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"Il Ventrale, bellezza di un gesto che fu arte prima di essere sport": ad Agazzano si ricorda Felice Baldini

Si intitola "Il Ventrale, bellezza di un gesto che fu arte prima di essere sport" il convegno in programma ad Agazzano domenica 26 ottobre. Verrà ricordata la figura di Felice Baldini, che nel 1964 stabilì il primato dei 2 metri nel salto in alto

Il Centro Parrocchiale di Agazzano  ospiterà domenica 26 ottobre, dalle ore 10.30, il convegno "Il 'Ventrale', bellezza di un gesto che fu arte prima di essere sport". Il seminario storico si svolge per ricordare i 2 metri valicati nel 1964, esattamente l’11 luglio, da Felice Baldini, poliedrico atleta piacentino degli anni ’60 che fu in grado di primeggiare nelle discipline di salto, lancio e sollevamento pesi. La giornata, fortemente voluta dalla moglie Mariuccia e dal figlio Giovanni con la moglie Gabriella, si avvarrà  della preziosa collaborazione degli amici dell’Associazione Amatori Atletica di Agazzano, dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana “Bruno Bonomelli” e della Collezione Ottavio Castellini. 

Per ricordare la figura di Felice Baldini arriveranno domenica ad Agazzano alcuni dei suoi colleghi diplomati alla Scuola Centrale dello Sport del CONI alla fine degli Anni ’60, alcune autorità del mondo politico-amministrativo e sportivo ed alcuni tra i migliori interpreti in campo nazionale del salto in alto con la tecnica ventrale, “straddle” per gli americani.

Al seminario storico ha dato la sua adesione il compagno di studi della Scuola dello Sport, Giacomo Crosa, conosciuto come commentatore sportivo televisivo, ma in gioventù atleta di altissimo livello capace di ritoccare a più riprese il primato italiano di salto in alto con la tecnica ventrale. Crosa fu finalista olimpico a Mexico City nel ‘68 e sesto classificato nella storica gara che vide la vittoria di Dick Fosbury, inventore dell’attuale tecnica di valicamento dorsale dell’asticella.

Profilo di Felice Baldini

Nato ad Agazzano il 27 aprile del 1943, era per tutti il giovane che aveva lo sport nel sangue e per il quale l’atletica significava la regina delle discipline poiché richiedeva dedizione, convinzione, sacrificio ma anche divertimento, nonché motivo per perfezionare fisico e carattere. Nel primo dopoguerra  nella “Sua” Agazzano si cimentava insieme ai giovani delle diverse contrade in sfide nelle corse di velocità, in lanci di rami a mo’ di giavellotti, in salti con pali  utilizzati come aste, ma la sua passione era il salto in alto, disciplina in cui primeggiò per anni in campo nazionale. A soli 13 anni valicò l’asticella a 1,65, a 16, con la tecnica frontale, giunge secondo agli italiani juniores con 1,87. Con la maglia del liceo scientifico vince per due anni il criterium nazionale studentesco e nel 1964, con la “nuova” tecnica ventrale è il primo atleta emiliano, quinto in Italia, a superare la misura di 2 metri durante i campionati regionali assoluti a Bologna vestendo la maglia del GS Calzaturificio Diana. La sua poliedricità lo portò a vincere titoli regionali anche nel decathlon, a raggiungere interessanti risultati nella pesistica, ed a vestire, nonostante un impegno non eccessivo, la maglia dei boys del Piacenza Calcio. Terminata l’attività agonistica ad alto livello e gli impegni di studio al Respighi si iscrive alla Scuola Centrale dello Sport del CONI, scuola di tipo universitario, creata dal comitato olimpico di Giulio Onesti per formare i futuri dirigenti e tecnici dell’ente. Conclude gli studi nel 1969 con brillanti esiti tanto che gli viene attribuita una importante funzione nella gestione degli uffici CONI della preparazione olimpica. Eletto presidente nazionale dei Maestri dello sport, sente la nostalgia delle proprie origini e torna ad Agazzano, suo paese natale, ricoprendo la carica di dirigente all’interno del comitato provinciale CONI di Piacenza. Contemporaneamente, per alcuni anni, riveste la carica di responsabile nazionale giovanile nel settore salti della FIDAL. Ci lasciò prematuramente il 27 maggio 1988.

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