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Festival del Diritto, Dosi: «Così si valorizzano le nostre eccellenze»

Si è aperta oggi, 27 settembre, la quinta edizione del Festival del Diritto. Quest'anno il titolo è Solidarietà e conflitti. All'inaugurazione presenti Paolo Dosi, Anna Maria Fellegara, Giuseppe Laterza, Alessandro Mangia e Stefano Rodotà

Partita. La macchina del Festival del Diritto è partita. Si è aperta infatti oggi la quinta edizione della 4 giorni di incontri che avranno tutti un filo conduttore: solidarietà e conflitti. Nella splendida cornice del salone di Palazzo Gotico (parecchie le sedie vuote a dir la verità) dunque l'inaugurazione del Festival.

Inaugurazione Festival del Diritto ©IlPiacenza

Inaugurazione Festival del Diritto Londra©IlPiacenza

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL DEL DIRITTO 2012

Al tavolo dei relatori il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, Anna Maria Fellegara, Giuseppe Laterza, Alessandro Mangia e Stefano Rodotà. Davanti a loro le prime file della platea erano occupate dai vertici delle forze dell'ordine e dalle massime autorità politiche ed economiche della città. Il pubblico delle grandi occasioni. Dunque il testimone passa così dall'ex sindaco Roberto Reggi a Paolo Dosi che si dice «onorato di avere questo festival  a Piacenza perchè in questo modo si valorizzano le eccellenze del nostro territorio» e ancora: «Mi impegnerò perchè ci possano essere altre edizioni vista la dimensione che questa manifestazione ha assunto negli anni, le 18mila presenze dell'anno scorso sono un incentivo. Spero che quest'anno si possa replicare il successo della scorsa edizione».

Per Stefano Rodotà il tema di quest'anno è particolarmente vivo perchè «viviamo in un momento di grande conflitto e quello che ci aspettiamo da questo festival è mettere a fuoco il tema della solidarietà che non deve essere solo una parola ma un impegno delle istituzioni. Che cosa si fa per far diventare reale quello che è scritto all'inizio della nostra Costituzione? Tutti devono adempiere ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Questo è lo spirito con cui vivremo questo festival».

Sui colpi di pistola esplosi contro l'Agezia delle Entrate di via Modonesi dice: «Questo succede quando il conflitto non viene governato, quando socialmente si creano fratture e quando mettiamo da parte la solidarietà. Purtroppo quindi si creano spazi dove la violenza sembra l'unica possbilità possibile».

«Il Festival proseguirà in futuro, perché è un patrimonio per il territorio». A sgombrare da voci che circolavano sull’ultima edizione, ci ha pensato il sindaco Paolo Dosi, nel suo intervento di presentazione della quinta edizione del Festival del diritto. Dosi ha ricordato gli importanti ospiti delle passate edizioni - dal filosofo Baumann ai due ex capi di Stato, Scalfaro e Ciampi - e l’attualità del tema (solidarietà e conflitti) che vede oggi “una conflittualità esacerbata dalla contingenza” della crisi. Poi, e questo è un suo cavallo di battaglia, ha insistito sul valore della cultura, soprattutto in tempo di crisi: Modena ha reagito al terremoto continuando con il Festival della filosofia. Di fronte a un salone di Palazzo Gotico pieno solo a metà, il sindaco ha poi snocciolato le cifre vincenti dell’ultimo festival: 18mila presenza, 32mila accessi al sito, 1.200 al media centre in Piazza Cavalli, oltre ai giornali studenteschi - presenti anche quest’anno con gli studenti-giornalisti di 14 istituti.

Dopo che Annamaria Fellegara ha citato le due “meravigliose università” a Piacenza e ricordato che che questo è un Festival “dove la parole non sono chiacchiere”. Di rilievo, l’intervento di Alessandro Mangia, docente di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza della Cattolica. Mangia ha sottolineato come l’università Cattolica sia a Piacenza da 60 anni, ma soprattutto ha posto l’accento sull’importanza della nostra città come sede di studi giuridici dal Medioevo fino al ‘500, “una tradizione ripresa con la facoltà di Giurisprudenza”. Riflettendo sul tema, solidarietà e conflitto, Mangia si è chiesto se la solidarietà possa essere praticata e imposta attraverso il diritto. Nel secolo scorso, ha affermato, lo stato sociale si fondava su due categorie: redistribuzione e partecipazione. Oggi “c’è la solidarietà, ma costa. Però, mettere in crisi la struttura giuridica della solidarietà significa porre le basi per nuovi conflitti”. E questo lo si è visto con i tanti conflitti che si pensava di aver neutralizzato con la solidarietà: interetnici, religiosi e oggi di piazza contro la crisi economica. “La democrazia - ha continuato Mangia - è possibile nelle società dove i soggetti non sono troppo diseguali. Ma anche qui si ha il rischio che la democrazia diventi di facciata”. Giuseppe Laterza ha parlato di “fase di smarrimento della società. La crisi non è dovuta solo alla finanza, ma anche perché è saltato qualcosa per cui noi ci rapportavamo agli altri. Occorre elaborare idee nuove e qui a Piacenza nascono idee che potrebbero essere diffuse in Europa”.

E i temi del Festival sono temi europei, ha affermato: “La politica ha bisogno di idee non per convenienza, ma per costruire diritti civili e politici dei cittadini”. Rodotà ha esordito con l’attualità del Festival, sul bisogno di solidarietà per disinnescare i conflitti. E tra le parole chiave, Rodotà ha inserito il lavoro, perno “dello stato sociale il cui modello nel ‘900 è stato elaborato in Europa”. Parlando del Festival, Rodotà ha evidenziato come i temi siano complessi e che serve sempre più interdisciplinarità, cioè non si possono affrontare solo con il diritto “e in effetti sono più i “non giuristi” dei giuristi. E’ importante la presenza di sensibilità culturali diverse”.

Non ha mancato, poi, di ricordare l’alta presenza delle donne e lo spirito partecipativo che ha caratterizzato l’organizzazione: “I cittadini non sono solo spettatori, ma protagonisti”. Un’affermazione che, però, stride con la realtà. Il Festival, in realtà, è per pochi perché i piacentini non si appassionano e non frequentano, forse anche perché non sono poi stati così coinvolti. In conclusione, Rodotà ha ringraziato “chi fa sopravvivere un’iniziativa di questo genere, soprattutto in un tempo in cui i sacrifici chiesti alla cultura sono tanti”.

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