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Pomodoro, mancano all'appello 20 milioni per i produttori

Nuovi guai per il pomodoro del Nord. Centinaia di agricoltori della OI del pomodoro da industria del Nord sono furiosi, perché non hanno ancora visto pagato il prodotto - dell'ultima campagna 2016-2017 - che avevano consegnato per la trasformazione

Nuovi guai per il pomodoro del Nord. Centinaia di agricoltori della OI del pomodoro da industria del Nord sono furiosi, perché non hanno ancora visto pagato il prodotto - dell’ultima campagna 2016-2017 - che avevano consegnato per la trasformazione. Secondo una stima, la cifra si aggira intorno ai 20 milioni di euro. Nel mirino dei produttori ci sono due imprese dell’Emilia Romagna, una OP (Organizzazione di prodotto) e un’industria di trasformazione. Intanto, il 10 gennario si riunisce a Parma la OI (Organizzazione interprofessionale) - che tratterà i temi dei mancati pagamenti e della prossima programmazione - mentre arrivano due interrogazioni regionali a firma dei consiglieri Tommaso Foti (Fdi) e Matteo Rancan (Lega Nord).

FOTI

Tommaso Foti (Fdi-An) -che in un’interrogazione alla Giunta regionale chiede quali iniziative prenderà per risolvere la vicenda - evidenzia che diverse aziende agricole, in particolare dell’area piacentina, sarebbero a rischio sopravvivenza perché esposte per decine di migliaia di euro e senza la possibilità di poter pianificare la programmazione della prossima campagna. Questa situazione - spiega - deriva dagli omessi pagamenti da parte di una industria e di una cooperativa che operano in Emilia-Romagna, mentre altre quattro imprese avrebbero pagato solo parzialmente, con la conseguenza di aggravare una situazione già condizionata negativamente dal calo del prezzo dovuto alla sovrapproduzione. A parere del consigliere, sarebbe doveroso che «l’Organizzazione interprofessionale del pomodoro del Nord assumesse iniziative per tutelare i diritti lesi da comportamenti scorretti e in contrasto con le norme contrattuali: per l'ultima campagna, infatti, tutte le organizzazioni di prodotto e le industrie del Nord avevano sottoscritto un contratto, con regole condivise, che prevedeva che la cessione del pomodoro tra le organizzazioni di prodotto e industrie/cooperative avvenisse in modo omogeneo». Nei fatti, - aggiunge - la situazione venutasi a creare «danneggia gravemente anche le industrie private e le cooperative che hanno provveduto ai pagamenti nei termini previsti entro i trenta giorni dalla consegna».

RANCAN

Anche Rancan chiede l’intervento della Regione e ricorda come «anche Coldiretti, Cia e Confagricolturasono intervenute denunciando questa problematica, che si aggiunge al calo del prezzo alla tonnellata dovuto alla sovrapproduzione e che certo non giova al settore. Nello specifico - continua - le organizzazioni sindacali hanno anche chiesto alla OI del pomodoro di assumere iniziative a tutela dei diritti lesi da comportamenti scorretti e in contrasto con le norme contrattuali. Questa condizione, infatti, danneggia gravemente le industrie private e le cooperative che hanno provveduto ai pagamenti nei termini previsti, cioè entro i trenta giorni dalla consegna». “Ora – conclude il consigliere del Carroccio - essendo il pomodoro un prodotto cardine del nostro sistema agricolo non possiamo permettere che cose del genere accadano».

CONFAPINDUSTRIA

L’agricoltura piacentina ha già preso posizione con Confapindustria, che, in una dura nota, inviata alla OI del pomodoro del Nord, a tutte le OP e alle industrie,chiede alla stessa OI di assumere iniziative a tutela dei diritti lesi da comportamenti scorretti e in contrasto con le norme contrattuali.

Per quanto riguarda le aziende piacentine, Steriltom, Emiliana Conserve, Casalsco-Arp e Carlo Manzella & C. hanno pagato interamente il pomodoro agli agricoltori, secondo i contratti, rispettando l’articolo 62 della legge 27/2012.

LA OI DEL POMODORO

L’ex assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni, ora presidente della OI, ricorda che «questa situazione è nota da ottobre. La regola prevede che se i pagamenti non vengono onorati nei tempi stabiliti non c’è possibilità di nuovi contratti per la futura campagna». L’OI, spiega Rabboni, è il luogo delle regole condivise, «che i soci si sono date. E la OI pretende il rispetto delle regole. Attualmente è in corso un’ipotesi di puntualizzazione che verrà sottoposta ai soci. Nello stesso tempo, si sta verificando con la OP creditrice l’evolversi della situazione e una via di uscita. Quest’ultima va definita fra industrie e fornitori di prodotto. E’ la condizione per poter sottoscrivere ulteriori contratti». Rabboni si dice «molto preoccupato. Voglio sperare che chi non ha pagato si stia dando da fare per pagare almeno in parte e dare garanzie, altrimenti verrà escluso dalla prossima campagna. Questo è un elemento di destabilizzazione in un settore che vale il 50% del pomodoro italiano».

COLDIRETTI

«Siamo a conoscenza delle difficoltà in cui versano alcune OP - commenta Marco Crotti, presidente Coldiretti Piacenza - che non avendo ancora incassato interamente il credito da alcune imprese di trasformazione, stanno liquidando in modo parziale i produttori conferenti; per questo terremo monitorata la situazione e ci rendiamo disponibili a raccogliere segnalazioni al fine di tutelare gli interessi dei nostri associati. Certo è che questa problematica si va ad inserire oggi in un contesto difficile, con una campagna partita con un prezzo di riferimento già poco remunerativo che senz’altro non valorizzava la qualità e la salubrità garantita dai produttori agricoli, per questo si rende oltremodo necessario avviare un percorso per riconoscere il pattuito». 

L’INDUSTRIA

Steriltom e Emiliana Conserve sono tra i firmatari della lettera inviata da Confapindustria alla OI e attendono risposte convincenti e, soprattutto, assicurazioni perché l’articolo 6 sia rispettato e non provochi concorrenza sleale tra le aziende e problemi agli agricoltori. «Il mancato rispetto di questo articolo - afferma Dario Squeri, ad di Sterltom - deve essere sanzionato a salvaguardia delle imprese serie, che hanno pagato, e degli agricoltori piacentini. Diverse aziende agricole sono a rischio sopravvivenza perché esposte per decine di migliaia di euro e senza la possibilità di poter pianificare la programmazione della prossima campagna».

CONFAGRICOLTURA

Secondo il direttore di Confagricoltura Piacenza, Luigi Sidoli, «il problema è duplice e riguarda una coop e un’industria privata. Per la cooperativa il problema è interno ai soci, per il secondo caso il problema ricade sulle OP. Entrambi i nodi impattano sul mercato e impatteranno anche sulla campagna futura. Sarà più che mai necessario che le OP facciano bene il loro mestiere, cioè governare l’offerta secondo il reale fabbisogno. Auspichiamo un ruolo ancora maggiore della OI in termini di programmazione della campagna 2017».

CIA AGRICOLTORI

«E’ chiaro che non sono stati rispettati gli accordi e le regole. Così non va». Giovanni Malchiodi, presidente di Cia Piacenza, sostiene che «occorre fissare paletti che vanno poi rispettati: sia da parte degli agricoltori, sia da parte dell’industria. A farne le spese, sono gli agricoltori che lavorano correttamente, che si impegnano a non sforare le superfici a loro attribuite. Gli errori di pochi non devono essere pagati da tutti». Secondo Gianluigi Arata, vice presidente Cia e consigliere della OP Asipo «la OI non avrebbe dovuto lasciare firmare i contratti a chi non aveva fornito le garanzie». I soci di Asipo «hannoportato il pomodoro solo alle industrie che hanno dato garanzie, una regola questa che è prevista dalla OI. Purtoppo, alcuni non l'hanno rispettata». Arata conclude: «Per ora, ritengo che una soluzione sia difficile e qualora se ne troverà una prevedo che sarà molto dolorosa».

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