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Economia

«Una politica agricola comunitaria forte, col pieno coinvolgimento dei governi regionali come autorità di gestione»

Nuova Pac, lettera delle Regioni europee al vicepresidente Timmermans

Una Politica agricola comunitaria forte, semplice ed efficace che veda il pieno coinvolgimento delle Regioni come autorità di gestione degli interventi di sviluppo rurale. Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, torna sul ruolo chiave svolto dalle autorità regionali nei Programmi di sviluppo rurale (Psr) all’interno della Pac. «La Pac- afferma l’assessore - deve mantenere un collegamento stretto con le aree rurali attraverso le Regioni dell'Unione europea, compreso il ruolo nella definizione e attuazione delle politiche di sviluppo agricolo e rurale a livello locale».

Per riaffermare questa centralità, le più grandi regioni agricole d'Europa, tra cui l’Emilia-Romagna, si sono rivolte al vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. La lettera è firmata dalle 16 Regioni riunite in Agriregions l’organizzazione mobilitata sulla Politica agricola comunitaria: Açores, Andalusia, Provincia autonoma di Bolzano - South Tyrol, Auvergne-Rhône-Alpes, Baden-Württemberg, Bavaria, Bretagne, Castilla y Le'on, Emilia-Romagna, Extremadura, Lombardia, Nouvelle Aquitaine, Pays de la Loire, Sibiu County, Toscana, Wielkopolska.

«Guardando ai nuovi orientamenti per la governance della futura Pac- sottolinea Mammi - il ruolo delle Regioni rischia un drammatico ridimensionamento. Questo ostacolerebbe inevitabilmente la capacità della futura politica di sviluppo rurale di rispondere alle esigenze locali, di adattarsi rapidamente e in tempo reale alle sfide in evoluzione delle nostre zone rurali, prima fra tutte quella verso la sostenibilità ambientale e la ricerca».

«L’Emilia-Romagna- prosegue l’assessore- si distingue per la qualità delle produzioni, l’alto tasso di innovazione e la sostenibilità delle pratiche agricole. Siamo leader in Europa per numero di prodotti di eccellenza a marchio Dop ed Igp, ben 44, e per diffusione del biologico. Affinché le esigenze degli agricoltori emiliano-romagnoli siano valorizzate dalla futura Pac è indispensabile un ruolo forte di chi conosce bene il territorio e le sue esigenze, sa far rete con le altre Regioni europee e garantisce una distribuzione equa delle risorse tra le comunità agricole e rurali, secondo le loro esigenze specifiche. L’Emilia-Romagna ha usato tutti i fondi della precedente programmazione, ed è importante applicare questo modo di lavorare per distribuire alle imprese e alle filiere tutti i fondi a disposizione. In questo modo è l’intero il sistema agricolo nazionale a fare un passo avanti, nell’usare al meglio i fondi Ue».

A questo proposito Mammi ha ricordato la proposta di 15 Regioni italiane, rappresentative di tutti i territori e governate da forze politiche differenti, per puntare sucriteri oggettivi per l'assegnazione dei fondi Ue, per una fotografia dei territori che incroci criteri oggettivi e criteri storici, consentendo di utilizzare al meglio le risorse europee. La nuova ripartizione è proposta e condivisa dai tre quarti delle Regioni italiane, cioè: Emilia-Romagna, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto e Province Autonome di Bolzano e di Trento.
Obiettivo, appunto, una divisione oggettiva delle risorse che non si affidi più soltanto su criteri storici superati, ma tenga conto anche di altri parametri, criteri oggettivi e misurabili come quelli di de minimis, popolazione rurale, produzione lorda vendibile, superficie agricola, numero di imprese. 

«Le risorse del Psr devono essere utilizzate al meglio da tutte le Regioni nell’interesse delle imprese agricole italiane- chiude Mammi- e per far questo bisogna prendere a riferimento parametri nuovi. La proposta accomuna la gran parte di territori rappresentativi di tutto il Paese e di tutte le appartenenze politiche, ed è il frutto di una mediazione che contempla una parte di criteri storici e oggettivi proprio per arrivare gradualmente al 2023 con criteri che riguardano il merito. Consente di utilizzare al meglio e al massimo le risorse europee che ci vengono destinate come sistema Paese e tiene conto della fotografia reale dell’agricoltura dei territori».

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