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Economia

Pomodoro, si è riunito il tavolo Coldiretti

Pierluigi Scrocchi, coordinatore del tavolo sul pomodoro: «Lo strumento per migliorare le condizioni degli imprenditori c’è e si chiama OP»

Si è riunito nei giorni scorsi il tavolo del pomodoro Coldiretti, per tirare le somme della campagna pomodoro 2014. Tra le diverse realtà produttive del pomodoro da industria, infatti, Piacenza si colloca, in questa annata caratterizzata dall’andamento climatico avverso, con una tenuta tutto sommato positiva rispetto al resto del nord. Nonostante questo però, la mancanza di sole e l’andamento climatico con basse temperature e alta piovosità hanno penalizzato il raccolto dal punto di vista dei gradi brix con un abbassamento del prezzo pagato ai produttori ancora una volta insostenibile.  «Gli indici di prezzo - afferma Pierluigi Scrocchi -  coordinatore del tavolo pomodoro di Coldiretti Piacenza, sono infatti troppo legati a questo parametro che, come detto più volte, non è, preso da solo, rappresentativo delle diverse destinazioni industriali del prodotto e influisce troppo negativamente sul prezzo del pomodoro che andrebbe valutato anche sotto altri punti di vista». L’esito complessivo dunque ha mostrato ancora una volta come siano necessari dei sistemi correttivi per evitare che, nelle situazioni estreme, l’applicazione rigida delle griglie porti a decurtazioni reddituali eccessive.

Secondo i dati diffusi da Ismea, ad oggi vi è stato un salto positivo delle superfici del 19 per cento, con l’Emilia-Romagna che si è confermata, anche grazie alla provincia piacentina, la prima regione per superficie trapiantata, con il 47 per cento della superficie nazionale. «L’andamento però per quanto riguarda la nostra provincia - aggiunge il coordinatore - rischia di non essere riconfermato per il prossimo anno se non si raggiunge una soluzione a questo problema che da anni mette a rischio la sopravvivenza delle aziende e con essa il ruolo di Piacenza nel panorama nazionale della produzione con una diminuzione sul totale delle superfici trapiantate».

«Qualunque sia il sistema di valutazione della qualità che si deciderà per le prossime campagne - prosegue Scrocchi - deve essere previsto un coefficiente di correzione quando risulta evidente che il problema non è riconducibile a scelte agronomiche errate, ma piuttosto, legato a fenomeni non controllabili ed indipendenti dalla volontà dei singoli. Il prezzo non può prescindere dai costi di produzione e non si può pensare che in queste situazioni sia penalizzata sempre e solo la parte agricola, già castigata dal clima; è necessario che la distribuzione capisca che, dopo una stagione di questo tipo, i prodotti derivati costeranno qualche centesimo di euro in più. Scenario del tutto naturale se si considerano le fiammate dei prezzi pagati ai produttori negli ultimi giorni che portano a pensare che la qualità definita dal brix venga considerata come determinante solo ad inizio campagna e che invece possa venir meno nel rush finale di produzione. Lo strumento - conclude - per migliorare le condizioni degli imprenditori esiste e si chiama OP; anche grazie al loro lavoro infatti, gli imprenditori possono comunque contare su un contratto, fatto non così scontato in periodi di instabilità come quello che stiamo vivendo. Ora la direzione verso la quale andare è il miglioramento di quel contratto, e per farlo occorre lavorare tutti per la definizione di una scaletta che possa finalmente rispondere alle esigenze di tutta la filiera, a cominciare dalla parte agricola».

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