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La Scapigliatura e il Cappello di nonno Gesuino, presentati a Palazzo Galli i libri di Giarelli e Romagnoli

Platea al gran completo nella sala Panini di Palazzo Galli. La presentazione moderata dall'avvocato Corrado Sforza Fogliani

Da alcune settimane sono presenti nelle librerie e sui siti on line specializzati, il libro di narrativa “Il cappello di nonno Gesuino”, di Giuseppe Romagnoli e il saggio di critica storica “La scapigliatura, vista e vissuta da Francesco Giarelli, piacentino”, scritto da Carlo Giarelli. Giornalista e scrittore il primo, medico e psicoterapeuta il secondo, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di alcune opere narrative; sono entrambe firme che il nostro quotidiano ilPiacenza.it ha l’onore di annoverare tra i collaboratori. Entrambe le pubblicazioni sono state illustrate a Palazzo Galli - Banca di Piacenza, dall’avv. Corrado Sforza Fogliani che nell’incontro-dialogo con gli autori, ha evidenziato la specificità che unisce i due volumi: la valorizzazione di persone e cose della vita piacentina e la cura con cui l’editore milanese Franco Ghilardi, (confuso nella platea che ha gremito sala Panini di Palazzo Galli), ha stampato le due opere.

Il libro del prof. Giarelli è dedicato a un suo omonimo e ascendente: Francesco Giarelli, un grande pioniere del giornalismo moderno che nel 1873-74, trapiantato nel capoluogo lombardo da Felice Cavallotti, ha rivoluzionato il giornalismo (ai suoi tempi, ancora di stampo settecentesco, romanzi d'appendice, poesie e così via); fu il primo ad "andare sul posto", a fare il giro di cronaca, tra un mattinale e l'altro.

Faceva (e fu il primo anche qui) nei titoli taglienti: una volta che un gruppo di muratori erano caduti da una palizzata, intitolò - dando scandalo - "pioggia di uomini". A Piacenza – ha aggiunto l’avv. Sforza Fogliani - è stato in questa sua veste ignorato per grande tempo (era ricordato solo come storico e come assessore alla Pubblica istruzione del nostro Comune). Poi - di recente, sempre grazie alla Banca di Piacenza e al suo ruolo di supplenza rispetto ad altri, poco interessati a valorizzare le nostre glorie patrie - anche con una lapide su casa sua (in via Taverna, sulla casa del celebre cardinale Somaglia, che fu anche Camerlengo quando il Camerlengo era il Vice Papa, per lo stato della Chiesa); è seguita l'intitolazione di una via e dopo un convegno di studi a lui dedicati.

Il prof. Giarelli ha quindi fornito concisi flash sul contenuto del libro che, nell’insieme, hanno delineato un quadro efficace sulla Scapigliatura, movimento letterario che nasce a Milano nel ventennio 1860 -1880, quando la città, per l’eccezionale effervescenza culturale, era considerata l’Atene italiana e la piccola Parigi d’Italia.  

Gli “scapigliati” lombardi risentivano l’influsso dei bohemiennes francesi; per questo erano chiamati anche “I perduti”: giovani critici e ribelli tutti o quasi delusi dalla caduta degli ideali risorgimentali erano in una posizione di critica nei riguardi della Società dei tempi nella quale di pari passo al sorgere della borghesia imprenditoriale, sorgevano o si acuivano disparità sociali. Contestavano il perbenismo borghese e il sistema educativo che li aveva formati; a volte erano anarchici e ritenevano la Chiesa collusa con la nuova classe sociale e incline all’affarismo; una parte posava da atei. Delle negative nomee se ne gloriavano, ma per molti era solo una posa. Giarelli aveva frequentato il mondo della Scapigliatura, ma senza un reale convincimento; era, infatti, più un uomo d’ordine che di disordine.

Rispondendo alla domanda dell’avv. Sforza Fogliani su come una persona impegnata in più campi abbia trovato il tempo di dedicarsi alla scrittura di un’opera così completa e documentata, il prof.  Giarelli ha rivelato la sua predilezione per gli studi e la cultura letteraria classica; fu peraltro la lettura del libro “Francesco Giarelli 1844-1907 “, opera giovanile dell’avv. Sforza Fogliani, a far scattare l’idea del suo saggio dedicato alla conoscenza della Scapigliatura.

Un successivo riferimento alla figura di Giuseppe Rovani (1818 –1874), scrittore e giornalista italiano molto vicino agli ambienti della Scapigliatura, ha consentito all’avv. Sforza Fogliani di introdurre il libro di Giuseppe Romagnoli. Rovani infatti segnò la rottura definitiva delle tradizionali strutture del romanzo di costume aprendolo alla narrazione cronachistica dei fatti, caratteristica questa del libro di Romagnoli: un volume ricchissimo di notizie su Piacenza e fatti piacentini che vengono inquadrati in una storia particolare; un volume “ponderoso” in formato un ottavo, molto ricco di riferimenti a fatti realmente accaduti nel periodo in cui si svolge la trama del libro.

E’ stata una fatica enorme ma di grande soddisfazione – ha confidato l’autore – la stesura mi ha impegnato per quasi tre anni tra ricerche storiche, riscontri meticolosi, ricerche linguistiche e scrittura: 36 mesi durante i quali ho convissuto con i personaggi del romanzo, specie nei fine settimana quando si allentava l’impegno della mia professione di giornalista.  Amo la storia dal punto di vista sociologico e i mie personaggi che vivono in una Piacenza popolare, umile e dimessa, conducono però una vita di massima dignità, sia nei momenti bui sia nei momenti gioiosi.

Il libro - ha osservato l’avv. Sforza Fogliani – è un saggio importante dal punto di vista letterario e storico; Romagnoli ha saputo evitare i trabocchetti sempre in agguato, l’esprimere giudizi su eventi che vanno inquadrati nel periodo storico di riferimento, e così Il volume si presenta ricco di fatti storici piacentini e non piacentini ben ricostruiti. Ho avuto qualche difficoltà nell’inserire i protagonisti nel contesto di fatti veri, realmente accaduti, ha detto l’autore verso  la fine dell’incontro e anche per ragioni di tempo ho dovuto fare delle valutazioni: così quando ho dovuto scegliere quanto peso dare al vero quanto al verosimile, ho dato più peso al verosimile lasciando che la fantasia conducesse per mano il vero. La sola storia non scandaglia i sentimenti, il romanzo sì. Per i presentare personaggi storici ho preferito una valenza psicologica il recupero dei sentimenti. La storia pur essendo affascinante non evidenzia gli aspetti legati all’animo umano, certo la storia affascina ed è una miniera di suggestioni e di emozioni ma manca la ricerca del sentimento. Avevo in testa il romanzo da tempo; il perché si trova in una nota scritta nelle pagine finali del libro.
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Ulteriori notizie sui contenuti dei due libri si possono trovare nelle presentazioni della nostra rubrica “Libri Piacentini”
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