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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Spandimenti, grazie al pressing di Confagricoltura introdotto il permesso su parere dell'agronomo

Gasparini: «La valutazione sul campo deve essere la norma, basta con i funzionariati la cui funzione è non assumersi responsabilità»

Grazie al pressing di Confagricoltura il Ministero dell’Agricoltura ha autorizzato le regioni a prevedere finestre di permessi per consentire in via straordinaria gli spandimenti, sulla base di bollettini regionali, per far fronte all’emergenza che si è verificata in campagna e nelle stalle. In Lombardia,  in Veneto e in Piemonte la cosiddetta “deroga” è arrivata cogliendo l’opportunità delle condizioni meteo ottimali dei giorni scorsi, non così in Emilia Romagna dove il bollettino è arrivato nel pomeriggio dell’11 dicembre e non ha peraltro autorizzato gli spandimenti nell’Emilia occidentale, perché nel frattempo era arrivata una nuova perturbazione. «Siamo alle solite – tuona Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza – Abbiamo seminato per tre giorni, il che implica che i terreni erano adattissimi ad essere fertilizzati e abbiamo perso 72 ore fondamentali. E’ stato poi solo grazie al pressing di Confagricoltura se il 12 dicembre Arpae ha emesso la seconda versione del bollettino introducendo una nuova possibilità. Ossia, nonostante il divieto di spandimento, sarà comunque ammessa la distribuzione dei fertilizzanti azotati purché l’allevatore certifichi localmente le condizioni favorevoli del suolo attraverso un tecnico abilitato. Concettualmente – prosegue Gasparini – è un grande passo avanti. Da sempre diciamo che tempi e modi per fertilizzare vanno decisi in campo. Purtroppo, per come è scritto il paragrafo, ci si legge l’atteggiamento di chi intende sgravarsi in modo pilatesco della responsabilità di assumersi una decisione». Il bollettino demanda la certificazione al tecnico abilitato il quale deve verificare e attestare che (citiamo testualmente) “i terreni siano in condizioni di stress idrico, vi insistano le coltivazioni già indicate e le situazioni meteorologiche siano compatibili con la distribuzione in modo cautelativo rispetto ai rischi di percolazione dei nutrienti.  «Siamo esasperati da funzionariati la cui funzione è non assumersi responsabilità - gli fa eco Elena Ferrari Presidente della Sezione di prodotto Lattiero-Caseraria di Confagricoltura Piacenza – Mentre in stalla ci confrontiamo con una vera emergenza, combattiamo un atteggiamento che ricorda Azzeccagarbugli. In questa inefficienza ci leggiamo una condotta tendenziosa che mira a procrastinare i termini del momento autorizzativo sino a quando le condizioni meteo, al lato pratico, rendono di nuovo impossibile procedere». «È un attacco di una burocrazia di matrice ideologica che considera i reflui zootecnici un rifiuto, quando sono una inestimabile ricchezza per la fertilità dei suoli. Gli agricoltori piacentini - rimarca Gasparini - si sentono beffati guardando alla ragionevolezza della vicina Lombardia. Non ci piegheremo a fertilizzare i campi, quindi a fare la cosa giusta, sentendoci colpevoli». Confagricoltura Piacenza ricorda che nei giorni scorsi 5000 trattori hanno sfilato per protesta sotto la porta di Brandeburgo e che in Francia, in passato, le botti del liquame sono già state utilizzate a mo’ di idranti sui palazzi governativi. «L’intera normativa nitrati va riscritta – spiega Gasparini - perché non tutela l’ambiente ponendo nelle mani sbagliate una decisione che nessuno meglio di chi è sul campo sa prendere, anzi lo danneggia impendendo l’ottimale fertilizzazione dei suoli. Ne frattempo, auspichiamo che la misura emergenziale, che apre all’introduzione di finestre flessibili e soprattutto alla valutazione sul campo, venga declinata in modo ancor più chiaro e che soprattutto venga stabilizzata. Siamo stufi di questa malaburocrazia che procura danni alle aziende facendosi scherno del know-how dell’imprenditore, della produttività e che pone le nostre aziende in svantaggio competitivo non solo sui mercati globali, ma perfino con quelle dell’altra sponda del fiume Po. Noi non vogliamo consegnare ai nostri figli un Paese in cui la scelta migliore che un giovane possa fare è andar via. Non ce lo meritiamo noi, non se lo meritano loro».

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