Galleria Alberoni, Fiori: Visita guidata e concerto
In occasione delle festività Pasquali la Galleria Alberoni resterà chiusa domenica 5 aprile 2015, giorno di Pasqua, mentre sarà visitabile lunedì 6 aprile 2015, dalle 15.30 alle 18 (Ingresso ridotto per visita alla sola Galleria-Sala Arazzi €. 3,50).
Per l’occasione è previsto un percorso speciale.
Alle ore 16, dalla Galleria Alberoni (Via Emilia Parmense 67) inizierà infatti una visita guidata speciale (ingresso ridotto €. 4,50), intitolata FIORI. Fiori dipinti e tessuti nelle collezioni artistiche alberoniane, l’Erbario dipinto di Fra Zaccaria, il risveglio della natura nel grande parco e nel giardino interno del Collegio Alberoni e un breve concerto.
Il percorso è a cura di Maria Rosa Pezza
Si tratta di un suggestivo itinerario artistico, librario, botanico, naturalistico e musicale pensato per il tempo primaverile del risveglio della natura e per quello spirituale della Pasqua.
Il percorso prevede quattro tappe.
Nella prima, artistica, saranno visibili le numerose pitture di fiori e nature morte collezionate da Giulio Alberoni, il dittico, capolavoro di Jan Provost (1462-1529), raffigurante la Madonna della fontana, con una splendida versione del giardino del Cantico dei Cantici, e il Vaso di fiori entro una nicchia (una delle primissime nature morte della storia della pittura occidentale); saranno inoltre svelati i fiori e gli elementi della natura raffigurati in trame e orditi nella strepitosa collezione di 18 arazzi e nei preziosi paramenti settecenteschi, e inoltre i numerosi paesaggi dipinti facenti parte della pinacoteca del cardinale, nonché gli elementi naturali che decorano le splendida argenteria della collezione.
La seconda tappa, libraria, mostrerà un unico volume, ma di grande valore e certamente uno dei più preziosi della biblioteca alberoniana: l’Erbario dipinto di Fra Zaccaria da Piacenza (1722-1814), costituito da 148 tavole a colori raffiguranti specie autoctone ed esotiche.
La terza tappa, botanico naturalistica accompagnerà i visitatori attraverso il grande parco e il giardino interno all’imponente architettura settecentesca.
Questi due preziosi spazi verdi, d’origine settecentesca, verranno presentati in una ricostruzione della loro origine e delle successive trasformazioni per svelare infine la attuale bellezza e consistenza botanico-naturalistica. A illustrare le specie naturali presenti nel parco e nel giardino, piante, erbe, gemme, fiori, nel risveglio primaverile, sarà Paolo Iacopini, agronomo e studioso, da molti anni collaboratore del Collegio Alberoni.
Al termine del percorso di visita, nella Sala degli Arazzi, si terrà l’ultima tappa dell’evento programmato, ovvero quella musicale.
NOTE DI PRIMAVERA
Il risveglio della natura, nel tempo primaverile, in un percorso musicale
Sala degli Arazzi, ore 17.30
Breve concerto di Elena Gobbi
Al termine della visita guidata Elena Gobbi eseguirà al pianoforte un breve concerto di musiche e componimenti ispirati al tempo della primavera e al risveglio della natura; non mancherà qualche brano spirituale-meditativo che rilegge il tema in chiave Pasqual
FIORI NELLE COLLEZIONI ALBERONIANE
Se i fiori costituiscono da sempre uno dei motivi che l'uomo prende in prestito dalla natura per decorare, colorare e comunicare, nella cospicua quadreria di Giulio Alberoni decisamente maggioritari sono i cosiddetti “quadri di genere” e tra questi le nature morte, i paesaggi, e i quadri di fiori. Spiccano nella collezione le nature morte del piacentino Bartolomeo Arbotori (1594-1676) e del cremonese Antonio Gianlisi junior (1677-1727), dipinti di grande effetto nella resa degli elementi naturali che avevano la funzione d’arredare le case signorili, i quadri di fiori del bresciano Marc’Antonio Rizzi (1648-1723) e del romano Ludovico Stern (1709-1777), autore di dieci piccoli quadri con i vasi di fiori.
Delle quattro tele giudicate da Stefano Pozzi nella sua stima del 1760 di mano di Monsù Bernardo, vale a dire del pittore danese Eberhart Keilhau (1624-1687), ma forse da attribuire ad altro pittore fiammingo d’ambito genovese, una particolarmente suggestiva rappresenta una Fioraia; si potranno inoltre vedere le classiche vedute della campagna di Gaspar Dughet (1615-1675) e i più irrequieti paesaggi riferiti al napoletano Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro (1609/10-1675).
Il percorso guidato porterà inoltre alla scoperta di giardini, fiori e frutti rappresentati in trame e orditi, nei due splendidi arazzi fiamminghi di primo Cinquecento detti della Serie di Priamo, nelle ricche decorazioni delle bordure degli stessi e di quelli delle serie seicentesche dette di Alessandro Magno e di Enea e Didone.
Ricchi di decorazioni con interessanti forme vegetali sono anche i preziosi tessuti alberoniani: lo straordinario corpus di paramenti recanti il ricamo dello stemma del Cardinale (l’albero sovrastato dalla stella), lo splendido paliotto d’altare con ricami d’oro la cui pregiata stoffa presenta fiori e grappoli d’uva e l’esotica “coperta di seta d’India con vari fiorami di seta di diverso colore”.
L’appartamento del cardinale, che custodisce il nucleo dei dipinti su tavola della collezione, svelerà ai visitatori il preziosissimo dittico di Jan Provost: la Madonna presso la fontana, una raffinata visione dell’hortus conclusus e il Bicchiere con fiori entro una nicchia, una delle primissime nature morte autonome della storia della pittura occidentale, nelle quali i fiori assumono una funzione simbolico-religiosa.
Con la nostra tavoletta, databile al 1510 circa, il pittore ci offre una sofisticata interpretazione dell’iconografia della Vergine, rifacendosi ad un celebre prototipo del grande caposcuola Jan van Eyck, la Madonna della fontana oggi al Museo di Anversa (1439), riletta alla luce delle esperienze più “moderne” di maestri come Gerard David e Hans Memling. Un’atmosfera intima e colloquiale pervade la composizione, nella quale la Vergine col Bambino è raffigurata al di sotto d’un sontuoso baldacchino sostenuto dagli angeli e all’interno di un giardino fiorito, entro il quale troneggia una fontana. Il simbolismo della scena è evidente e si rifà agli attributi della sposa nel Cantico dei cantici, tradizionalmente identificata con la Madonna: ella viene infatti paragonata nel testo biblico ad un hortus conclusus, ma anche ad una “fonte di giardini” e ad una “sorgente d’acque vive”. Il vaso di fiori in origine sul rovescio della tavola non fa che rafforzare questa sottile simbologia: la rosa bianca, senza spine, evoca la castità e la purezza della Vergine, così come il trasparente bicchiere di cristallo; il garofano rosso, simbolo d’amore, è anche per il suo colore un’allusione alla futura Passione di Cristo; la margherita, fiore che si schiude a primavera, richiama d’altra parte la Resurrezione. Metafora della Vergine e del mistero dell’Incarnazione il vaso di fiori è anche uno straordinario pezzo di bravura pittorico, una delle primissime “nature morte” autonome dell’arte occidentale: basti osservare la raffinatezza della gamma cromatica, dal grigio verde della parete al caldo tono ambrato della rosa, e poi lo stupefacente effetto di trasparenza dell’acqua entro il bicchiere e dell’ombra portata del garofano sul fondo della nicchia.
Elementi vegetali decorano inoltre l’argenteria esposta in una sala dell’appartamento e soprattutto il grande Ostensorio in argento dorato opera di Angelo Maria Spinazzi.
Non solo nelle raccolte artistiche e librarie saranno visibili fiori e frutti. Il Collegio Alberoni è infatti circondato da un immenso parco e racchiude al centro della sua architettura un elegante giardino
L’ERBARIO DIPINTO DI FRA ZACCARIA
Presso la monumentale Biblioteca alberoniana il pubblico dei visitatori potrà scoprire le tavole dello splendido Erbario dipinto di Fra Zaccaria da Piacenza (1722-1814).
Si tratta di 148 tavole a colori raffiguranti specie autoctone ed esotiche, senza dubbio uno dei cimeli storico-artistici più importanti del Collegio Alberoni soprattutto per la valenza storico-scientifica del suo contenuto che ci permette di entrare nello spirito del suo ideatore seguendone gli interessi naturalistici e aprendo uno spaccato del tempo in cui operò proprio in base alla scelta delle essenze presenti e alle descrizioni delle stesse.
Il 5 dicembre 1810 Fra Zaccaria da Piacenza sottoscriveva il suo testamento lasciando all’Istituto di San Lazzaro, che lo aveva ospitato dopo la soppressione del convento di Santa Maria di Campagna, la sua ricca biblioteca e gli strumenti utilizzati nella sua lunga attività scientifica.
Carlo Francesco Berta, che morirà tre anni dopo all’età di 92 anni, era nato a Piacenza nel febbraio del 1722 e, dopo essere entrato all’età di diciassette anni nel convento dei frati minori di Borgonovo Val Tidone, divenne sacerdote con il nome di Fra Zaccaria.
Nel giovane religioso crebbe velocemente e con estremo vigore la passione naturalistica che lo portò ad allacciare contatti con i principali studiosi non solo italiani e a praticare le sue conoscenze curando e ampliando l’orto botanico del Convento e ottenendo una tale notorietà da essere chiamato, nel 1778, alla cattedra di Botanica presso l’Università di Ferrara.
Questo incarico moltiplicò l’eco della sua fama annoverandolo tra i soci di prestigiose Accademie.
Sul finire del Settecento tornò a Piacenza esercitando l’attività di botanico presso Santa Maria di campagna per poi trovare ospitalità, a seguito della soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone, presso il Collegio Alberoni