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Venerdì, 19 Aprile 2024
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«Dovremmo tutelare la privacy e cancellare le intercettazioni non rilevanti»

Festival del Diritto: il dibattito tra il magistrato Armando Spataro e il giornalista del Corriere della Sera Luigi Ferrarella

“La legge è uguale per tutti?”. Da questa riflessione sono partiti Armando Spataro – famoso magistrato e procuratore di Torino – e il giornalista del Corriere della Sera Luigi Ferrarella. Al dibattito al Festival del Diritto è mancato il contributo dell’avvocato Franco Coppi, celebre per aver difeso in diversi casi l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo Ferrarella, che ha stimolato Spataro con continue riflessioni polemiche, in Italia c’è il rischio di avere una giustizia di serie A – pensiamo all’attenzione dei magistrati, avvocati, esperti e media sui processi di Berlusconi – e una di serie B, che coinvolge reati minori con protagonisti sconosciuti. «Ricordo quando ai tempi dei primissimi processi del presidente del Consiglio c’erano centinaia di persone a occuparsi della vicenda, mentre a pochi metri di distanza 8 direttissime su 11 “saltavano”  e venivano rinviate per errori o mancanze nelle procedure. Non è che anche i magistrati si comportano in maniera diversa a seconda degli imputati?  E magari reagiscono in maniera diversa ai possibili contraccolpi di una sentenza? Mentre nei reati di strada, per esempio, il processo viene gestito in maniera diversa...?». «È brutto pensare alla risonanza mediatica di un processo – la risposta di Spataro - ed è brutto anche quando ci si erge a moralizzatore del Paese. Il problema purtroppo esiste, forse sarò ingenuo e cieco ma credo che, questa tendenza di trascurare alcuni processi per concentrarsi sugli imputati eccellenti, non direi che sia così frequente. A Torino ho creato una sezione dedicata agli affari semplici, seriali. Il singolo magistrato non riesce a gestire migliaia di processi, solitamente ogni Pm ne ha mille. Lì abbiamo vuoti d’organico pazzeschi, il 30 per cento. Ci vuole una buona organizzazione in ogni ufficio, per dividersi gli impegni». «C’è una marea di fascicoli – è stata un’altra osservazione del giornalista - da gestire per un magistrato. Ci sono delle priorità da seguire. Spesso si decide di far decadere con la prescrizione alcuni processi, quando manca uno o due anni al termine e si pensa di non portarli a conclusione in tempo. Allora si mette nell’armadio il fascicolo, solo che lì finiscono persone, oltre che carte». «Ho trovato migliaia di fascicoli negli armadi – ha detto Spataro al riguardo - in attesa di prescrizione. Così si rischia di mettere in difficoltà la credibilità della magistratura. Ovvio che su 300 processi tratterò prima l’omicidio, poi la rapina,  poi il furto, poi altri problemi minori. Nei tribunali monocratici tocca al giudice scegliere le priorità,  e il Pm si deve adeguare, a seconda dei ritmi di quel tribunale.  Il criterio di priorità non mi esalta ma c’è, anche se non si possono accettare questo modo di fare: mettee i faldoni nell’armadio e attendere».

Ferrarella ha passato in rassegna altri problemi cronici del sistema giudiziario italiano. «A Trieste – ha sottolineato - un fallimento viene gestito in tre anni, a Siracusa in 16 anni. C’è troppa disparità da città a città. La magistratura dà la colpa alla politica che non assegna personale ai singoli tribunali. La politica sostiene che è la magistratura a organizzarsi male: in tribunali pieni d’organico spesso i tempi sono più lunghi rispetto a sedi più snelle». «Ci sono anche differenze – ha replicato Spataro - dettate dai livelli di criminalità di un territorio.  Comunque il tema è noto da tempo. Durante una mia visita alla Procura di Bolzano ho visto grandi tecnologie al servizio del Tribunale fornite proprio dalla politica, in quel caso addirittura dalla Provincia, una delle più ricche d’Italia. In Calabria ho visto uffici che non potevano contenere due scrivanie, e di conseguenza non era possibile interrogare nessuno in quei locali, o addirittura mancava la carta. È vero che ci sono ovunque problemi tecnici e di risorse, ma il problema è anche organizzativo. Dovremmo insistere di più su questo. Nelle scuole per dirigenti si sta insegnando ciò». Spataro non vede però tutto nero. «Criticità ci sono, dobbiamo sempre migliorare, ma bisogna riconoscere anche i nostri valori. Anche i partiti e la politica hanno problemi, cosa facciamo: li cancelliamo tutti?».

Infine un argomento spinoso, discusso davanti a una platea piena di avvocati dell'Ordine di Piacenza: la privacy delle intercettazioni. «Tanti protagonisti – ha concluso - nel processo non sono virtuosi. I giornalisti pubblicano perché è il Pm o gli avvocati che forniscono le carte. In Italia quando si deposita tutto cade la segretezza. Io ho fatto una proposta ai colleghi e agli avvocati di Torino: tutelare la privacy. Alla fine degli indagini si dovrebbe chiedere al giudice la possibilità di cancellare le intercettazioni non utilizzabili, non rilevanti. Così non possono emergere. Se si dà disposizione di cancellarle, cala la cappa. Il giornalista ha il desiderio di accedere alle telefonate, ma spesso si lamentano e confondono la privacy con la questione del “bavaglio alla stampa”.  Si sono notizie da non pubblicare devono rimanere riservate e personali».

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