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Economia

«Ridurre diritti e tutele significa opere peggiori e più morti sul lavoro»

Il punto di Bruno Carrà (Cgil) sul tema sicurezza: «L’obiettivo rimane intercettare le situazioni dove si annida la mancata prevenzione degli infortuni»

«Ridurre diritti e tutele significa opere peggiori e più morti sul lavoro». Bruno Carrà, coordinatore dell’Ufficio salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Piacenza, fa il punto sullo stato della prevenzione e sulle misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Cgil, Cisl e Uil hanno intrapreso una forte mobilitazione, tutt’ora in atto, sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro per costringere il Paese e il Governo a riflettere sul drammatico bilancio dei morti sul lavoro, dopo che una serie lunghissima e nefasta di morti avvenuti nei luoghi di lavoro aveva funestato l’Italia intera e anche Piacenza nelle ultime recenti settimane. Siamo in presenza davvero di una spia che segnala una emergenza nazionale esistente nel paese.  Abbiamo aperto, attraverso un impegno comune e permanente su questi temi, una grande vertenza attorno alla sicurezza sul lavoro per arrivare in tempi celeri ad un vero accordo con Governo e imprese per un Patto per la salute e la sicurezza. Il lavoro è strumento per la libertà, la propria affermazione e non un mezzo di morte o sofferenza. Il lavoro delle persone, la possibilità di affermarsi con il lavoro sono gli elementi prioritari della democrazia». «È inevitabile - prosegue - non ritornare alla giornata del 18 Maggio scorso quando vicino a Gazzola un lavoratore ucraino edile perse la vita sul proprio cantiere di lavoro causa un infortunio occorsogli per il cedimento del cancello d’ingresso che lo travolse infliggendogli traumi mortali. Il tema della sicurezza sul lavoro e i tanti infortuni sul lavoro, con la sua scia di sangue che non si ferma, tornano così di drammatica attualità. Il sindacato confederale sta conducendo una campagna non episodica di assemblee, che stanno tuttora proseguendo, nei luoghi di lavoro dal titolo “Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro”, dove abbiamo riportato le nostre posizioni che si inseriscono dentro ciò che è urgente da tanti anni, e cioè l’elaborazione di una strategia nazionale su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso efficaci misure di sicurezza per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, rafforzare la prevenzione, la medicina del lavoro sul territorio e la formazione e l’informazione alle lavoratrici e ai lavoratori; una strategia che deve essere finanziata anche con il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e i fondi per la coesione europei e nazionali, condizionata alle piene garanzie di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alla regolarità contrattuale e alla legalità». «Solo le procedure virtuose nel lavoro – sottolinea Carrà - favoriscono l’accesso dei fondi del Recovery Fund. Stravolgere il codice degli appalti introducendo, come era intenzione del Governo, fortunatamente rientrata grazie alla nostra mobilitazione, per decreto la liberalizzazione dei subappalti e le gare al massimo ribasso sarebbe stata una scelta grave perché la semplificazione non può essere sinonimo di deregolamentazione, soprattutto quando questa colpisce la legalità e la qualità del lavoro nei progetti in tutti i sensi e soprattutto intesa come sicurezza, controlli, prevenzione e certezza salariale con il rischio di alimentare corruzione e illegalità, il male oscuro italiano. Ridurre diritti e tutele significa più morti sul lavoro e opere peggiori! C’è in gioco il futuro del Paese: solo un anno fa tutti riconoscevano il valore del lavoro e delle persone per uscire dalla pandemia, e adesso si potranno sbloccare a breve i licenziamenti senza porsi la necessità di costruire una nuova politica industriale attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori e senza pensare a un progetto indispensabile di più ampio respiro dove sviluppo e investimenti siano destinati per favorire lavoro stabile per tutte/i dai più giovani ai meno giovani in modo tale da diminuire le diseguaglianze e le fratture sociali, assieme ad un intervento per una appropriata riforma fiscale. Come non è possibile tornare alla condizione che il lavoro sia precario o che i soldi vengano dati a pioggia alle imprese senza verifiche con l’idea che il mercato da solo risolva i problemi».

«L’obiettivo - aggiunge -  rimane anche quello di intercettare le situazioni dove soprattutto si annida la mancata prevenzione degli infortuni soprattutto nella sfera e nella giungla dei subappalti, come nella filiera degli appalti dove in una area frammentata, difficile da tenere sotto controllo, troviamo del lavoro “povero”, manuale e di manifattura, che invece avrebbe bisogno di una massiccia riqualificazione, contrastando a dovere quelle situazioni non confacenti alla legalità in primis sulla salute e sicurezza (ma anche contrattuale), o con la presenza sfrenata di una esternalizzazione dei lavori. Le disgrazie quasi sempre accadono se manca qualcosa nel rispetto delle normative: all’origine c’è il dover fare tutto di corsa, situazione che provoca distrazione e stress. E quindi accade che un cancello viene montato di fretta o a dei macchinari si tolgono le protezioni antinfortunistiche per guadagnare tempo, oppure non si forma e addestra adeguatamente il personale che deve fare una certa mansione come conviene perché gli aspetti di prevenzione sono percepiti da tante aziende costi da tagliare e non una importante opportunità che salva vite umane, inducendo reali importanti risorse. Tutto questo succede per incrementare la produzione e il profitto, perché cosa mai può succedere di male si pensa? E invece in questo Paese accadono le disgrazie più incredibili e ingiuste causa diverse sconsiderate condotte». «Uno dei problemi principali - ribadisce il sindacalista - è poi aver ridotto il numero degli ispettori in servizio, situazione che ha fatto diminuire la capacità degli enti ispettivi di verificare il controllo del rispetto delle norme, proprio per la carenza di organico preposto al controllo ispettivo. È certamente difficile rendere efficaci anche i buoni strumenti esistenti, se si depotenziano a livello nazionale le risorse destinate alla vigilanza che devono verificare le eventuali violazioni. Piacenza comunque ha costruito una cultura di attenzione che ci ha consentito di fare dei passi in avanti sia con il protocollo firmato con Confindustria “Le otto ore più sicure della giornata” e con il protocollo provinciale per la sicurezza siglato in Prefettura attraverso un confronto serrato, dove tra l’altro le clausole sociali nei contratti di appalto sono state messe tra i capisaldi delle nostre proposte». «Rimane comunque indifferibile - conclude - la questione della formazione adeguata alle imprese e non solo ai lavoratori, che permane cosa comunque indispensabile, sui temi della salute e sicurezza sul lavoro. Insieme a tutto questo vanno rafforzate gli impegni per arrivare ad una generalizzata presenza in ogni dimensione d’impresa dei Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) insieme a dinamiche sempre più stringenti che impongano la contrattazione come veicolo di tutele importanti anche relativamente all’organizzazione del lavoro, la sua sicurezza, e verso gli orari e turni. Chiunque lavora deve sempre tornare a casa la sera sano e salvo dal proprio luogo di lavoro, basta stragi, interrompiamo pertanto gli infortuni che non sono mai delle fatalità o situazioni da mettere nel conto all’interno di una produzione. Di lavoro non si può morire. La battaglia per la salute e sicurezza sul lavoro è un impegno storico e al contempo di strettissima attualità, e per questo la Cgil di Piacenza continuerà a fare la propria parte con impegno e attenzione, perché pretendiamo il rispetto della vita umana nei luoghi di lavoro dove la salute, la sicurezza e il benessere di chi lavora deve essere una priorità».

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