Galleria Studio C, "Inquieto vivere, viaggio pittorico nell'umano esistere"
Alla Galleria d'arte contemporanea "Studio C" di via G. Campesio 39 si inaugura sabato 9 aprile, alle ore 18, la mostra personale di Isabella d'Ortona dal titolo "Inquieto vivere, viaggio pittorico nell'umano esistere".
E' appena tornata da Roma, Isabella, ed è tornata con un carico prezioso: una ventina di tele, alcune anche di grandi dimensioni, eseguite parecchi anni fa. Sono dipinti degli anni 60 e 70, gli anni della ricerca e del coraggio, quando gli ideali sono più forti della realtà e l'artista non accetta compromessi e mediazioni. Fin da allora la nostra artista era proiettata verso un'espressione di nicchia, tutta rivolta all'interiorità e alle grandi problematiche umane ed esistenziali. E ancora oggi, a distanza di anni, Isabella continua incessante a portare avanti la sua ricerca e lo fa con passione e costanza, ma soprattutto con grande coerenza.
Artista vera e controcorrente, Isabella d'Ortona ha senza dubbio sentito il fascino e l'attrazione dell'Espressionismo tedesco, ma anche del nostro Realismo Esistenziale e con ogni probabilità ha pure guardato con ammirazione a Francis Bacon e a certi suoi personaggi che sembrano apparire dal nulla , spettri, ectoplasmi, capaci però di ammaliare e di creare nello spettatore lo choc della presenza fisica. Eppure Isabella, pur vantando queste importanti primogeniture, si affranca da tutto e da tutti per il suo linguaggio forte e personale, per quel bisogno, così intenso e sentito, di lasciar fluire il segno e la linea, di saper creare, comporre e scomporre forme e figure, di far "cantare" libero e seducente il colore che, nelle sue mani, diventa sensuale e pastoso, morbido e vellutato. Un'espressione, la sua, che pur nella crudezza dei soggetti, e forse proprio per questo, diventa unica e autoritaria, imponendosi su tutti coloro, e sono ancora tanti, che ormai non sanno più trovare argomenti e continuano stancamente a ripetere se stessi, a perdersi in inutili, banali rappresentazioni.
La pittura di questa bravissima artista colpisce gli spettatori, e ancora di più gli esperti del settore, proprio perché rifugge da ogni compiacimento estetico, concentrandosi invece sull'alienazione totale portata avanti dalla società del consumo e dell'automazione, sulla paura concreta e reale dell'autodistruzione e sui drammi individuali e collettivi della nostra contemporaneità. Le sue figure, evanescenti e sospese, spesso simili a fantasmi, hanno movenze da manichini e portano sulla tela ciò che resta del loro naufragio, della loro bellezza, delle loro illusioni e delle loro ambizioni.
Espressione "Osseo-viscerale" è stato scritto da eminenti critici, proprio per la capacità dell'artista di rendere il senso tragico della morte e del disfacimento fisico, i volti corrosi e deteriorati dallo scorrere implacabile del tempo, gli ammassi informi e pietrificati di visceri lasciati appositamente in bella mostra per scuotere le menti e muovere la generale indifferenza. Ma per fortuna, nell'espressione di quest'artista, non c'è solo pessimismo e disperazione. Nella sua vasta e articolata produzione, infatti, non mancano attimi e momenti di grande serenità e contemplazione, di felice abbandono alle bellezze della natura, agli umori del tempo o al trascorrere lento delle stagioni. Ecco allora che Isabella, rifacendosi a memorie e ricordi vissuti nella bella Sardegna, si concentra sul volo elegante e sinuoso dei gabbiani, ne studia posture e movimenti, li coglie quando il biancore immacolato delle loro piume si staglia netto e deciso contro l'azzurro profondo e pulito del cielo. Momenti di pausa dopo il dramma esistenziale o attimo di poetica sospensione dalle problematiche quotidiane? Forse l'uno e l'altro insieme. Certo è che da quando la nostra artista ha lasciato il caos della grande città per trasferirsi qui a Piacenza questi felici attimi poetici si sono intensificati e non di rado dal suo pennello escono delicati paesaggi ispirati alla nostra campagna, visioni periferiche immerse nel silenzio, prati e boschi coperti di fiori. Così le ombre grigie delle sue opere, come per miracolo, si tingono di verdi, di rosa e di azzurri tenui lasciando intravedere le sue straordinarie doti coloristiche e una sorgente di luce che forse non è poi così lontana.
La rassegna, che chiuderà il 28 aprile, sarà introdotta dal critico d'arte Luciano Carini.