oltre agli imprenditori Giuseppe Manzella (Carlo Manzella srl) , Paolo Reverberi (Von Felten), Francesca Maini (Ferrara Food), Gian Mario Bosoni (Emiliana Conserve).

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