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I dati delle vendemmie

Vino Doc sfuso, «Produzioni e giacenze stabili, il comparto ha sopportato il momento di crisi»

L’analisi di Confagricoltura Piacenza: «Costi produttivi alti tipici della viticoltura collinare di pregio»

«La fotografia che emerge dai dati delle giacenze di vino sfuso ancora atto ad essere rivendicato Doc ci parla di una viticoltura di qualità, di rese contenute con costi alti, di un mercato stabile che ha sopportato il periodo di crisi e assorbito una produzione leggermente superiore alla media del 2020». Queste le prime considerazioni di Chiara Azzali, presidente della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza, la quale commenta i dati (nella foto sotto) richiesti dall’associazione al Consorzio di Tutela Vini Doc Colli Piacentini, elaborati dal tecnico del consorzio stesso, Mia Pighi, rapportandosi con gli uffici preposti della Regione Emilia-Romagna e con l’organo di controllo Valoritalia. «Ringraziamo il consorzio per questi dati – prosegue Azzali – non siamo certo in condizione di trarre conclusioni, con una vendemmia che è ai blocchi di partenza, ma diciamo che ci rendono chiaro il punto da cui iniziamo». «I dati - specifica la nota di Confagricoltura - riguardano le tre vendemmie precedenti a questa e prendono in considerazione Gutturnio, Ortrugo e le denominazioni principali dei vini dei Colli Piacentini. Riguardano il carico di uve rivendicate a doc messo in relazione con il conseguente carico di vino sfuso atto a essere rivendicato doc e con il dato a fine campagna della giacenza (sempre di vino sfuso atto a essere rivendicato doc)».

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ELABORAZIONE DATI DI GIACENZA VIN ATTO DOC ALLO STATO SFUSO-2

«Si nota che la resa per ettaro è tipicamente quella di una viticoltura di collina – commenta Azzali – ben al di sotto delle rese consentite anche dagli stessi disciplinari doc che per il gutturnio superiore riserva prevedono 100 quintali/ettaro e per la bonarda 130. Le nostre rese massime non superano mediamente i 90 quintali/ettaro: stiamo parlando di viticoltura che punta alla qualità del prodotto uva con una bassa resa e quindi con elevati costi di produzione conseguenti».

È un’ovvietà ma la conversione in ettolitri di vino dei quintali di uva prodotti è anche corrispondete al parametro del 70% previsto dai disciplinari. Guardando i dati più nel dettaglio: «Il 2020 è stata un’annata più abbondante (circa 30.000 ettolitri in più) mentre sono anni del tutto analoghi e comparabili in termini quantitativi il 2019 e il 2021. Venendo alle giacenze divise per anni solari, oggi possiamo dire che complessivamente nelle cantine di Piacenza restano 3.232 ettolitri dell’annata 2019, 12.654 della vendemmia 2020 e 77.296 della vendemmia 2021. Significativo – sottolinea la presidente dei viticoltori di Confagricoltura Piacenza - è però raffrontare i dati della vendemmia di ciascun anno e delle rispettive giacenze al 30 giugno dell’anno successivo: è evidente che i dati 2019 e quelli 2021 mostrano una sostanziale stabilità dei quantitativi: 77.679,19 ettolitri per il 2019 e 77.295,67 per il 2022. Questo dato così stabile ci racconta di un comparto che tiene anche nei quantitativi e che ha sopportato il momento di crisi, assorbendo persino la produzione dell’annata leggermente più abbondante del 2020».

«Uno spaccato dunque - precisa la nota - su un comparto con produzioni stabili, tendenti allo scarso, con costi produttivi alti tipici della viticoltura collinare di pregio».«L’obiettivo - conclude Azzali - deve essere quello della strada comune, peraltro già intrapresa anche grazie all’operato del Consorzio Vini che si sta impegnando molto, di valorizzare questi prodotti che sono e restano delle eccellenze locali. I nostri vini vanno promossi, pur rispettando le specificità di ciascuno, con azioni coordinate e sinergie a livello di territorio. Voglio condividere alcune considerazioni del professor Michele Antonio Fino dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo quando ricorda che le nostre colline, da un punto di vista orografico, sono terre che appartengono alla zona delle langhe e ciò determina qualitativamente e quantitativamente i nostri vini collocandoli in un quadrante diverso rispetto alle altre produzioni viticole regionali, soprattutto di pianura. Certo, è ancora lungo il percorso per una remunerazione adeguata alla qualità dei nostri vini, che però hanno le caratteristiche e le potenzialità perché possiamo riuscirci».

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