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«L’Emilia protagonista per non dimenticare il suo passato teatrale e comico»

Sarà in scena il 13 giugno, a La Fabbrica 54 di Larzano di Rivergaro, Vito, al secolo Stefano Bicocchi, icona storica della televisione, del cinema e del teatro italiano, che si esibirà in Vito Recital, un divertentissimo spettacolo sulla terra emiliana che analizza spicchi di vita vissuta di un recente passato

Sarà in scena il 13 giugno, a La Fabbrica 54 di Larzano di Rivergaro, Vito, al secolo Stefano Bicocchi, icona storica della televisione, del cinema e del teatro italiano, che si esibirà in Vito Recital, un divertentissimo spettacolo sulla terra emiliana che analizza spicchi di vita vissuta di un recente passato.

Stefano Bicocchi, in arte Vito, sei un personaggio, da quasi trent’anni, di televisione, cinema e teatro italiano. Ti va di raccontarti in pillole?

Ho iniziato facendo televisione, circa trent’anni fa, con programmi come Lupo Solitario, Drive In e L’araba Fenice di Antonio Ricci, poi nel cinema ho esordito nell’ultima pellicola diretta da Federico Fellini, La voce della luna, direi un esordio di tutto rispetto. Le mie più grandi soddisfazioni, però, me le ha date sempre il teatro, che ho sempre fatto ininterrottamente e sempre farò.

Secondo te, quanto è cambiata la comicità dagli anni 80/90 rispetto a oggi?

E’ cambiata veramente tantissimo, ma perché è cambiato il modo di fare televisione: i programmi che facevamo noi venivano studiati talmente tanto che per fare una puntata di Lupo Solitario serviva una settimana di prove. Oggi, tanto per fare un paragone, con una settimana di prove hai quasi fatto una stagione intera.
Con questo non dico che sia peggiorata, ma che è diventata molto più immediata di prima, è diventata più una comicità slogan, mentre prima si creava un vero e proprio spettacolo. Oggi ci sono comici bravissimi, con talento da vendere, ma che sono costretti a sparare tutto un repertorio nel “minuto e mezzo”, e questo è castrante per il loro talento. Hanno poco tempo in televisione e cercano di fare quello che non riescono a teatro, ma, dalla mia esperienza, posso dire che è sbagliato: mai mescolare i generi, mai fare le stesse cose.
Tanto per fare un esempio: Walter Chiari faceva delle performance televisive da venti minuti. Si dava spazio all’attore di potersi esprimere al meglio, perché era quello che piaceva alla gente ed era quello che dava alla televisione un valore.

Sabato 13 maggio sei a La Fabbrica 54 a Larzano di Rivergaro con Vito Recital. Ci puoi dare un piccolo anticipo?

Lo spettacolo parla della terra emiliana, mia terra di origine e terra di origine di una comicità molto autentica e di grandissimi attori, uno su tutti Gino Cervi. E’ uno spettacolo che guarda indietro, ma senza nostalgia, e porta in vita situazioni dei bar, delle vacanze, delle aspettative della società di allora. Ho voluto rendere l’Emilia protagonista perché penso sia sempre stato un po’ dimenticato il suo passato teatrale e comico, colpa anche di un’industria del cinema decisamente affermata nei grandi centri urbani come Roma e Milano e di scuole teatrali “esuberanti” come quella napoletana.

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