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Discepoli e missionari, la Chiesa fa il primo passo: ecco la missione nelle piazze di Piacenza

A Piacenza la "missione nelle piazze" si tiene ogni domenica dal 30 aprile al 21 maggio a partire dalle 17. Le piazze interessate sono: Piazza Duomo, Parco di Via Arrigoni, Parco di Via Ottolenghi, Pubblico Passeggio

 Nella sua prima esortazione apostolica, Evangelii gaudium, Papa Francesco afferma: "La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa” . E  aggiunge: "per questo la Chiesa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi". Le comunità neocatecumenali, ormai sparse in quasi tutte le nazioni del pianeta, hanno preso sul serio questo accorato invito del Papa. E hanno preso l'iniziativa: ogni domenica, nel tempo di Pasqua, persone di ogni età e condizione si ritrovano nelle piazze principali delle città per annunciare e testimoniare l'amore di Dio per ogni essere umano.

A Piacenza la "missione nelle piazze" si tiene ogni domenica dal 30 aprile al 21 maggio a partire dalle ore 17. Le piazze interessate sono: Piazza Duomo, Parco di Via Arrigoni, Parco di Via Ottolenghi, Pubblico Passeggio. Per coloro che vorranno approfondire, gli incontri proseguiranno presso l'oratorio della parrocchia della Sacra Famiglia, in Via Montebello, a partire da lunedì 22 maggio.

Lo schema è semplice: si inizia verso le 17 col canto dei vespri, cui segue la lettura di un Vangelo a caso. Quindi un catechista avvia un dialogo con i presenti, con le persone che passano e si fermano magari incuriosite. E' un dialogo esistenziale, non certo dottrinale, perchè oggi più che mai le persone hanno bisogno di vedere che Dio ha a che fare con la loro esistenza concreta, che la Chiesa non è un'istituzione lontana, al contrario è un popolo che ha scoperto un tesoro prezioso e lo vuole comunicare a tutti. Seguono quindi alcune testimonianze di vita, fratelli e sorelle che raccontano come hanno conosciuto la grande misericordia di Dio nei piccoli e grandi momenti della propria esistenza. Si tratta di esperienze talora molto diverse tra loro: dal giovane cresciuto all'ombra del campanile, alla persona adulta che ha collezionato fallimenti o che ha deviato dal bene e nella Chiesa ha ritrovato la serenità perduta. Con un punto comune: la gioia della fede. Una gioia che si rende palpabile nei canti e nelle danze con cui si conclude il festoso pomeriggio di missione in piazza.

Non è un caso che "uscire" e "annunciare" fossero due delle cinque parole cardine del Convegno ecclesiale di Firenze, a fine 2015. Questo inizio di secolo ci sta facendo vivere – in Europa più che altrove -- un momento epocale di crisi del Cristianesimo, almeno per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi secoli. E l'abbandono delIa fede porta con sé conseguenze nefaste che sono sotto i nostri occhi: facendo sintesi, si potrebbe dire che l'uomo moderno ha perso il senso della propria esistenza e pertanto ha perso anche il senso della sofferenza. E' come se un'intera società avesse sposato la filosofia di Jean Paul Sartre, secondo il quale la vita è “nausea” e l'altro (il prossimo) è l'inferno. In un contesto simile, occorre al più presto passare da una pastorale sacramentale ad una decisa pastorale missionaria, in cui si recupera lo zelo del primo annuncio (il "Kerygma"), tipico delle prime comunità cristiane. Scrive infatti Papa Francesco: "ora non ci serve una «semplice amministrazione». Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un «stato permanente di missione» . Certo, questo richiede di lasciare le sacrestie e abbandonare schemi abituali, tra cui anche il clericalismo, per cui si pensa che i sacerdoti debbano condurre sempre ogni iniziativa; in realtà, i cristiani sono sempre chiamati a rinnovarsi, a convertirsi, a seguire il Signore che "percorreva tutte le città" e inviava i suoi ad annunciare la venuta del Regno dei Cieli, affinchè ogni uomo e ogni donna , in particolare gli “ultimi” e gli “esclusi”, possano trovare la salvezza.

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