Teatro Danza, La Ribalta con "Ali"
È il tema delle diverse abilità a fare da filo conduttore della stagione 2018/2019 di Teatro Danza a Piacenza: corpi trasformati dalla vita, segnati da condizioni esistenziali o esperienze forti, corpi un po’ speciali, a volte semplicemente resi più veri dall’età. Questa in sintesi la linea progettuale del cartellone curato da Roberto De Lellis nell’ambito della Stagione di Prosa 2018/2019 “Tre per Te” del Teatro Municipale di Piacenza, la sedicesima proposta da Teatro Gioco Vita, direzione artistica di Diego Maj, con la Fondazione Teatri di Piacenza, il Comune di Piacenza e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e di Iren.
Primo appuntamento in cartellone venerdì 18 gennaio: “Ali”, regia di Antonio Viganò, anche autore del testo insieme a Gianluigi Gherzi e Remo Rostagno, coreografie di Julie Anne Stanzak (Tanztheater Wuppertal), con Michael Untertrifaller e Jason De Majo, produzione Teatro la Ribalta - Kunst der Vielfalt - Lebenshilfe Südtirol. Ispirato all’omonimo spettacolo del 1993 coprodotto da Le Grand Bleu e Teatro la Ribalta (premio ETI Stregagatto 1995), “Ali” è il racconto di un incontro tra un giovane uomo qualunque, un po’ disilluso e pessimista, e un individuo con due ferite rosse sulle spalle, un angelo caduto che ha voglia di soffrire e di amare come fanno tutti gli esseri umani. La creatura scesa dal cielo chiede, interroga, vuole capire il perché di ogni cosa, è curiosa e ingenua come un bambino. Tra i due si stabilisce una rete di interrogativi reciproci, di curiosità, di conflitti che fanno scoprire all’angelo sentimenti e sensazioni mai provate prima. L’angelo e l’uomo si incontrano, si scontrano, lottano, si riconoscono a vicenda, si agguantano e si sfiorano in una danza della vita fino alla morte. Scoprendo ricordi sepolti sotto mucchi di sassi, l’angelo mette a nudo la vita dell’uomo, i suoi dolori e le sue gioie. Il Teatro la Ribalta - Kunst del Vielfalt è una compagnia teatrale professionale costituita da uomini e donne in situazione di handicap e non. I suoi attori non dissimulano in alcun modo la loro condizione, piuttosto vi fondano la ricerca di una identità artistica.