Domenica 7 maggio inaugura la mostra fotografica "Ritratti ai sali d'argento"
Domenica 7 maggio alle 10:30, presso la sede del Club Cinefotografico Fiorenzuola in piazza Caduti 1, si inaugura la mostra fotografica di Roberto Ricci dal titolo Ritratti ai sali d’argento.
Si tratta di una selezione di scatti fotografici in bianco e nero che ritraggono alcuni volti della cultura e dell’arte e che consentono di “dar vita” a una testimonianza per immagini d’uno scenario affatto particolare attraverso la poetica di Ricci. Una testimonianza visiva che condensa un universo mondo in scatti analogici caratterizzati dalla magia del dialogo tra chiaro e scuro, tra luce e ombra che investono i soggetti scelti e al tempo stesso si pone, tramite gli incontri personali dell’autore così testimoniati, come metafora dell’esistenza umana.
Autore di vaste campagne fotografiche per i “beni culturali” promosse dalle Soprintendenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Milano e Napoli, soprattutto, il fotografo Roberto Ricci si è poi dedicato alla fotografia d’autore. I volti esposti in mostra, nello svelare le singole personalità di questi protagonisti, vengono a proporre anche una intrigante riflessione sulla fotografia come medium artistico. Allo stesso tempo, essi si propongono come strumento di catalogazione per immagini di un vissuto storico.
Questa ricerca fotografica di Ricci è iniziata anni orsono all’Accademia di Belle Arti di Brera e si è andata sviluppando, attraverso la frequentazione di questo mondo di creativi, nei luoghi di lavoro delle persone ritratte. Tra i volti fotografati da Ricci vi sono alcune celebri personalità dell’arte e della cultura, Dario Fo, Fernando de Filippi, Paolo Schiavocampo, William Stock, per non citarne che alcuni, e altri volti meno celebri ma altrettanto accattivanti.
Roberto Ricci si concentra oggi nell’indagare l’umanità delle persone, nei ritratti egli tenta di catturare al di là dell’identità, della personalità, della bellezza del soggetto ritratto, la sua essenza vitale. L’essere, cioè il modello vivente, che non posa ma vive partecipando a quell’Élan Vital Bergsoniano che costituisce il costante divenire della realtà”.