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Riforma della politica agricola: «Meglio attendere che subirla così»

Intervento dell'assessore regionale Tiberio Rabboni al convegno a Piacenza Expo nell'ambito di Tomato World. De Castro: «Non esiste sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica»

«La riforma della Politica Agraria Comune (Pac) che noi vorremmo, è quella indicata nelle proposte di rettifica indicate dal Parlamento europeo, ma se deve essere una cattiva riforma, è meglio prendere tempo e non approvarla, considerata la miopia di alcuni paesi del Nord Europa; così sarebbe un autogol, perché significherebbe una rinazionalizzazione delle politiche agricole. In questo modo si spenderebbe di più e si frenerebbero le potenzialità della Ue per il futuro del pianeta, contraddistinto da penuria di cibo». Un’analisi, questa dell’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni espressa al convegno dedicato alla nuova Pac che si è svolto a Piacenza Expo nell’ambito di Tomato World. Una tesi questa del resto pienamente condivisa del presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro per il quale «sarebbe auspicabile un rinvio se non si trova un accordo, perché per agli agricoltori non succederebbe nulla di negativo; si andrebbe avanti con le stesse regole, tutt’al più ci sarebbe da prolungare l’attuale Psr. Intanto - ha spiegato De Castro - il taglio di 25,5 miliardi nel settennato è sceso, per l’agricoltura a 17,5; riduzioni sempre drastiche, ma ancora tutte da verificare; per l’Italia ammonterebbero a 4,5 miliardi in sette anni, Intanto il voto finale in Commissione slitta al 23 gennaio e si vedrà». 

De Castro l’ha comunque detto chiaramente: «Se ci sono meno risorse, non si possono chiedere altri sacrifici  perché - ha ribadito - non esiste sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica. Il malessere del Parlamento - ha ribadito De Castro - è molto forte; anche per il greening sarà drasticamente ampliata la superficie minima aziendale (almeno a 15 ettari) e vi entreranno anche vigneti, frutteti ed olivi”. Insomma, anche a parere di Rabboni «i francobolli verdi, nelle aziende non ci convincono, meglio considerare come greening la produzione integrata, che è tale per la quasi totalità delle produzioni regionali di qualità».

Rabboni ha ricordato l’esempio virtuoso del distretto del pomodoro, ora organizzazione interprofessionale «che fa da modello per altri comparti (pere, suinicoltura), vantaggi competitivi che nascono dal governare insieme la filiera, con l’aggiunta di servizi e progetti condivisi». Rabboni ha invitato gli istituti di credito a considerare le garanzie immateriali aggiuntive dell’interprofessione che stimolano a comportamenti commerciali virtuosi, onde evitare di vendere a prezzi inferiori di mercato. Anche per l’acqua ha invitato a lavorare per mettere in sicurezza i fabbisogni irrigui di base, conciliando il deflusso minimo vitale con i bisogni irrigui irrinunciabili, puntando su maggior rilascio degli invasi elettrici, con nuovi invasi sostenibili e diffusi, con l’utilizzo di cave dimesse e puntando sul recupero delle perdite nella rete esistente».

Dopo i saluti del presidente di Piacenza Expo Angelo Manfredini, del sindaco di Piacenza Paolo Dosi, del presidente della Provincia Massimo Trespidi e di quello della Camera di Commercio Giuseppe Parenti, ha preso la parola il presidente dell’O.I del distretto del pomodoro Luigi Ferrari che ha reso noto i dati conclusivi della campagna, ribadendo l’importanza della coesione e dei valori etici che caratterizzano il distretto. Quindi Gabriele Canali della Facoltà di Agraria della Cattolica, ha presentato le proposte di modifica della Pac elaborate dal distretto tra cui emergono quelle relative al greening con totale dissenso sulle previsioni di mantenere una quota di terreni aziendali sostanzialmente “a riposo” in quanto contraria alle attuali condizioni di mercato e con una produzione integrata già superiore agli standard ambientali richiesti.

Sulla regionalizzazione è stata chiesta una gradualità e, soprattutto, che non vengano create condizioni di disparità e concorrenza sleale tra i paesi sui mercati, mentre è stata ribadita l’importanza che il sostegno al reddito sia assegnato ai veri agricoltori, quelli cioè impegnati nella produzione di beni e servizi, Infine bene una centralità maggiore per le O.P, ma si chiariscano quali sono i soggetti che vi possono effettivamente prendere parte.

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