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«Quest'anno i grappoli ci regaleranno un ottimo vino»

Azzali (Confagricoltura): «Un prodotto eccezionale che non riesce ancora a trovare la giusta valorizzazione»

Si è conclusa a inizio ottobre, ultimata con le rosse, la raccolta delle uve. Confagricoltura Piacenza fa una panoramica partendo dai dati della commissione rilevazione prezzi, riunta (per i prezzi delle uve rosse) in Camera di Commercio il 5 ottobre e intervistando i componenti della sezione di prodotto vitivinicola. Queste le quotazioni: Barbera e Bonarda per gutturnio doc 50-55 €/q.le + Iva; Barbera e in purezza 48-53 €/q.le + Iva; Bonarda (Croatina) 53-58; Cabernet sauvignon 48 -53; uve rosse generiche 41-45. 

Davide Valla, dell’omonima azienda in Val Tidone, commenta: «A parte l’exploit della Bonarda, che essendo molto ricercata è cresciuta di oltre il 15% e che me merita una sottolineatura, si è rilevato un aumento in generale di circa il 10% come del resto si era verificato per le uve bianche. Benino anche per le uve rosse generiche perché non c’è stata molta movimentazione dal doc al generico, data l’annata di rese tutto sommato contenute. I prezzi, quest’anno, sono uguali per tutte le vallate. Sono in commissione ormai da 10 anni, la rilevazione prezzi è obbligatoria per legge ma ha ben poca funzionalità. Registriamo un costo di produzione dell’uva ben più alto e non paragonabile al prezzo che pochissimi acquirenti locali sono disposti a riconoscere. Finché si accetta di conferire a prezzi troppo bassi, consapevoli del fatto che sta vendendo sottocosto non c’è soluzione. L’unica soluzione a lungo termine è la riduzione delle superfici vitate che inevitabilmente avverrà per l’abbandono, è chiaro che è una considerazione provocatoria, ma non è purtroppo lontana da quanto si sta verificando. A Piacenza abbiamo perso 280 ettari di superficie vitata in 6 anni (mentre il dato regionale dà superfici complessive in crescita) per la scarsa attrattività del settore. Ci vorrebbe una forte crescita dell’identità del territorio per far spuntare prezzi migliori con la Gdo, dando così alle grandi cantine più potere d’acquisto per remunerare adeguatamente la materia prima. L’unica via - conclude Valla - è investire sulla crescita del brand territoriale e in questo senso il lavoro del Consorzio vini doc è un primo passo fondamentale, ma potremo coglierne i frutti solo tra qualche anno. Speriamo che nel frattempo non abbiano cessato in troppi». Quanto alla campagna invece spiega: «La Val Tidone, rispetto alla val d’Arda, è stata colpita meno dalle grandinate estive, ma non è comunque stata risparmiata dai danni delle gelate di aprile. In generale, abbiamo registrato un calo produttivo tra il 30 e 40% in meno per le uve bianche e tra 20 e il 25% per le rosse, che dunque hanno tenuto un po’ di più. Il calo delle rosse è probabilmente dovuto più alla siccità che all’effetto delle gelate». Situazione analoga anche in Val Trebbia. 

Eugenio Gandolfi, titolare dell’azienda vitivinicola La Pusterla di Castell’Arquato, fa il punto a partire dalla situazione della Val d’Arda. «Poca uva, ma di ottima qualità. La mia valle è stata toccata dal gelo in primavera, poi dalla siccità e infine, questa estate, dalla grandine, specialmente nella parte alta della valle.  Per cui le rese registrate sono circa il 60% di un’annata normale». La parte orientale della provincia sembra essere la più toccata dal calo produttivo. «Quest’anno ho registrato una produzione di circa 60 quintali ad ettaro, con un calo più sensibile sulle uve bianche. Di per sé era già un’annata di produzione contenuta in partenza, per il ciclo naturale della vite. Anche questo aspetto però non è valido in termini assoluti, perché qualche eccezione c’è. Riguardo ai prezzi delle uve – prosegue Gandolfi – quotazioni così basse non sono giustificate, ma il mercato è quello che vince, anche se i nostri costi sono aumentati. Sono raddoppiati i dei prezzi concimi, così come sono aumentati i carburanti e gli imballaggi. A fronte di questi sensibili rialzi il prezzo delle uve ha visto solo un lieve rialzo.  Viste le scarse giacenze delle cantine si poteva riconoscere di più ai produttori. Va detto che il mercato locale dell’uva ha pochi acquirenti perché molti trasformano direttamente o conferiscono alle cantine sociali per cui i pochi acquirenti condizionano il prezzo. La percentuale di uva sul mercato locale è sempre meno di anno in anno, anche perché con questi prezzi non è economicamente conveniente produrre uva per venderla. Tanto è vero - conclude Gandolfi - che in qualche caso conviene vendere l’uva al difuori dell’areale destinandola a vini non doc e questo la dice lunga su quanto possiamo ancora migliorare per la promozione dei nostri prodotti».

Stefano Pizzamiglio dell’azienda vitivinicola e agrituristica La Tosa di Vigolzone riporta dalla Val Nure: «Avrei molto da dire dal punto di vista qualitativo. In val Nure, in generale, la situazione è un po’ diversa dalle altre vallate perché la gelata del 6/7 aprile ha colpito solo la fascia bassa, fino a 200 metri, dove c’è la mia azienda ad esempio. In questa striscia la gelata ha determinato un grande calo di produzione acuito dalla diminuzione del peso dell’acino. La scarsa produzione è sostanzialmente da addebitarsi alla gelata con cali su alcuni vigneti del 70%. Proseguendo nelle zone più alte della valle, invece, non essendoci stati né gelo né grandine e probabilmente per una situazione di piovosità leggermente superiore, non c’è stata diminuzione di prodotto, anzi, un leggero aumento riguardo alle quantità. Per quanto riguarda il discorso qualitativo, c’è grande soddisfazione. Innanzitutto la particolarità dell’annata è che c’è stata un po’ di carenza idrica che ha determinato un acino non tanto grande e quindi piuttosto concentrato, ma senza gli eccessivi difetti delle annate siccitose perché si è registrata una buona escursione termica, con nottate fresche e questo è stato positivo per gli aromi, particolarmente per i bianchi. Non abbiamo il problema del calo di acidità tipico delle annate siccitose, anzi registriamo acidità buone nella Malvasia e particolarmente alte nell’Ortrugo, che quest’anno si prefigura eccezionale. Nella nostra valle, dove la produzione di rossi fermi con struttura è abbastanza importante, i vini rossi quest’anno hanno tannini piuttosto morbidi, differentemente da quanto capita nelle annate siccitose, anche questo è un pregio, credo, del fresco notturno. Nulla da dire neppure sul tenore alcoolico: non so se arriverà a i livelli dell’anno scorso ma ci si avvicina, siamo molto contenti».

«L’uva era bellissima e sana e ha dato grande soddisfazione» – conclude Chiara Azzali presidente della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza e titolare dell’Azienda Vitivinicola Tenuta Pernice di Borgonovo. «Mi sono confrontata anche con gli altri produttori e siamo tutti del medesimo parere. A parte i danni delle grandinate di fine luglio che si sono registrati, fortunatamente, in modo puntuale solo in alcune zone, per il resto, è stata un’annata ottima. Abbiamo avuto le temperature giuste, senza piogge nei momenti critici e abbiamo raccolto grappoli sani, di grande qualità. Anche la quantità è stata soddisfacente – prosegue Azzali – pur se le rese in colina sono tipicamente contenute. Ora il lavoro passa in cantina. Il problema non è la qualità dell’uva, come si diceva eccellente e di grande valore, ma il fatto che ad oggi la qualità e i costi produttivi non sono remunerati. Dobbiamo continuare a la vorare insieme perché questo prodotto di valore – conclude Azzali – si converta in bottiglie di valore marcate doc».

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