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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Privacy, Cna: «No alle sanzioni previste per le imprese dal 25 maggio»

Rivaroli: «Le imprese si stanno preparando a tappe forzate a questi nuovi obblighi avendo sul collo la scadenza del 25 maggio con la minaccia di pesantissime sanzioni per gli inadempienti»

“Artigiani e piccole e medie imprese ancora una volta sotto il tallone della burocrazia. Se non saranno attuate adeguate contromisure, l’impatto delle norme sarà estremamente complicato da gestire. Parliamo di tutela della riservatezza e delle pesantissime sanzioni che tra poco più di un mese, il 25 maggio, colpiranno le imprese che non si saranno adeguate al complesso Regolamento europeo sulla privacy, detto Gdpr”. Lo afferma il Presidente provinciale della CNA, Giovanni Rivaroli.

“Le imprese si stanno preparando a tappe forzate a questi nuovi obblighi – prosegue Rivaroli – avendo sul collo la scadenza del 25 maggio con la minaccia di pesantissime sanzioni per gli inadempienti. Purtroppo a nessuno, fra i nostri burocrati, è venuto in mente che il sistema Paese non ha bisogno di nuovi lacci, lacciuoli, scartoffie e quindi ulteriori costi, non produttivi, che colpiscono soprattutto artigiani e piccole imprese, cioè quanti ogni giorno si dedicano alla creazione di lavoro e ricchezza diffusa. Ancora una volta la macchina burocratica rema contro. L’Italia dovrebbe seguire l’esempio di quei Paesi che hanno deciso di concedere alle imprese un congruo periodo transitorio prima di applicare le sanzioni. La riservatezza è un diritto fondamentale dell’uomo, ma non si può certo accusare gli artigiani, le micro e le piccole imprese di lederlo. Il caso Facebook insegna alla politica e alla burocrazia italiane che vanno cercati altrove i nemici della privacy. E’ necessario un no forte e chiaro alle sanzioni previste dal 25 maggio”.

Privacy che, in ogni caso, comporterà nuovi adempimenti e nuovi carichi burocratici. “Le imprese italiane – sottolinea il Direttore di CNA Piacenza, Enrica Gambazza – hanno bisogno di una profonda sburocratizzazione e di un adeguamento dell’amministrazione pubblica alle esigenze imposte dalla competizione. Queste modifiche strutturali necessitano tempi lunghi e continuità d’azione, due vincoli che non vanno a braccetto con la breve durata media dei governi italiani. Dovremmo piuttosto sfruttare l’innovazione tecnologica quale elemento di trasformazione in positivo nei rapporti tra imprese e burocrazia. Un processo nel quale politica e associazioni di rappresentanza dovrebbero lavorare insieme, per creare un humus positivo necessario a snellire il complesso normativo, migliorare la qualità della legislazione, non sommare una burocrazia digitale alla burocrazia cartacea, come si rischia nel caso della fattura elettronica, ed evitare di aggiungere alle complessità della burocrazia centrale anche quelle delle burocrazie locali”.

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