BOBBIO (PC) - Sabato 6 GIUGNO è in programma alle ore 18 presso il Centro polivalente (Piazzetta Santa Chiara - 3° piano) la presentazione del romanzo storico "LA BISACCIA, IL BORDONE E IL SANROCCHINO" - Incontri sulle strade del Medioevo. Autore è Ivaldo Castellani - Attore, regista, autore di prosa e di teatro leggero e direttore artistico del teatro Govi di Genova
Nel 1300, anno del primo Giubileo proclamato da papa Bonifacio VIII, due monaci colombaniani, Bernardo e Galvano, partono dal monastero di Bobbio per recarsi a Roma attraverso la via Francigena che avrebbero dovuto imboccare nei dintorni di Piacenza, ma dapprima una richiesta del proprio abate e successivamente altri compiti che verranno loro assegnati li porteranno a risalire la val Trebbia e a scendere a Genova per poi muoversi ancora verso altre mete inattese.
Un libro che parla di incontri inaspettati lungo il cammino, ma anche e soprattutto del vero incontro dei due protagonisti: quello con se stessi, che li porterà costantemente fare i conti l’uno con il proprio dogmatismo, l’altro con il proprio pragmatismo, cercando risposte in un caso attraverso l’incrollabilità del proprio credo e nell’altro attraverso il ricordo sempre vivo di una delicatissima storia d’amore.
Ce ne parla lo stesso autore: «La vicenda si svolge esattamente nel 1300: è l'anno del primo Giubileo, voluto da Papa Bonifacio VIII. Due monaci, il maturo Bernardo e il giovane Galvano, partono dall'Abbazia di San Colombano di Bobbio, nell'attuale provincia di Piacenza, per affrontare il pellegrinaggio fino a Roma, lungo la via Francigena. L'abate di San Colombano li incarica di deviare per Genova, passando per la Val Trebbia, al fine di consegnare una preziosa reliquia all'arcivescovo Porchetto Spinola. Si tratta solo della prima significativa avventura vissuta dai due pellegrini che, durante il loro cammino, avranno modo di incontrare personaggi di varia umanità, una minima ma importante rappresentanza della società dell'epoca.
La tag-line del romanzo, non a caso, è "Incontri sulle strade del Medioevo" e gli incontri dei due protagonisti non sono solo quelli con gli estranei lungo la via, ma soprattutto con se stessi e le proprie convinzioni, con il senso pratico di uno e la rigidità dell'altro. «Il mio intento – prosegue Ivaldo – era quello di costruire un affresco di fantasia dell'epoca, fondato su dettagli storicamente attendibili. Tra una trovadora e cortei di condannati a morte, ho costruito una vicenda che spero appassioni, senza delitti o misteri, principalmente in virtù del contesto in cui è inserita. Un grande aiuto per reperire la bibliografia necessaria mi è stato fornito da una mia collega, Patrizia Trucco, direttrice della Biblioteca della Scuola Politecnica di Genova. Lo studio e l'analisi delle fonti storiche mi ha impegnato e divertito molto: non mi ha fornito solo le fondamenta del racconto, ma mi ha permesso di accrescere la mia cultura personale con una mole ingente di preziose informazioni. Per esempio, ho studiato con passione la composizione degli ordini monastici, il tipo di linguaggio che, all'epoca, veniva utilizzato tra i membri dell'ordine... Fino ad affezionarmi prepotentemente ai personaggi, fino a sentirli vivi e credibili».
Il titolo del romanzo, immediatamente evocativo, richiama i tre caratteri che, all'epoca, distinguevano il pellegrino medievale: la bisaccia era una sacca con tasche, da appoggiarsi a una spalla, in grado di contenere i pochi oggetti di pressante necessità e il cibo; il bordone era un bastone con un'estremità ricurva a cui venivano appese una o due zucche vuote, utili per conservare l'acqua da bere; il sanrocchino era la corta mantellina marrone, di pelle o di lana, usata per ripararsi dalle intemperie. Questa, insieme al petaso, cappello a tesa molto larga, recava il simbolo relativo al pellegrinaggio che il viandante stava affrontando: nel caso di Galvano e Bernardo, sui loro petasi avremmo visto le chiavi incrociate di San Pietro, poiché si stavano recando a Roma.
Ivaldo Castellani nasce a Chiavari il 14 aprile 1952. Agli inizi degli anni ’70 frequenta la scuola del Teatro Stabile di Genova. Attore, regista, direttore artistico del teatro Rina e Gilberto Govi, autore di prosa e di teatro leggero, ha ottenuto nel 1998 il premio “Ciance allo sbando” dell’Università degli Studi di Siena e del comune di Arezzo e nel 2013 il primo premio letterario nazionale “Parole in scena” per autori teatrali.
“La bisaccia, il bordone e il sanrocchino” rappresenta la sua seconda esperienza letteraria dopo “Un caruggio e una bottega”, edito sempre da Habanero – Erga.