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Ragnetto rosso: buoni risultati dalla sinergia tra produttori e ricerca, ma non è ancora finita

I primi risultati del progetto che ha l'obiettivo di trovare idonee soluzioni per combattere l’acaro che minaccia la produzione del pomodoro da industria

«A Piacenza i soci di Terrepadane producono il 70% del pomodoro ed il ragnetto rosso aveva provocato perdite consistenti. Era indispensabile iniziare un percorso condiviso per giungere prima possibile a dei risultati». Così Dante Pattini, direttore generale del Consorzio Terrepadane ha introdotto la riunione di presentazione dei primi risultati (quella conclusiva si terrà presso il Castello di Rivalta nella prossima primavera) del progetto Goi (gruppo operativo per l’innovazione) “Idra”, per trovare idonee soluzioni (il più possibile sostenibili con l’ambiente, quindi soprattutto con la lotta biologica) per combattere l’acaro che minaccia la produzione del pomodoro da industria.

Un’azione iniziata alla fine del 2019 con la collaborazione tra il Consorzio agrario Terrepadane (ente capofila), l’organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da Industria del Nord Italia, l’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Op Ainpo, il centro di formazione Tadini. E’ stata, ma solo in parte, condizionata dal Covid, soprattutto per quanto riguarda le visite in loco, come per le lezioni per gli operatori (agricoltori, tecnici Terrepadane e delle O.P). «Ma - ha rimarcato il presidente della Tadini Paolo Sckockai - la formazione a distanza ha fornito risultati sorprendenti nei tre diversi percorsi formativi; è stata una scommessa vinta su cui abbiamo riscontrato molta ricettività, un percorso su cui proseguiremo».

«Dobbiamo ringraziare Terrepadane, nonché la Tadini per l’impegno che hanno messo in questo progetto – ha detto Tiberio Rabboni, presidente dell’OI Nord Italia - consentendo di mettere in campo nuove risorse per migliorare e sviluppare le azioni a contrasto di questo acaro. L’aspettativa del mondo agricolo era molto elevata, sia per i consistenti danni subiti, come perché ci si rese conto della mancanza di difese adeguate disponibili, causando una situazione di vera emergenza. Ci siamo attivati, costruendo esperienze nuove e nuove iniziative».

Maria Chiara Cavallo, segretario OI che è stato il “facilitatore di filiera”, è entrata nel merito del progetto, che ha un valore economico di 250mila euro, di cui 180mila finanziati dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del piano di sviluppo rurale. “Sono stati proposti 100 questionari (i cui risultati sono stati illustrati poi da Daniele di Domenico di Kairos) ad altrettante aziende, per definire l’inquadramento di contesto e trovare correlazioni tra infestazioni e la gestione agronomica delle aziende. I dati poi sono stati consegnati all’Università Cattolica di Piacenza, analizzati per proporre una nuova linea guida. In aziende agricole partner del progetto (Filippo Arata, Crotti, Binelli e Repetti), sono stati poi eseguite delle prove in campo, in modo da confrontare subito l’efficacia dell’applicazione di queste linee guida. «Il covid - ha detto- ha determinato alcuni cambi di percorso. Avevamo in programma dei viaggi di approfondimento, ma riusciremo comunque a confrontarci con il distretto produttivo del Portogallo, alle prese con lo stesso nostro problema».

Emanuele Mazzoni, dell’università Cattolica di Piacenza, ha ripercorso lo sviluppo della fase di ricerca: monitoraggio della presenza del ragnetto sul territorio; raccolta e classificazione delle diverse tipologie e valutazione della resistenza dei fitofarmaci. «Resta ancora da lavorare soprattutto sulle azioni ovicide, ma i risultati sono stati promettenti».

A Marco Crotti, presidente di Terrepadane le conclusioni. «Quando il progetto è iniziato eravamo veramente in emergenza; come Consorzio avevamo il dovere di impegnarci per combattere questa battaglia. Terrepadane sta lavorando anche su altri progetti, in collaborazione con l’università Cattolica, ad esempio sui biostimolanti. La difesa è essenziale per dare prodotti sani e sicuri; lo vuole la Pac come la sostenibilità. Per quanto riguarda la vite, stiamo predisponendo una app per il monitoraggio della salute dei vigneti, convinti che bisogna innovare per salvaguardare la tradizione di qualità e per tutelare lo sviluppo del territorio».

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