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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Raccolta firme contro il calo di salario dei dipendenti, il 9 aprile presidio davanti agli ospedali

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Emilia Romagna annunciano il via alla mobilitazione nelle aziende del Sistema sanitario regionale. «Valorizzazione economica e professionale oggi vanno riconosciuti senza se e senza ma a tutti coloro che hanno dimostrato essere il vero valore aggiunto del nostro sistema sanitario»

Sanità Emilia Romagna, al via la mobilitazione nelle aziende del Sistema sanitario regionale contro il calo di salario dei dipendenti e per chiedere alla Regione l’apertura di un confronto. Una raccolta firme, partita giovedì 25 marzo, che interesserà circa 60.000 dipendenti del Servizio sanitario nazionale, per informare e sensibilizzare le istituzioni locali e la Regione sulla priorità di contrastare riduzioni di stipendio già avanzate da alcune aziende sanitarie e l’organizzazione di presidi, in programma il prossimo 9 aprile, davanti a tutti i principali ospedali. È questa la decisione presa al termine dell’attivo di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Emilia Romagna, che si è svolto ieri pomeriggio alla presenza di oltre 200 delegati Rsu eletti nelle Aziende del Sistema Sanitario Regionale. Al centro della discussione, la questione della contrattazione integrativa e delle risorse necessarie per poterla rendere realmente esigibile. Secondo i sindacati la gestione dell’emergenza, le necessità legate alla crescita di voci di spesa quali ad esempio lo straordinario o l’indennità di turno, unitamente all’imprescindibile aumento delle assunzioni stanno paradossalmente provocando una diminuzione dello stipendio delle dipendenti e dei dipendenti del Ssr. «Una diminuzione causata dai vincoli e dai limiti imposti dalle leggi e fortemente voluti negli anni scorsi dal Ministero dell’Economia e della Finanza. In sostanza, essendo bloccate le risorse e aumentate le esigenze (sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo), nel momento di maggior pressione dell’emergenza Coronavirus, certe aziende hanno proposto di calare alcuni istituti della contrattazione aziendale (ad esempio la quota di produttività), ed in termini più generali risulta in ogni caso impossibile dare il via a percorsi di valorizzazione economica e professionale che oggi vanno riconosciuti senza se e senza ma a tutti coloro che hanno dimostrato essere il vero valore aggiunto del nostro sistema sanitario» precisano nella nota congiunta. «Riteniamo improponibile qualsiasi ipotesi di calo dello stipendio e vogliamo, con questo percorso di coinvolgimento di tutti i delegati aziendali, costruire una rivendicazione che interessi la politica e le direzioni generali del nostro sistema sanitario fino ad arrivare alla Regione, in funzione del suo ruolo di governo della sanità emiliano romagnola. Attraverso una raccolta firme nelle aziende, consegneremo un documento ai presidenti delle Conferenze territoriali sociosanitarie e ai direttori generali. Le firme saranno infine consegnate all’assessore alla Sanità per rivendicare l’apertura di un confronto che renda la contrattazione integrativa lo strumento per gestire l'organizzazione del lavoro oltre che elemento centrale per la valorizzazione dell’impegno degli operatori della nostra sanità e della qualità del Servizio Sanitario Regionale».

CAPPUCCIATI (LEGA): «CHIEDIAMO SOLO RISPETTO PER LA NOSTRA PROFESSIONE»

In merito alla notizia della raccolta di firme per contrastare le riduzioni di stipendio, già avanzate da alcune aziende sanitarie e presidi, la consigliera della Lega, nonché operatrice sanitaria, Lorella Cappucciati, chiede rispetto per la sua professione. «Dopo un anno dall’inizio della pandemia noi sanitari non ci siamo mai sottratti al nostro dovere e non abbiamo fatto mai mancare la nostra presenza nelle corsie sempre accanto ai pazienti soli e in difficoltà, spesso rischiando la nostra vita e quelli dei nostri cari per non sottrarci al nostro dovere. Non ci siamo chiusi in casa, ma siamo andati al lavoro ogni giorno sapendo che i nostri concittadini avevano bisogno di noi, che il Paese aveva bisogno di noi. Riteniamo che questa crisi economica e sanitaria abbia colpito tutti indistintamente anche in nostri congiunti; non abbiamo avuto aumenti salariali, anzi: i fondi contrattuali sono fermi dal 2016 e le molte e recenti assunzioni, hanno diminuito questi fondi. Anche oggi siamo in prima linea per la campagna vaccinale e per assistere i nostri pazienti per la terza ondata - conclude la leghista - . Chiediamo di conservare almeno i nostri diritti senza dover ricorrere a una raccolta firme. Chiediamo solo rispetto per la nostra professione».

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