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Economia Rivergaro

«Sovranismo alimentare: l’Italia deve poter essere proprietaria della sua produzione»

Maloberti: «L’emergenza ucraina si è unita ad altri problemi. Sospendere la nuova Pac»

Agricoltura, mancanza del grano, problemi di approvvigionamento, pomodoro, costi: riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale con delega all’agricoltura.

«Adesso è diventato difficile bollare gli agricoltori come “brutta razza”. Su di loro per anni sono piovute le lamentele di chi trova la terra sulla strada quando circolano i camion che trasportano i pomodori, di chi schifa la puzza del liquame nei campi, di chi incontra i mezzi agricoli per strada e magari perde qualche minuto perché è addirittura costretto a rallentare. E magari vorrebbe un carrarmato per sbatterli fuori corsia. Gli agricoltori per molti sono inquinatori seriali, nemici dell'ambiente e sfruttatori degli animali: ormai gli allevamenti con più di 5 animali sono considerati intensivi, e vengono dipinti come dei lager. I seguaci di Greta Thumberg sono sempre in guardia. In pratica gli agricoltori, per molti, sono soltanto degli approfittatori che vivono alle spalle della società: magari qualcuno sogna di confinarli in qualche riserva, come gli indiani d’America, o di usarli come giardinieri, così almeno si rendono utili. Poi, un giorno, all’improvviso ritorna la guerra in Europa, che si va a sommare alla siccità e ad altre problematiche Tutti scoprono che i prezzi lievitano su ogni genere alimentare. Media e tg dicono che potrebbero esserci problemi a reperire il pane e la pasta. Scopriamo che ci si può rifornire di metano in un’azienda che lo produce partendo dal letame e dal liquame che insieme al digestato, prodotto derivante dalla loro trasformazione in energia, sono fertilizzanti a tutti gli effetti. Apportano infatti azoto facilmente assorbibile ed utilizzabile dalle piante. Con apposite apparecchiature iniettrici si riducono drasticamente le emissioni. Allora gli agricoltori non sono più “una brutta razza”! E la puzza? Le mosche? La terra sulla strada? La carboneutralità? Il benessere animale? L'ignoranza? Perfino Draghi, incredibile ma vero, a un certo punto, ha scoperto che la Pac è sbagliata. Meglio tardi che mai. Bisogna coltivare, già, perché l'Italia non può dipendere dagli altri. Secondo me occorre sospendere la nuova Pac, comprese le coordinate del green deal che comportano la riduzione della produzione, garantendo nel contempo la liquidità delle imprese agricole. Bisogna anteporre le tematiche dell'approvvigionamento alimentare a quelle ambientali. E' doveroso superare certe visioni ideologiche. La sostenibilità deve essere oltre che ambientale anche economica e sociale. Torniamo a produrre, allora! Il nostro Paese deve poter essere proprietario della sua produzione: il sovranismo alimentare garantirà la serenità di trovare ogni giorno prodotti genuini e di qualità sulla tavola che ci riunisce con i nostri cari. L’emergenza causata dalla guerra in Ucraina si è aggiunta alle criticità che agricoltori, allevatori, industria alimentare e operatori dell’indotto stavano già affrontando, come il caro energia e l’aumento del costo delle materie prime. La filiera, nelle sue diverse componenti, è unita e sta facendo la sua parte: la volontà comune è quella di lavorare tutti insieme su misure efficaci, che permettano di risolvere concretamente – e non a parole! – tutte queste problematiche, che diventano sempre più urgenti. A Piacenza legata la trattativa interprofessionale sul pomodoro è in fase di stallo. Non è necessario ricordare la centralità di questa coltura sul nostro territorio. Dobbiamo difenderla per evitare gravi ripercussioni non solo per questo prodotto, ma anche su tutto l’indotto, altrimenti avremo disastrose ricadute anche a livello occupazionale e, quindi, sociale. Serve collaborazione da parte di tutta la filiera. I dati sono inequivocabili. Produrre pomodoro quest' anno verrà a costare almeno 1500 euro in più ad ettaro rispetto al 2021. Gli agricoltori devono poter pianificare i trapianti, i loro piani colturali. Oggi esistono alternative. Non solo il mais ha raggiunto cifre di mercato interessanti. Anche il girasole, coltura molto meno esigente dal punto di vista irriguo, può tranquillamente rientrare nei nostri programmi di coltivazione Diamoci da fare, e speriamo che non sia troppo tardi per cambiare la rotta. Dobbiamo mettere il cibo e la sua produzione al centro degli obiettivi del Paese. Se torneremo a dire che l'agricoltura e gli allevamenti sono marginali rispetto ad altri comparti allora non avremo capito niente della lezione storica di questo momento».

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