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Viticoltori piacentini a confronto: «Soltanto insieme si può crescere»

Stati generali della viticoltura piacentina organizzati dal Consorzio vini Doc colli piacentini. Miravalle: il mondo del vino non deve rifiutare i controlli, ma tutto l'incombente carico burocratico va assolutamente semplificato

“L’erga omnes (controlli per tutti i produttori anche non soci) riconosciuto dal Ministero al Consorzio vini Doc colli piacentini, può essere un’opportunità solo se ben gestito; in caso contrario può creare tensioni ad un settore in oggettiva sofferenza, sia per il mercato stagnante, come per l’eccessivo carico burocratico.  La D.O (denominazione di origine), così come la nostra viticoltura, tutta di collina, rischia pertanto di diventare un ulteriore vincolo di sviluppo, se i produttori non ne traggono un reale valore aggiunto, se non ritroviamo fiducia in ciò che rappresentiamo come territorio, se non si concentra l’offerta e si fa sistema, come positivamente dimostrato dall’esperienza dell’iniziativa negli Autogrill che sono collocati nella provincia». Indicazioni emerse in quelli che possiamo forse un po’ enfaticamente definire “gli stati generali” della viticoltura piacentina, indetti dal Consorzio vini Doc colli piacentini e dall’Assessorato all’Agricoltura della Provincia (ha coordinato l’incontro l’assessore Filippo Pozzi), una riunione che ha chiamato a raccolta produttori soci e non, associazioni professionali e di prodotto, il mondo della scuola e dell’Università, buyer che si occupano di vino sui mercati internazionali perché è lì, nell’export, come un po’ per tutti i settori merceologici dell’agro-alimentare italiano, che si concentra il futuro dei mercati.

Un incontro servito per mettere a fuoco luci ed ombre del vino piacentino, con l’auspicio che queste riunioni possano ripetersi con periodica regolarità per concretizzare strategie che, una volta per tutte, possano creare sinergie indispensabili per vincere le sfide dei mercati, pena la sopravvivenza stessa del sistema piacentino. Il presidente Roberto Miravalle, nella sua relazione sulla viticoltura piacentina, ricca di dati e di elementi di riflessione, ha ribadito che "il mondo del vino non deve rifiutare i controlli, ma tutto l’incombente carico burocratico va assolutamente semplificato”. Ha ricordato che la Dop è una tutela giuridica, che i produttori devono attenersi ad un disciplinare e ad un organismo di controllo erga omnes di cui Piacenza ha ricevuto il riconoscimento che “non serve a finanziare il Consorzio”.

Miravalle ha ricordato il nuovo sito (www.piace-doc.it) ed ha auspicato che il Guttiurnio diventi “una bandiera”  tra tante Doc. Ha citato diversi prestigiosi premi che hanno conseguito alcuni vini piacentini, i nuovi soci, ma ha pure indicato diversi problemi per il settore tra cui un insufficiente sviluppo sui mercati, la bassa cooperazione, la scarsa conoscenza dei vini piacentini. “Per contrastare tutto ciò è necessario identificare gli obiettivi (ecco il senso di questi incontri),lavorare insime, stabilire le risorse necessarie e lavorare in sintonia con le istituzioni”.

Numerosi i contributi alla discussione. Per Francolini del professionale Marcora di Castelsangiovanni, “la scuola mette a disposizione la propria cantina ai viticoltori”; il direttore della Camera di Commercio Saguatti ha detto che il prossimo anno la Coppa d’oro dovrebbe essere abbinata al Gutturnio. Per il prof. Poni dell’Istituto di viticoltura della Facoltà di Agraria “enologia e viticoltura e difesa (cambiano radicalmente i protocolli dei fitofarmaci dal 2014) devono lavorare insieme”.  Un concetto pienamente condiviso dalla prof. Lambri tecnologia di enologia e dal prof. Zamboni che ha auspicato la conservazione della variabilità autoctona. Per Rossi dell’associazione “7 colli” (di Ziano) bisogna puntare maggiormente all’export, con incontri sul marketing e sul pakaging, mentre per Poggi di Coldiretti è necessario mirare alla formazione e su prezzi remunerativi delle uve. Secondo Andrea Bonelli dell’Unione Agricoltori 17 Doc sono un deterrente per uscire dai nostri confini; la viticoltura di collina non è adeguatamente remunerata; per alzare il prezzo delle uve, va elevato quello di vendita. L’erga omnes può diventare una strada comune”.

Per Massimiliano Croci dell’enoteca di Castellarquato “c’è sfiducia in ciò che rappresentiamo; la D.O non paga, tanto che molti non fanno più parte del Consorzio; bisogna lavorare insieme per dare dignità al settore, magari anche riformando lo statuto del Consorzio per ridare più forza alle piccole aziende”. Per Sara Marina, agronomo, “è necessario puntare sulla qualità”, mentre per Gazzola ristoratore della “Palta” di Bilegno, “è necessario puntare su un vino che è solo di Piacenza”. Agazzi di Imedia che si occupa di marketing estero “lamenta la disomogeneità della produzione e la carenza di analisi organolettica del prodotto”. Tante voci, critiche e proposte stimolanti da questo primo incontro: punto di partenza per i prossimi, la necessità di una precisa analisi di mercato.

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