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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Presentato a Colla di Ferriere il secondo quaderno della collana "L'isola è per sempre"

Il "Quaderno 2016" pubblica sette stimolanti e appassionati contributi che offrono sguardi sulla cultura e sulla situazione socioeconomica, raccontando il passato e il presente di un territorio che potrebbe avere ancora tante opportunità

La terrazza naturale adiacente all’edificio sede dal 1933 ai primi anni Sessanta della scuola elementare da dove si beneficia di una bella panoramica che spazia dalla val Nure alla val d’Aveto, è stato l’accogliente luogo di presentazione del secondo quaderno della collana di cultura della montagna “L’isola è per sempre” edito dalla Biblioteca dell’Appennino. Il servizio culturale è in attività dallo scorso anno ad opera della professoressa Graziella Sibra che lo ospita nell’ex edificio scolastico divenuto sua abitazione privata, ma che chiunque può liberamente accedervi previo appuntamento inviando una mail di richiesta a biblioteca.appennino@virgilio.it. Il “Quaderno 2016” pubblica sette stimolanti e appassionati contributi che offrono sguardi sulla cultura e sulla situazione socio-economica, raccontando il passato e il presente  di un territorio che potrebbe avere ancora tante opportunità se adeguatamente considerato dalle programmazioni della politica ai  vari livelli.

Graziella Sibra nel saluto di accoglienza ha richiamato la filosofia della Biblioteca: «Un’isola intesa, non come territorio ben definito sia in senso geografico sia fisico, ma bensì un luogo in cui ognuno può ricostruire o immaginare la propria realtà personale». Sergio Campodall’Orto ha intessuto un filo conduttore ai contenuti della pubblicazione che inizia presentando i numerosi testi di Pier Luigi Carini di Curletti, nei quali l’autore ha trasmesso da un lato l’amore incondizionato per la terra delle sue origini e dall’altro il ricordo di esperienze di vita di un tempo ormai lontano. L’isola di Pier Luigi è l’antica area di Casal Crespone, poi trasformata in Curletti dal nome dell’omonimo gruppo parentale ivi residente. Un territorio pieno di chiese, ostelli, briganti, persone, attività ormai sparite ma ancora ricordate dall’autore.  Marco Mareggi (Tornarezza) affronta in modo puntuale e approfondito il tema sul come approcciare in modo innovativo la difficile gestione dei fragili territori dell’alto Appennino piacentino. Lo affronta partendo dalla necessità di abbandonare i tanto riproposti temi della povertà e dell’invecchiamento del territorio, ma bensì partendo dai punti di forza del nostro Appennino e ripensando alla valorizzazione delle risorse. Da qui la necessità di uno sviluppo e di una imprenditorialità locale e diffusa, basata sulla green economy e che sappia aggregare le risorse esistenti.  Ezio Molinari (Metteglia), affianca da un lato le bellezze naturali della zona e dall’altro il lento declino che accomuna le sue frazioni e il suo territorio ponendo l’interrogativo “Come è possibile che un territorio così ricco,variegato, intenso, bello venga progressivamente abbandonato e debba lottare per la sua sopravvivenza anziché essere adeguatamente valorizzato al fine di produrre ricchezza per i suoi abitanti?”.

Sergio Campodall’Orto (Brugneto), prosegue il suo percorso di ricerca sulle “storie” di persone dell’Appennino che hanno deciso di non mollare. Sono storie di chi dedica la propria vita al territorio e che crede che sia possibile sviluppare delle attività autonome, economicamente autosufficienti e che consentano di mantenere una presenza reale e continua nelle molte frazioni esistenti.  Il contributo di Maurizio Dematteis e Andrea Membretti (Tornarezza), pone il quesito sul come affrontare l’integrazione dei nuovi arrivati spesso appartenenti a culture differenti dalle nostre (badanti, manovali, ecc.). Non viene qui proposta un’ipotesi di soluzione ma gli autori hanno voluto solo sollevare un problema esistente e che prima o poi andrà affrontato. Edoardo Callegari (Brugneto), prospetta una serie di “sussurri” luminosi ricchi di spiritualità che si rifanno all’esperienza del Priore tedesco Meister Eckhart vissuto agli inizi del 1300 e frequentatore della diocesi di Piacenza-Bobbio. Alla base delle sue “tracce di cammino” vi è la suggestione di accompagnare il pensatore nella ricerca di una perfezione spirituale, proseguita anche nella particolare luce dell’Appennino. Il volume termina, come il precedente, con il contributo di Graziella Sibra, che prosegue la sua personale esposizione di racconti della sua isola conosciuta e esplorata fin da bambina e nella quale si rifugia appena possibile.

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