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Inaugurata la salita al Pordenone: «Questa è la ricchezza della nostra nazione»

Nevica forte il 3 marzo sulla città. Il disagio è evidente non solo per spostarsi ma anche perché ci sentiamo dire dai media di non uscire di casa. Sembra infatti che abbiamo perso la memoria di quanto succedeva un tempo, con la neve che si accumulava negli slarghi o nelle piazzette delle vie e che rimaneva fino a primavera inoltrata. Ciononostante, invitato, mi reco in Santa Maria di Campagna per l'inaugurazione della manifestazione in onore del Pordenone. Da noi conosciuto con il nome del luogo di nascita, anche se anagraficamente e burocraticamente viene menzionato come Giovanni Antonio de' Sacchis, per renderlo in questo modo praticamente sconosciuto. Ci sarà molta affluenza, causa il tempo, dico fra me, mentre sono in itinere? Il dubbio mi prende anche se per esperienza ogni manifestazione organizzata dalla nostra banca, così viene definita col pronome possessivo al plurale la banca di Piacenza, è sempre seguita da un numero esorbitante di persone. Una lunga fila di gente mi precede nell'entrata. Il dubbio si dissolve già prima di entrare. Entro e osservo. Posti a sedere quasi tutti occupati, nonostante manchi ancora qualche minuto prima dell'inizio come da programma. Intanto altre persone si accalcano per entrare. Ressa. Dopo circa 15 minuti di ritardo dall'ora prevista ( e 11), tutto comincia. Inizia ad introdurre Robert Gionelli, palesemente soddisfatto. Ringrazia i presenti e subito lascia il campo al coro Tyrtarion che ripropone col canto di una musica rinascimentale, i carmi latini e greci con l'intento di divulgare passione e musica per la riscoperta delle lingue classiche. Suddivisa la loro esecuzione in due parti, questa la prima, la seconda seguirà alla fine, entrambi tratti da brani poetici di Saffo, Alceo, Archiloco, Catullo, Teognide, Orazio, Ovidio, Virgilio, San' Agostino. Finita l'esecuzione, la soddisfazione si diffonde nel pubblico, come se la bellezza della musica e della poesia latina e greca anticipassero le meraviglie delle immagini pittoriche della cupola. Parla quindi G. Nenna, presidente del CdA della banca di Piacenza, che illustra lo sforzo da parte della stessa banca di valorizzare il territorio piacentino oltre che dal lato economico, anche  dal punto di vista artistico. Questo, aggiunge, per merito del Presidente Corrado Sforza Fogliani iniziatore di quest'ultima iniziativa come di tante altre, onde riportare Piacenza ai vecchi lustri medievali. Il microfono passa quindi al Cardinale Giovanni Battista Re. Visibilmente soddisfatto parla con voce giovanile dai toni chiari ed alti, quasi squillanti, a dispetto di un fisico non più giovanilissimo. C'è un camminamento in basilica, egli dice, chiamato degli artisti, perché già percorso da pittori e studiosi d'arte in altri tempi, che consentirà oggi alla cittadinanza di giungere sulla cupola, a tu per tu con gli affreschi del Pordenone, affinché questi parlino agli occhi e al cuore. L'arte infatti, continua, è una scala che se apporta un nutrimento culturale, eleva soprattutto lo spirito e con esso la fede. Non per niente le fonti di ispirazione del Pordenone sono state rispettivamente Bibbia e Vangelo da cui sono tratte le splendide immagini pittoriche. E fra queste nel punto più alto e centrale della cupola, c'è l'immagine di Dio nel suo scendere simbolicamente dal cielo per rendersi visibile a noi. Chiude il discorso con un ammonimento: se noi mettessimo al centro della nostra vita Dio, in questa nostra società della macchina, ritroveremmo isole di umanità di libertà e di speranza. Da lui chiamati, si accostano ora al presule, il nostro vescovo Ambrosio e il guardiano rettore dei frati minore della basilica, Secondo Ballati, che ha modo di recitare la preghiera alla Madonna, cui è intitolata la basilica, dalla veste bianca a rappresentare l'immagine, anche visiva, della purezza. Segue la benedizione, intesa come invocazione di benevolenza e protezione, da parte di Dio per tutti i presenti. Di nuovo è il turno di Gionelli che cita il discorso fatto agli artisti da parte di Giovanni Paolo II nel 1999, per il quale la scintilla di Dio scende ad illuminare la creatività dell'artista che a sua volta si concretizza nell'opera d'arte, intesa come massima espressione di religiosità pur non modificando il ruolo esistente fra l'uomo e Dio. E' la volta del sindaco, avv. P. Barbieri. Ringrazia tutti i presenti, ma soprattutto l'avv. Sforza Fogliani per questa iniziativa di salire sulla cupola, organizzata senza nessun contributo economico da parte degli enti pubblici. Un modo questo di regalare a tutti piacentini la consapevolezza che la nostra città, antico crocevia della via Postumia, possiede, ad insaputa di molti, una miniera di tesori che devono essere conosciuti e valorizzati. Plaude inoltre al coro Tyrtarion per le emozioni regalateci durante la prima fase del concerto. Senza lasciar il microfono inoperoso, subentra a parlare il ministro dell'ambiente Gianluca Galletti. Girando l'Italia, dice, mi sono reso conto della bellezza e dell'unicità del nostro patrimonio culturale. Tutto questo lo vedo oggi a Piacenza per l'iniziativa di C. sforza Fogliani che non finisce mai di stupire nell'organizzare ogni tipo di manifestazioni culturali, avvalendosi del solo principio di sussidiarietà. E' ora il tempo di Stefano Bonaccini, Presidente della regione Emilia-Romagna. Piacenza, queste le sue parole, continua a stupire. L'anno scorso il Guercino con la salita alla cupola del duomo, oggi il Pordenone con la salita ad un'altra cupola, costituita da questo gioiello che è Santa Maria di Campagna. Chi non conosceva ieri il Pordenone, precisa, oggi può ammirare uno dei massimi artisti del'600 italiano che proviene dalla terra friulana. La cultura, prosegue, privilegiando la sua visione politica, è come la manifattura e la gastronomia, in quanto tutte rappresentano la ricchezza della nostra nazione. Nell'anno passato, 57 milioni di turisti hanno invaso infatti il nostro territorio con un aumento di 12 milioni rispetto ai tre anni precedenti. Per concludere, se è vero che noi non abbiamo Venezia, Firenze o Roma, vantiamo tuttavia tante eccellenze, tipo ad es. i nostri castelli paragonabili per vetustà e importanza storica a quelli della Loira. Al Presidente regionale subentra un altro Presidente, quello della nostra provincia, Francesco Rolleri che condividendo il precedente discorso, ringrazia un terzo Presidente l'avv. Sforza per l'amore che da sempre nutre e manifesta verso la sua città. Attraverso iniziative che per la loro importanza sono in grado di superare i confini locali per proporsi all'Italia e al mondo. Abbiamo prima detto che il Pordenone così si chiama perché prende il nome dal paese natale. Ebbene una delegazione di pordenonesi, non poteva non essere stata invitata per presenziare alla manifestazione in onore del loro grande artista, con la gradita presenta dell'assessore alla cultura: Pietro Tropeano. Con questa iniziativa, esordisce l'assessore, due città Piacenza e Pordenone si uniscono nella cultura, per celebrare il nostro illustre pittore cui dedicheremo l'anno prossimo una grande mostra curata dal prof. Sgarbi. Non l'avesse mai detto, ecco allora materializzarsi e presentarsi al microfono forse il più illustre ma senza dubbio il più famoso degli studiosi d' arte esistenti oggi in Italia, l'esteta, l'insuperabile oratore e divulgatore d'arte, l'irriducibile polemista, il fascinatore di platee soprattutto al femminile, lo scrittore di successo, l'esperto dalla memoria mirandolesca, il carismatico personaggio che attira sguardi di ammirazione scuotendo l'aria quando si presenta in pubblico. Si potrebbe continua recitando altre qualità chiamandolo addirittura immaginifico se la definizione non appartenesse già ad un altro personaggio che eccelse nell'arte poetica a proposito del pineto dove al posto della neve di Piacenza poetava magistralmente invece di pioggia. Dunque è lui, Vittorio Sgarbi, che si presenta con quel suo tic di sistemarsi i capelli diventati candidi per l'età, ma sempre ribelli come è da sempre ribelle il suo possessore. Mai quieto, ma nemmeno mai invasato, è un personaggio da prendere o lasciare senza vie di mezzo. Un oratore sempre lucido, improvvisatore della parola dalla coerenza logica ineccepibile, infarcita di tanto in tanto da accensioni fantastiche che danno brio al discorso immergendo chi l'ascolta in una aurea di distacco da terra. Dove il desiderio piacevole di comprendere è incrementato dall'attesa per quello che ancora deve dire, mai pago di quanto finora detto. Insomma questa la premessa per presentare il suo lungo, debordante e fantasioso discorso. Comincia con un tono di simpatica provocazione, sostenendo che dopo quanto detto dal cardinale Re e da altri prelati, lui stesso è stato messo nella condizione di comporre omelie in difesa dei principi cristiani. Il nostro paese salvato nel dopo guerra dalla Chiesa che nel ' 49 aveva scomunicato i comunisti e a livello politico dalla Democrazia Cristiana, oggi si trova, secondo lui, in una crisi religiosa che è peggio di quella politica. Infatti, come preconizzava la Fallaci, siamo minacciati dall'oriente che innalza contro di noi un Dio nemico. I nostri martiri sono uccisi ogni giorno e papa Ratzinger se ne è andato perché aveva avvertito, nel mondo, la caduta del cielo. Cosicché invece di reagire con forte animo cristiano, abbiamo accettato ogni invasione religiosa, al punto che ci vergogniamo di dirci cristiani. Secoli e secoli d'arte figurativa, prosegue il critico, da parte della Chiesa, ha formato e condizionato la nostra cultura con immagini di santi e di un Dio irraggiungibile e nello stesso tempo raggiungibile in quanto si è fatto uomo. Se nella Chiesa il cardinale Burke è l'espressione più alta della tradizione, il nostro attuale papa Francesco sembra distratto troppo dall'uomo e meno attirato da Dio. In questa infetta religione contemporanea, continua il vulcanico e avvincente relatore, gli architetti (cita a questo proposito Fuksas ) sono atei e le chiese da loro concepite sono diventate magazzini o scatole vuote. In esse non ci sono più cupole o volte, perché gli architetti hanno paura del cielo. La Chiesa allora è la nostra salvezza come lo è, la chiesa che stiamo ammirando. La quale rimanda ad una ascesi vero la cupola come avverrà per l'anima quando la vita ci abbandonerà. Nella cupola sta allora il nostro zenit, il nostro punto d'arrivo. E' questa la dimora di Dio padre attorniato dagli angeli. Papa Giulio II l'aveva ben capito quando nella volta della Sistina al posto di un cielo stellato fece dipingere da Michelangelo le figure di uomini ed in particolare di Adamo, al quale Dio attraverso un dito trasmette la scintilla che dà vita. In chiusura, non poteva mancare una stoccata, stavolta rivolta al Presidente regionale Bonaccini, quello per intenderci della presunta inferiorità artistica dei nostri capoluoghi regionali, rispetto a Firenze, Venezia, Roma. Niente di più sbagliato per Sgarbi. La Padanìa con l'accento sulla i, mi raccomando insiste, è stata inventata come termine dal grande studioso d'arte Roberto Longhi. E se noi non abbiamo Venezia o Firenze poco ci importa. La cultura pittorica della Padanìa non ha nulla da invidiare. Lo dimostrano gli affreschi del Correggio sulla cupola del Duomo di Parma, del Parmigianino nella chiesa della Steccata sempre a Parma e del Pordenone qui in questa chiesa a Piacenza. Il quale Pordenone mette in crisi tutta la pittura veneziana e proprio a Piacenza apre un nuovo modo di dipingere. Quindi se il Parmigianino è l'erede di Tiziano, Pordenone lo è di Michelangelo. Anzi la deposizione del Pordenone nella chiesa di Cortemaggiore è tutto un richiamo caravaggesco. Quindi il paradosso: Ferrara è meglio di Firenze e Roma, a sua volta Piacenza non ne è da meno. La chiusura è degna di un predicatore tutto votato al cielo, secondo il quale onorando il Pordenone oggi onoriamo Dio. Pausa di stupore fra il pubblico. Poi si riprende con l'intervento dell'avv. Corrado Sforza Fogliani cui da sempre in queste iniziative spetta il compito di chiudere gli interventi. Comincia ringraziando tutti coloro che lo hanno preceduto senza dimenticare le autorità civili e religiose presenti che nomina personalmente. Poi cita tutte le persone che a vario titolo si sono impegnate per la realizzazione di questa iniziativa che senza alcuna enfasi rimarrà nella storia cittadina. Ai ringraziamenti segue il suo atto d'amore per la città, un tempo crocevia di pellegrini, di mercanti e banchieri perché situata lungo le vie consolari. Una città quindi che è stata un grande centro di benessere spirituale ed economico ed i cui banchieri erano diffusi in tutto il mondo perfino in Cina. Per questo con questa iniziativa è nostra intenzione farla diventare grande com'era e come si merita, soprattutto se realizzata senza alcun contributo pubblico o istituzionale. La nostra proposta, prosegue, distribuendosi fra Monticelli, Cortemaggiore e Cremona vanta anche il merito di ripercorrere l'antica via Postumia. Per questo ringrazio i sindaci di queste città ed il vescovo di Cremona. Un ultimo grazie all'amico Sgarbi che è anche amico della nostra città, perché a lui infatti si deve la scoperta della cappellina del Bembo nel castello di Monticelli. Finiti i ringraziamenti? No, ne rimane ancora uno rivolto al personale della banca che ha permesso l'acquisto di due quadri del Panini provenienti dall'estero e che verranno presto esposti al pubblico al fine di non chiudersi su quanto già fatto, ma aprirsi a nuove future iniziative. Terminato il discorso si diffonde emozione fra il pubblico plaudente, fra condivisione, ammirazione e orgoglio sia di presenza che comune appartenenza cittadina. Segue la seconda parte del concerto e poi a singoli gruppi inizia la salita in cupola. Ma il cronista a questo punto abbandona. Fino al 10 giugno sa che ci sarà tempo per un'ascesi che se non in solitudine, non avrà i disagi della ressa del giorno inaugurale. Non rimane allora che salutare Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone con un arrivederci.  

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